Modifica di Biblioteca:Erodoto, Le Storie, Libro IX

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113) Masiste, ancora ignaro del fatto, ma fiutando nell'aria la tempesta, si precipitò a casa di corsa. Visto lo scempio inflitto alla moglie e consigliatosi immediatamente con i figli, si mise in viaggio verso Battra con i propri figli e probabilmente con altri, deciso a sollevare una rivolta nella provincia battriana e ad arrecare i maggiori danni al re. E sarebbe anche andata così, io credo, se avesse fatto in tempo ad arrivare fra i Battri e i Saci. Godeva molte simpatie tra loro ed era governatore della Battriana. Ma Serse, informato delle sue intenzioni, mandò sulle sue tracce delle truppe e lo fece uccidere lungo il percorso, lui, i suoi figli e tutta la carovana. E questo è tutto sull'innamoramento di Serse e sulla morte di Masiste.
 
113) Masiste, ancora ignaro del fatto, ma fiutando nell'aria la tempesta, si precipitò a casa di corsa. Visto lo scempio inflitto alla moglie e consigliatosi immediatamente con i figli, si mise in viaggio verso Battra con i propri figli e probabilmente con altri, deciso a sollevare una rivolta nella provincia battriana e ad arrecare i maggiori danni al re. E sarebbe anche andata così, io credo, se avesse fatto in tempo ad arrivare fra i Battri e i Saci. Godeva molte simpatie tra loro ed era governatore della Battriana. Ma Serse, informato delle sue intenzioni, mandò sulle sue tracce delle truppe e lo fece uccidere lungo il percorso, lui, i suoi figli e tutta la carovana. E questo è tutto sull'innamoramento di Serse e sulla morte di Masiste.
  
114) I Greci partiti da Micale in direzione dell'[[Ellesponto]] dapprima fecero tappa a Lecto, perché sorpresi dai venti, poi giunsero ad [[Abido (1)|Abido]] e trovarono spezzati i ponti che credevano di trovare ancora in piedi; ed era per questi soprattutto che si erano spinti fino all'[[Ellesponto]]. Leotichida e i suoi Peloponnesiaci decisero allora di tornare in Grecia, Santippo e gli [[Ateniesi]], invece, di rimanere lì e di tentare l'attacco al [[Chersoneso]]. I primi dunque partirono, gli [[Ateniesi]] invece passarono da [[Abido (1)|Abido]] al [[Chersoneso]] e posero l'assedio a [[Sesto]].
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114) I Greci partiti da Micale in direzione dell'[[Ellesponto]] dapprima fecero tappa a Lecto, perché sorpresi dai venti, poi giunsero ad [[Abido (1)|Abido]] e trovarono spezzati i ponti che credevano di trovare ancora in piedi; ed era per questi soprattutto che si erano spinti fino all'[[Ellesponto]]. Leotichida e i suoi Peloponnesiaci decisero allora di tornare in Grecia, Santippo e gli [[Ateniesi]], invece, di rimanere lì e di tentare l'attacco al [[Chersoneso]]. I primi dunque partirono, gli [[Ateniesi]] invece passarono da [[Abido (1)|Abido]] al [[Chersoneso]] e posero l'assedio a Sesto.
  
115) A [[Sesto]], considerata la fortezza più solida della regione, alla notizia dell'arrivo dei Greci all'[[Ellesponto]], erano convenuti dalle altre città vicine; fra gli altri c'era, giunto dalla città di Cardia, il Persiano Eobazo, che lì aveva portato le funi dei ponti. Abitavano la città gli Eoli indigeni, ma vi erano anche Persiani e un folto gruppo di altri alleati.
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115) A Sesto, considerata la fortezza più solida della regione, alla notizia dell'arrivo dei Greci all'[[Ellesponto]], erano convenuti dalle altre città vicine; fra gli altri c'era, giunto dalla città di Cardia, il Persiano Eobazo, che lì aveva portato le funi dei ponti. Abitavano la città gli Eoli indigeni, ma vi erano anche Persiani e un folto gruppo di altri alleati.
  
116) Signore della provincia era un governatore di Serse, il Persiano Artaucte, uomo terribile, un criminale, che aveva ingannato persino il re quando marciava verso [[Atene]], rapinando da Eleunte le ricchezze del tempio di [[Protesilao]], figlio di [[Ificlo (3)|Ificlo]]. Nel [[Chersoneso]], a Eleunte, c'è una tomba di [[Protesilao]], e intorno un'area sacra dove c'erano molto denaro, coppe d'oro e d'argento, [[bronzo]], vesti e altre offerte votive, che Artaucte depredò strappandone il consenso al re. Ingannò Serse perché gli disse: "Signore, c'è qui la casa di un Greco che combatté contro la tua terra, trovò la sua punizione e morì. Fammi dono della sua casa, perché la gente impari a non muovere più guerra al tuo paese". Con queste parole doveva facilmente persuadere Serse a donargli la casa dell'uomo; Serse non sospettava nulla di quanto Artaucte aveva in mente. Affermava che [[Protesilao]] era in guerra contro il paese del re, in questo senso: i Persiani partono dal presupposto che tutta l'Asia sia proprietà loro e di chi volta per volta sia loro re. Ricevuto il dono, aveva trasferito le ricchezze da Eleunte a [[Sesto]]; e faceva seminare e usare come pascolo il terreno sacro e lui stesso, ogni volta che scendeva a Eleunte, si univa a donne nel penetrale del tempio. L'attacco degli [[Ateniesi]] lo aveva colto di sorpresa e impreparato; si può dire che gli furono addosso mentre non era in guardia.
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116) Signore della provincia era un governatore di Serse, il Persiano Artaucte, uomo terribile, un criminale, che aveva ingannato persino il re quando marciava verso [[Atene]], rapinando da Eleunte le ricchezze del tempio di [[Protesilao]], figlio di [[Ificlo (3)|Ificlo]]. Nel [[Chersoneso]], a Eleunte, c'è una tomba di [[Protesilao]], e intorno un'area sacra dove c'erano molto denaro, coppe d'oro e d'argento, [[bronzo]], vesti e altre offerte votive, che Artaucte depredò strappandone il consenso al re. Ingannò Serse perché gli disse: "Signore, c'è qui la casa di un Greco che combatté contro la tua terra, trovò la sua punizione e morì. Fammi dono della sua casa, perché la gente impari a non muovere più guerra al tuo paese". Con queste parole doveva facilmente persuadere Serse a donargli la casa dell'uomo; Serse non sospettava nulla di quanto Artaucte aveva in mente. Affermava che [[Protesilao]] era in guerra contro il paese del re, in questo senso: i Persiani partono dal presupposto che tutta l'Asia sia proprietà loro e di chi volta per volta sia loro re. Ricevuto il dono, aveva trasferito le ricchezze da Eleunte a Sesto; e faceva seminare e usare come pascolo il terreno sacro e lui stesso, ogni volta che scendeva a Eleunte, si univa a donne nel penetrale del tempio. L'attacco degli [[Ateniesi]] lo aveva colto di sorpresa e impreparato; si può dire che gli furono addosso mentre non era in guardia.
  
 
117) L'assedio si prolungava e sopraggiunse l'autunno. Gli [[Ateniesi]] erano avviliti perché si trovavano lontano dal proprio paese e perché non riuscivano a conquistare la fortezza; e chiedevano agli strateghi di ricondurli indietro. Ma questi si rifiutavano di farlo, prima di averla conquistata o di essere richiamati dallo stato ateniese. Così si adeguavano alle circostanze.
 
117) L'assedio si prolungava e sopraggiunse l'autunno. Gli [[Ateniesi]] erano avviliti perché si trovavano lontano dal proprio paese e perché non riuscivano a conquistare la fortezza; e chiedevano agli strateghi di ricondurli indietro. Ma questi si rifiutavano di farlo, prima di averla conquistata o di essere richiamati dallo stato ateniese. Così si adeguavano alle circostanze.
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118) All'interno della cinta erano ormai giunti all'estremo, al punto di bollire e di mangiarsi le cinghie dei letti. Quando non ebbero più nemmeno questo, allora i Persiani, Artaucte ed Eobazo scapparono di notte e si dileguarono, calandosi dal lato posteriore della cinta, dove più scarsa era la presenza dei nemici. Una volta giorno, i Chersonesiti dalle mura segnalarono l'accaduto agli [[Ateniesi]] e spalancarono le porte. La maggior parte degli [[Ateniesi]] si lanciò all'inseguimento, gli altri occuparono la città.
 
118) All'interno della cinta erano ormai giunti all'estremo, al punto di bollire e di mangiarsi le cinghie dei letti. Quando non ebbero più nemmeno questo, allora i Persiani, Artaucte ed Eobazo scapparono di notte e si dileguarono, calandosi dal lato posteriore della cinta, dove più scarsa era la presenza dei nemici. Una volta giorno, i Chersonesiti dalle mura segnalarono l'accaduto agli [[Ateniesi]] e spalancarono le porte. La maggior parte degli [[Ateniesi]] si lanciò all'inseguimento, gli altri occuparono la città.
  
119) Eobazo, riparato in [[Tracia (2)|Tracia]], lo catturarono i Traci Absinti e lo sacrificarono al dio indigeno Plistoro, secondo il loro costume; i suoi compagni li uccisero in altro modo. Artaucte e i suoi uomini, ultimi a darsi alla fuga, intercettati poco sopra Egospotami, resistettero a lungo, poi in parte caddero in parte furono fatti prigionieri. I Greci li incatenarono e li condussero a [[Sesto]], e con loro Artaucte, legato, lui e suo figlio.
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119) Eobazo, riparato in [[Tracia (2)|Tracia]], lo catturarono i Traci Absinti e lo sacrificarono al dio indigeno Plistoro, secondo il loro costume; i suoi compagni li uccisero in altro modo. Artaucte e i suoi uomini, ultimi a darsi alla fuga, intercettati poco sopra Egospotami, resistettero a lungo, poi in parte caddero in parte furono fatti prigionieri. I Greci li incatenarono e li condussero a Sesto, e con loro Artaucte, legato, lui e suo figlio.
  
 
120) I Chersonesiti raccontano che a uno dei suoi custodi accadde un fatto prodigioso mentre stava cuocendo dei pesci disseccati: questi, posti sul fuoco, saltavano e guizzavano come pesci appena pescati. Tutti i presenti erano allibiti, invece Artaucte, come vide il portento, chiamò l'uomo che cucinava i pesci e gli disse: "Straniero di [[Atene]], non avere paura di questo prodigio; non si è verificato per te, ma [[Protesilao]] di Eleunte vuole farmi sapere che anche da morto e imbalsamato ha dagli dèi la forza di vendicarsi di chi lo ha oltraggiato. Ora io desidero pagare la mia pena e offrire al dio cento talenti in cambio delle ricchezze che ho asportato dal tempio; se sopravvivo, poi, per me e per mio figlio verserò duecento talenti agli [[Ateniesi]]". Ma pur con queste promesse non persuase lo stratego Santippo. I cittadini di Eleunte, in effetti, per vendicare [[Protesilao]], gli chiedevano di mettere a morte Artaucte, e anche lo stratego inclinava alla stessa idea. Lo trascinarono proprio sulla costa dove Serse aveva aggiogato lo stretto, altri dicono sulla collina che sovrasta la città di Madito, lo inchiodarono e appesero a una tavola; e sotto i suoi occhi gli lapidarono il figlio.
 
120) I Chersonesiti raccontano che a uno dei suoi custodi accadde un fatto prodigioso mentre stava cuocendo dei pesci disseccati: questi, posti sul fuoco, saltavano e guizzavano come pesci appena pescati. Tutti i presenti erano allibiti, invece Artaucte, come vide il portento, chiamò l'uomo che cucinava i pesci e gli disse: "Straniero di [[Atene]], non avere paura di questo prodigio; non si è verificato per te, ma [[Protesilao]] di Eleunte vuole farmi sapere che anche da morto e imbalsamato ha dagli dèi la forza di vendicarsi di chi lo ha oltraggiato. Ora io desidero pagare la mia pena e offrire al dio cento talenti in cambio delle ricchezze che ho asportato dal tempio; se sopravvivo, poi, per me e per mio figlio verserò duecento talenti agli [[Ateniesi]]". Ma pur con queste promesse non persuase lo stratego Santippo. I cittadini di Eleunte, in effetti, per vendicare [[Protesilao]], gli chiedevano di mettere a morte Artaucte, e anche lo stratego inclinava alla stessa idea. Lo trascinarono proprio sulla costa dove Serse aveva aggiogato lo stretto, altri dicono sulla collina che sovrasta la città di Madito, lo inchiodarono e appesero a una tavola; e sotto i suoi occhi gli lapidarono il figlio.

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