Modifica di Biblioteca:Apuleio, Le Metamorfosi, Libro IV

Attenzione: non hai effettuato l'accesso. Se effettuerai delle modifiche il tuo indirizzo IP sarà visibile pubblicamente. Se accedi o crei un'utenza, le tue modifiche saranno attribuite al tuo nome utente, insieme ad altri benefici.

Questa modifica può essere annullata. Controlla le differenze mostrate sotto fra le due versioni per essere certo che il contenuto corrisponda a quanto desiderato, e quindi salvare le modifiche per completare la procedura di annullamento.
Versione attuale Il tuo testo
Riga 9: Riga 9:
 
Mentre, dunque, mi lasciavo andare a un mare di pensieri, allungando lo sguardo vidi poco lontano, una valletta ombreggiata da un fitto bosco dove fra molte erbe e la densa vegetazione brillavano ciuffi di rose di un color rosso fiammante.
 
Mentre, dunque, mi lasciavo andare a un mare di pensieri, allungando lo sguardo vidi poco lontano, una valletta ombreggiata da un fitto bosco dove fra molte erbe e la densa vegetazione brillavano ciuffi di rose di un color rosso fiammante.
 
Fra me, non ancora diventato tutto bestia, pensai si trattasse del bosco di [[Afrodite|Venere]] e delle Grazie se, appunto, nei suoi angoli più nascosti, splendeva, il regale fulgore di quel fiore divino.
 
Fra me, non ancora diventato tutto bestia, pensai si trattasse del bosco di [[Afrodite|Venere]] e delle Grazie se, appunto, nei suoi angoli più nascosti, splendeva, il regale fulgore di quel fiore divino.
E così, invocato il dio [[Bonus Eventus|Evento]] perché mi fosse propizio, mi precipitai giù di volata tanto che per la velocità mi pareva di essere un cavallo da corsa, perdio, altro che un [[asino]].
+
E così, invocato il dio Evento perché mi fosse propizio, mi precipitai giù di volata tanto che per la velocità mi pareva di essere un cavallo da corsa, perdio, altro che un [[asino]].
 
Ma quello scatto in grande stile non poté superare l'avversità della mia sorte. Infatti giunto sul posto non vidi rose belle e delicate, stillanti nettare e divina rugiada, quelle che nascono dai rovi felici e dalle spine feconde, e nemmeno più la valletta ma solo il greto di un fiume chiuso da fitti alberi.
 
Ma quello scatto in grande stile non poté superare l'avversità della mia sorte. Infatti giunto sul posto non vidi rose belle e delicate, stillanti nettare e divina rugiada, quelle che nascono dai rovi felici e dalle spine feconde, e nemmeno più la valletta ma solo il greto di un fiume chiuso da fitti alberi.
 
Erano di quegli alberi che per le lunghe foglie somigliano all'alloro e che producono piccoli calici di un color rosso pallido che hanno tutto l'aspetto di fiori profumati e che invece profumo non hanno.
 
Erano di quegli alberi che per le lunghe foglie somigliano all'alloro e che producono piccoli calici di un color rosso pallido che hanno tutto l'aspetto di fiori profumati e che invece profumo non hanno.
Riga 70: Riga 70:
  
 
XIII
 
XIII
Colpiti da questa duplice perdita la piantammo lì con [[Tebe (1)|Tebe]] e raggiungemmo la vicina [[Platea (2)|Platea]].
+
Colpiti da questa duplice perdita la piantammo lì con [[Tebe (1)|Tebe]] e raggiungemmo la vicina Platea.
 
Qui venimmo a sapere, per il gran parlare che se ne faceva, che un certo Democare stava allestendo uno spettacolo di gladiatori. Era un uomo tra i più ragguardevoli, fornito di molti mezzi e generoso per giunta, che organizzava quei pubblici divertimenti con una magnificenza pari alle sue possibilità.
 
Qui venimmo a sapere, per il gran parlare che se ne faceva, che un certo Democare stava allestendo uno spettacolo di gladiatori. Era un uomo tra i più ragguardevoli, fornito di molti mezzi e generoso per giunta, che organizzava quei pubblici divertimenti con una magnificenza pari alle sue possibilità.
 
Difficile sarebbe trovare un uomo di ingegno, un oratore tanto abile da saper descrivere con parole adeguate tutti i particolari di quei preparativi: gladiatori dalla forza eccezionale, cacciatori dall'occhio infallibile, malfattori che non avevano più nulla da perdere, si preparavano con le loro carni a ingrassare le belve, macchine montate su telai fissi, torri di tavole snodabili a guisa di case mobili, vivaci pitture, palchi riccamente addobbati per assistere al previsto spettacolo venatorio. E che gran quantità di bestie feroci, di tutte le specie, perché Democare ce l'aveva messa tutta e s'era fatti venire dall'estero quei magnifici esemplari, vero sterminio di condannati a morte.
 
Difficile sarebbe trovare un uomo di ingegno, un oratore tanto abile da saper descrivere con parole adeguate tutti i particolari di quei preparativi: gladiatori dalla forza eccezionale, cacciatori dall'occhio infallibile, malfattori che non avevano più nulla da perdere, si preparavano con le loro carni a ingrassare le belve, macchine montate su telai fissi, torri di tavole snodabili a guisa di case mobili, vivaci pitture, palchi riccamente addobbati per assistere al previsto spettacolo venatorio. E che gran quantità di bestie feroci, di tutte le specie, perché Democare ce l'aveva messa tutta e s'era fatti venire dall'estero quei magnifici esemplari, vero sterminio di condannati a morte.
Ma oltre a tutte queste attrazioni, che, peraltro, erano già costate un patrimonio, egli, spendendo quattrini a palate, s'era procurato un gran numero di gigantesche orse. senza contare quelle che aveva catturato egli stesso o che aveva comprato pagandole assai salate, si aggiungevano tutte le altre che gli amici, a gara, gli avevano regalato; ed egli le manteneva tutte queste bestie con ogni cura e a fior di quattrini.
+
Ma oltre a tutte queste attrazioni, che, peraltro, erano già costate un patrimonio, egli, spendendo quattrini a palate, s'era procurato un gran numero di gigantesche orse. senza contare quelle che aveva catturato egli stesso o che aveva comprato pagandole assai salate, si aggiungevano tutte 1e altre che gli amici, a gara, gli avevano regalato; ed egli le manteneva tutte queste bestie con ogni cura e a fior di quattrini.
  
 
XIV
 
XIV
Riga 120: Riga 120:
 
Eppure fu tanta l'impressione, tanta la paura che egli aveva messo in quella folla che fino al sorgere del sole, anzi fino a giorno alto, nessuno osò toccare la belva neanche con un dito sebbene giacesse morta lì a terra.
 
Eppure fu tanta l'impressione, tanta la paura che egli aveva messo in quella folla che fino al sorgere del sole, anzi fino a giorno alto, nessuno osò toccare la belva neanche con un dito sebbene giacesse morta lì a terra.
 
Fu un macellaio, prima con molta titubanza, via via con più coraggio, a sventrare la bestia e a mettere allo scoperto l'eroico brigante. Così anche Trasileone ci morì ma la sua gloria non morirà.
 
Fu un macellaio, prima con molta titubanza, via via con più coraggio, a sventrare la bestia e a mettere allo scoperto l'eroico brigante. Così anche Trasileone ci morì ma la sua gloria non morirà.
In fretta e furia raccogliemmo i bagagli che i fedeli morti ci avevano custodito e di gran carriera ci lasciammo alle spalle il territorio di [[Platea (2)|Platea]], giustamente pensando in cuor nostro che se la lealtà non è più di questo mondo, vuol dire che essa, in odio alla nostra perfidia, se n'è andata a stare fra i [[Mani]] e coi morti.
+
In fretta e furia raccogliemmo i bagagli che i fedeli morti ci avevano custodito e di gran carriera ci lasciammo alle spalle il territorio di Platea, giustamente pensando in cuor nostro che se la lealtà non è più di questo mondo, vuol dire che essa, in odio alla nostra perfidia, se n'è andata a stare fra i Mani e coi morti.
 
E così, eccoci qua, stanchi morti per il peso del carico e per la strada pessima, con tre compagni di meno, e questa, come vedete, è la roba che abbiamo portato."
 
E così, eccoci qua, stanchi morti per il peso del carico e per la strada pessima, con tre compagni di meno, e questa, come vedete, è la roba che abbiamo portato."
  
Riga 170: Riga 170:
 
XXX
 
XXX
 
'Ecco che io, l'antica madre della natura, l'origine prima degli elementi, la [[Afrodite|Venere]] che dà vita all'intero universo, sono ridotta a dividere con una fanciulla mortale gli onori dovuti alla mia maestà e a veder profanato dalle miserie terrene il mio nome celebrato nei cieli. Nessuna meraviglia, allora, se durante i riti espiatori dovrò sopportare un culto equivoco, diviso a metà e se una fanciulla che non potrà sfuggire alla morte ostenterà le mie sembianze.
 
'Ecco che io, l'antica madre della natura, l'origine prima degli elementi, la [[Afrodite|Venere]] che dà vita all'intero universo, sono ridotta a dividere con una fanciulla mortale gli onori dovuti alla mia maestà e a veder profanato dalle miserie terrene il mio nome celebrato nei cieli. Nessuna meraviglia, allora, se durante i riti espiatori dovrò sopportare un culto equivoco, diviso a metà e se una fanciulla che non potrà sfuggire alla morte ostenterà le mie sembianze.
'A nulla è valso allora che quel pastore la cui giustizia e lealtà fu dallo stesso [[Giove]] riconosciuta, per la straordinaria bellezza prescelse me fra dee tanto più illustri.
+
'A nulla è valso allora che quel pastore la cui giustizia e lealtà fu dallo stesso Giove riconosciuta, per la straordinaria bellezza prescelse me fra dee tanto più illustri.
 
'Ma non se li godrà a lungo costei, chiunque sia, gli onori che mi usurpa: la farò pentire io della sua bellezza che non le spetta.'
 
'Ma non se li godrà a lungo costei, chiunque sia, gli onori che mi usurpa: la farò pentire io della sua bellezza che non le spetta.'
 
'E là per là chiamò il suo alato figliuolo, quel cattivo soggetto che, infischiandosene della pubblica morale, ha la pessima abitudine di andarsene in giro armato di torce e di frecce, di entrare di notte nelle case della gente e profanare i letti nuziali insomma di provocare impunemente un sacco di guai, senza far mai nulla di buono. E sebbene fosse un briccone e sfacciato per natura, lei questa volta con le sue parole lo incoraggiò e lo aizzò, lo condusse fino a quella città, gli indicò [[Psiche]] - così si chiamava la fanciulla - e gli raccontò gemendo e fremendo d'indignazione tutta la storia della bellezza contesa.
 
'E là per là chiamò il suo alato figliuolo, quel cattivo soggetto che, infischiandosene della pubblica morale, ha la pessima abitudine di andarsene in giro armato di torce e di frecce, di entrare di notte nelle case della gente e profanare i letti nuziali insomma di provocare impunemente un sacco di guai, senza far mai nulla di buono. E sebbene fosse un briccone e sfacciato per natura, lei questa volta con le sue parole lo incoraggiò e lo aizzò, lo condusse fino a quella città, gli indicò [[Psiche]] - così si chiamava la fanciulla - e gli raccontò gemendo e fremendo d'indignazione tutta la storia della bellezza contesa.
Riga 192: Riga 192:
 
e col ferro e col fuoco ogni essere molesta.
 
e col ferro e col fuoco ogni essere molesta.
 
Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui,
 
Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui,
orrore ne hanno i fiumi d'[[Averno (1)|Averno]] e i regni bui."
+
orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i regni bui."
 
Il re che un tempo era stato felice, sentito il sacro responso, fece ritorno a casa coll'animo colmo di tristezza e riferì alla moglie i comandi del funesto oracolo. Per più giorni non fecero che piangere, gemere, lamentarsi. Ma ormai era giunto il tempo di adempiere a quanto aveva prescritto il crudele vaticinio e per la sventurata fanciulla venne l'ora di prepararsi a quelle funebri nozze. Già il lume delle fiaccole si oscurava di nera fuliggine spegnendosi sotto la cenere, il suono del flauto nuziale si mutava in una triste nenia lidia, il canto lieto dell'imeneo in un lamento lugubre e la sposa novella si asciugava le lacrime con il velo nuziale. Tutta la città si dolse del triste destino che aveva colpito quella casa e in segno di generale cordoglio fu decisa la sospensione di ogni pubblica attività.
 
Il re che un tempo era stato felice, sentito il sacro responso, fece ritorno a casa coll'animo colmo di tristezza e riferì alla moglie i comandi del funesto oracolo. Per più giorni non fecero che piangere, gemere, lamentarsi. Ma ormai era giunto il tempo di adempiere a quanto aveva prescritto il crudele vaticinio e per la sventurata fanciulla venne l'ora di prepararsi a quelle funebri nozze. Già il lume delle fiaccole si oscurava di nera fuliggine spegnendosi sotto la cenere, il suono del flauto nuziale si mutava in una triste nenia lidia, il canto lieto dell'imeneo in un lamento lugubre e la sposa novella si asciugava le lacrime con il velo nuziale. Tutta la città si dolse del triste destino che aveva colpito quella casa e in segno di generale cordoglio fu decisa la sospensione di ogni pubblica attività.
  
Riga 210: Riga 210:
 
[[Categoria:Bibliografia]]
 
[[Categoria:Bibliografia]]
 
[[Categoria:Fonti Antiche]]
 
[[Categoria:Fonti Antiche]]
[[Categoria:Verificato]]
 

Per favore tieni presente che tutti i contributi a Il Crepuscolo degli Dèi possono essere modificati, stravolti o cancellati da altri contributori. Se non vuoi che i tuoi testi possano essere alterati, allora non inserirli.
Inviando il testo dichiari inoltre, sotto tua responsabilità, che è stato scritto da te personalmente oppure è stato copiato da una fonte di pubblico dominio o similarmente libera (vedi Il Crepuscolo degli Dèi:Copyright per maggiori dettagli). Non inviare materiale protetto da copyright senza autorizzazione!

Annulla Guida (si apre in una nuova finestra)

Questa pagina appartiene a una categoria nascosta: