Modifica di Biblioteca:Apuleio, Le Metamorfosi, Libro III

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Non appena l'[[Eos|Aurora]] dalle rosee braccia scosse le briglie d'oro ai suoi cavalli e s'avanzò nel cielo, la notte mi strappò dal sonno profondo per consegnarmi al giorno.
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Non appena l'Aurora dalle rosee braccia scosse le briglie d'oro ai suoi cavalli e s'avanzò nel cielo, la notte mi strappò dal sonno profondo per consegnarmi al giorno.
 
Al ricordo di quanto era accaduto la sera prima un turbamento angoscioso prese l'animo mio. Seduto sul letto a gambe incrociate, con le mani intrecciate sui ginocchi, piangevo a calde lacrime, immaginandomi già il tribunale, il processo, la sentenza e lo stesso carnefice.
 
Al ricordo di quanto era accaduto la sera prima un turbamento angoscioso prese l'animo mio. Seduto sul letto a gambe incrociate, con le mani intrecciate sui ginocchi, piangevo a calde lacrime, immaginandomi già il tribunale, il processo, la sentenza e lo stesso carnefice.
 
"Vallo a trovare un giudice" dicevo fra me "tanto indulgente e comprensivo da assolvere un uomo reo di triplice omicidio, macchiatosi del sangue di cittadini! Ecco la gloria che, a sentire Diofane il Caldeo, questo viaggio sicuramente mi avrebbe procurato!" Così gemevo fra me, ripensando alla mia sventura.
 
"Vallo a trovare un giudice" dicevo fra me "tanto indulgente e comprensivo da assolvere un uomo reo di triplice omicidio, macchiatosi del sangue di cittadini! Ecco la gloria che, a sentire Diofane il Caldeo, questo viaggio sicuramente mi avrebbe procurato!" Così gemevo fra me, ripensando alla mia sventura.
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In un battibaleno vennero portati il fuoco, la ruota e staffili d'ogni genere, secondo l'usanza greca. Naturalmente in me crebbe, anzi si moltiplicò, l'angoscia, dal momento che non mi si consentiva di morire senza prima avermi fatto a pezzi, e intanto quella vecchia, che un attimo prima aveva turbato l'animo di tutti con le sue lacrime incalzava: "Pietosi cittadini, prima di torturare l'assassino dei miei poveri figli, lasciate che siano scoperti i volti delle vittime, perché alla vista della loro bellezza e della loro giovane età, voi possiate ancor più accendervi di giusta collera e commisurare la punizione alla gravità del crimine."
 
In un battibaleno vennero portati il fuoco, la ruota e staffili d'ogni genere, secondo l'usanza greca. Naturalmente in me crebbe, anzi si moltiplicò, l'angoscia, dal momento che non mi si consentiva di morire senza prima avermi fatto a pezzi, e intanto quella vecchia, che un attimo prima aveva turbato l'animo di tutti con le sue lacrime incalzava: "Pietosi cittadini, prima di torturare l'assassino dei miei poveri figli, lasciate che siano scoperti i volti delle vittime, perché alla vista della loro bellezza e della loro giovane età, voi possiate ancor più accendervi di giusta collera e commisurare la punizione alla gravità del crimine."
 
A queste parole seguì un applauso generale e subito il magistrato impose che fossi io stesso a scoprire quei corpi giacenti sul catafalco.
 
A queste parole seguì un applauso generale e subito il magistrato impose che fossi io stesso a scoprire quei corpi giacenti sul catafalco.
Invano mi schermii, tentai di rifiutarmi per non rinnovare lo spettacolo atroce della sera prima: i littori per ordine dei magistrati mi ci costrinsero senza tanti complimenti e, afferratomi il braccio che penzolava al fianco, me lo stesero, per mia rovina, sopra i cadaveri. Dovetti arrendermi all'ineluttabile e, quindi, mio malgrado, sollevare il lenzuolo e scoprire quelle salme. Santi numi, che cosa vidi! Quale prodigio! E come la mia sorte si capovolse! Mi vedevo già in potere di [[Proserpina]] e tra gli schiavi dell'[[Orco (2)|Orco]], quando a un tratto rimasi di stucco, strabiliato dinanzi all'improvviso colpo di scena e, anche adesso, non ho parole adatte per esprimere la sorpresa ch'io provai al nuovo spettacolo.
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Invano mi schermii, tentai di rifiutarmi per non rinnovare lo spettacolo atroce della sera prima: i littori per ordine dei magistrati mi ci costrinsero senza tanti complimenti e, afferratomi il braccio che penzolava al fianco, me lo stesero, per mia rovina, sopra i cadaveri. Dovetti arrendermi all'ineluttabile e, quindi, mio malgrado, sollevare il lenzuolo e scoprire quelle salme. Santi numi, che cosa vidi! Quale prodigio! E come la mia sorte si capovolse! Mi vedevo già in potere di Proserpina e tra gli schiavi dell'Orco, quando a un tratto rimasi di stucco, strabiliato dinanzi all'improvviso colpo di scena e, anche adesso, non ho parole adatte per esprimere la sorpresa ch'io provai al nuovo spettacolo.
 
Infatti i corpi degli uccisi altro non erano che tre otri gonfi, bucati qua e là proprio in quei punti dove, almeno per quel che ricordavo della battaglia della sera prima, avevo colpito quei briganti.
 
Infatti i corpi degli uccisi altro non erano che tre otri gonfi, bucati qua e là proprio in quei punti dove, almeno per quel che ricordavo della battaglia della sera prima, avevo colpito quei briganti.
  
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"Poi si mise a recitare scongiuri su delle viscere ancora calde, cospargendole di liquidi vari: acqua di fonte, latte di mucca, miele di monte e perfino idromele. Poi intrecciò e annodò quei peli, li profumò e li gettò sui tizzoni ardenti. Ed ecco che per l'irresistibile potere della sua arte magica e per la forza occulta degli spiriti da lei evocati, i corpi ai quali quei peli che stavan bruciando appartenevano, cominciarono ad animarsi, a sentire, a udire, a camminare e, richiamati dall'odore, là dove le loro spoglie bruciavano, arrivarono essi, al posto del giovane beota, e volendo entrare, si dettero a forzare la porta.
 
"Poi si mise a recitare scongiuri su delle viscere ancora calde, cospargendole di liquidi vari: acqua di fonte, latte di mucca, miele di monte e perfino idromele. Poi intrecciò e annodò quei peli, li profumò e li gettò sui tizzoni ardenti. Ed ecco che per l'irresistibile potere della sua arte magica e per la forza occulta degli spiriti da lei evocati, i corpi ai quali quei peli che stavan bruciando appartenevano, cominciarono ad animarsi, a sentire, a udire, a camminare e, richiamati dall'odore, là dove le loro spoglie bruciavano, arrivarono essi, al posto del giovane beota, e volendo entrare, si dettero a forzare la porta.
"In quel momento giungesti tu, ubriaco fradicio e, ingannato dalla fitta oscurità della notte, mettesti coraggiosamente mano al pugnale, un po' come il folle [[Aiace Telamonio|Aiace]], solo che lui si gettò su animali vivi e ne fece strage, tu, molto più audace, bucasti invece tre otre di capro. Così, proprio perché tu hai ammazzato molti nemici senza spargere una goccia di sangue, io ora me ne sto fra le braccia di otricida, non di un omicida."
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"In quel momento giungesti tu, ubriaco fradicio e, ingannato dalla fitta oscurità della notte, mettesti coraggiosamente mano al pugnale, un po' come il folle Aiace, solo che lui si gettò su animali vivi e ne fece strage, tu, molto più audace, bucasti invece tre otre di capro. Così, proprio perché tu hai ammazzato molti nemici senza spargere una goccia di sangue, io ora me ne sto fra le braccia di otricida, non di un omicida."
  
 
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Trattato in questo modo e messo al bando mi ritirai in un cantuccio della stalla e mentre pensavo all'insolenza di quei miei colleghi e progettavo di vendicarmi di quel perfido cavallo non appena con l'aiuto delle rose sarei tornato Lucio, vidi appesa a metà del pilastro centrale che sosteneva le travi della stalla un'immagine della dea [[Epona]] incassata in una piccola nicchia e circondata da una ghirlandetta di rose fresche.
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Trattato in questo modo e messo al bando mi ritirai in un cantuccio della stalla e mentre pensavo all'insolenza di quei miei colleghi e progettavo di vendicarmi di quel perfido cavallo non appena con l'aiuto delle rose sarei tornato Lucio, vidi appesa a metà del pilastro centrale che sosteneva le travi della stalla un'immagine della dea Epona incassata in una piccola nicchia e circondata da una ghirlandetta di rose fresche.
 
Scorto l'aiuto provvidenziale mi tornò la speranza e tese in alto le zampe anteriori, mi detti da fare come potevo ad allungare il collo e a protendere le labbra, insomma a tentare con tutte le mie forze di afferrare quelle ghirlande. Ma per il colmo della disgrazia il mio servo al quale era stata affidata la cura del mio cavallo, vedendomi fare tutti quegli sforzi, mi saltò su infuriato: "Ma fino a quando devo sopportare questo castrone? Un momento fa si stava fregando la biada delle altre bestie, ora se la prende anche con le immagini degli dei. Quasi quasi lo cionco, 'sto sacrilego! e messosi alla ricerca di un'arma, gli venne sotto, per caso, una fascina dalla quale sfilò il ramo più robusto e più frondoso e così, povero me, giù a darmele più che poteva. Smise quando s'udirono un grande strepito e colpi violenti alla porta e i vicini che gridavano: i briganti, i briganti; allora, impaurito, se la diede a gambe.
 
Scorto l'aiuto provvidenziale mi tornò la speranza e tese in alto le zampe anteriori, mi detti da fare come potevo ad allungare il collo e a protendere le labbra, insomma a tentare con tutte le mie forze di afferrare quelle ghirlande. Ma per il colmo della disgrazia il mio servo al quale era stata affidata la cura del mio cavallo, vedendomi fare tutti quegli sforzi, mi saltò su infuriato: "Ma fino a quando devo sopportare questo castrone? Un momento fa si stava fregando la biada delle altre bestie, ora se la prende anche con le immagini degli dei. Quasi quasi lo cionco, 'sto sacrilego! e messosi alla ricerca di un'arma, gli venne sotto, per caso, una fascina dalla quale sfilò il ramo più robusto e più frondoso e così, povero me, giù a darmele più che poteva. Smise quando s'udirono un grande strepito e colpi violenti alla porta e i vicini che gridavano: i briganti, i briganti; allora, impaurito, se la diede a gambe.
  
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Intanto un po' per tutto quel carico, un po' per la ripidezza di quei viottoli di montagna, un po' per la molta strada già fatta, tra me e un morto c'era ormai poca differenza. Eppure, anche se in ritardo, mi venne un'idea di quelle fini, cioè di fare appello alla legge, sperando che tirando in ballo il nome dell'augusto imperatore, mi sarei liberato di tutti i miei guai. E così a giorno fatto, mentre, finalmente, attraversavamo un villaggio popoloso e pieno di gente accorsa per il mercato, giunto nel bel mezzo di un gruppo di greci, tentai di invocare nella loro lingua, il nome augusto di Cesare, ma non mi riuscì di gridare che un O forte e chiaro, ché il resto del nome Cesare non potetti articolarlo.
 
Intanto un po' per tutto quel carico, un po' per la ripidezza di quei viottoli di montagna, un po' per la molta strada già fatta, tra me e un morto c'era ormai poca differenza. Eppure, anche se in ritardo, mi venne un'idea di quelle fini, cioè di fare appello alla legge, sperando che tirando in ballo il nome dell'augusto imperatore, mi sarei liberato di tutti i miei guai. E così a giorno fatto, mentre, finalmente, attraversavamo un villaggio popoloso e pieno di gente accorsa per il mercato, giunto nel bel mezzo di un gruppo di greci, tentai di invocare nella loro lingua, il nome augusto di Cesare, ma non mi riuscì di gridare che un O forte e chiaro, ché il resto del nome Cesare non potetti articolarlo.
 
Urtati assai da quel mio raglio sgradevole i briganti cominciarono a darmene un fracco da spianarmi la pellaccia fino a ridurmela peggio di uno straccio.
 
Urtati assai da quel mio raglio sgradevole i briganti cominciarono a darmene un fracco da spianarmi la pellaccia fino a ridurmela peggio di uno straccio.
Finalmente il gran [[Giove]] volle porgermi una via di salvezza. Infatti, mentre sorpassavamo casette di campagna e grosse cascine, io vidi un giardinetto grazioso nel quale oltre a diverse piante leggiadre c'erano delle rose ancora in boccio e stillanti di rugiada. Tutto lieto e arzillo per la speranza della salvezza mi ci accostai e con le labbra avide già stavo per afferrarle quando feci una considerazione che fu davvero assai saggia e cioè che se io mi fossi ritrovato non più [[asino]] ma Lucio, quei briganti, di sicuro, mi avrebbero fatto fuori o perché sospettato di magia o per la paura che un domani li avrei denunciati.
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Finalmente il gran Giove volle porgermi una via di salvezza. Infatti, mentre sorpassavamo casette di campagna e grosse cascine, io vidi un giardinetto grazioso nel quale oltre a diverse piante leggiadre c'erano delle rose ancora in boccio e stillanti di rugiada. Tutto lieto e arzillo per la speranza della salvezza mi ci accostai e con le labbra avide già stavo per afferrarle quando feci una considerazione che fu davvero assai saggia e cioè che se io mi fossi ritrovato non più [[asino]] ma Lucio, quei briganti, di sicuro, mi avrebbero fatto fuori o perché sospettato di magia o per la paura che un domani li avrei denunciati.
 
E così, anche questa volta, per forza maggiore, dovetti rinunziare alle rose e, rassegnandomi alla mia temporanea sventura, proprio come un [[asino]] mi misi a masticare fieno.
 
E così, anche questa volta, per forza maggiore, dovetti rinunziare alle rose e, rassegnandomi alla mia temporanea sventura, proprio come un [[asino]] mi misi a masticare fieno.
 
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