Andromaca (Euripide)

ANDROMACA
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Titolo orig.: -
Autore: Euripide
Nazione: {{{nazione}}}
Sezione: Mitologia Greca
Anno: 423 a.C.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Tragedie
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Greco antico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

Il dramma fu composto verosimilmente verso il 423 a.C. e comunque dopo la guerra del Peloponneso, come deducibile dal tono antispartano che permea l'opera.Il personaggio principale è Andromaca, della quale viene narrata l'esistenza da prigioniera negli anni successivi alla guerra di Troia.

TRAMA[modifica]

Neottolemo, figlio di Achille e nuovo re dell’Epiro fa prigioniera Andromaca e la rende sua schiava. Questa metterà al mondo anche un suo figlio incorrendo nelle ire di Ermione, legittima sposa di Neottolemo. Andromaca è costretta a fuggire con il piccolo Molosso (il figlio generato con Neottolemo) presso il tempio di Teti.
Una schiava informa Andromaca del pericolo che corre, dato che Menelao, padre di Ermione, è partito alla sua ricerca con l'intenzione di ucciderla. Andromaca invia una schiava con un messaggio di aiuto per l'anziano re Peleo, nonno di Neottolemo e fa nascondere suo figlio presso degli amici. In questo momento arriva Ermione e accusa Andromaca di essere la causa della sua sterilità e, di conseguenza, dell'odio che suo marito le porta. Andromaca replica che la ragione di questo odio non dipende che dall'orgoglio di Ermione e dalle sue gelosie. Ermione, col fine di ucciderla, istiga Andromaca ad uscire dal recinto sacro. Menelao appare con il figlio di Andromaca e questa, per salvare la vita di Molosso, finalmente esce allo scoperto e viene catturata.
Arriva l'anziano Peleo, che prende le difese di Andromaca e di suo figlio. Ne scaturisce una discussione con Menelao, al quale rimprovera di essersi lasciato rubare una poco di buono come Elena e di aver scatenato per lei una guerra, di cui molte famiglie greche ancora portano il lutto. Menelao risponde che Andromaca è, a conti fatti, moglie di Ettore. Ma Peleo libera le mani di Andromaca dai legacci che le stringono e Menelao, lungi dall'impedirglielo, annuncia la sua partenza per Sparta, promettendo però di ritornare quando Neottolemo sarà in casa per potergli chiedere di castigare Andromaca.
Ermione, tra la partenza del padre e il timore di essere ripudiata una volta che Neottolemo saprà del suo tentativo di eliminare Andromaca, cerca di togliersi la vita. A questo punto arriva Oreste, figlio di Agamennone e Clitennestra, che si dirige all'oracolo di Dodona. Di passo per Ftia, Oreste cerca notizie di Ermione, che gli era stata promessa da Menelao, prima che cambiasse opinione e la desse a Neottolemo. Ermione cerca e trova la sua protezione, mentre Oreste pianifica di far uccidere suo marito.
La notizia della morte di Neottolemo arriva con un messaggero che ne informa Peleo. Oreste aveva fatto circolare la voce tra la popolazione di Delfi che il figlio di Achille aveva l'intenzione di distruggere il tempio di Apollo. Quando Neottolemo arriva a Delfi per offrire sacrifici al dio, vi è trucidato dalla popolazione inferocita. Finalmente appare Teti che ordina a Peleo di farsi forza e di dedicarsi alla propria discendenza che riunisce il sangue di tre dinastie (quella di Zeus, di Ilio e di Peleo stesso). Il re andrà a Delfi per inumare suo nipote Neottolemo, Andromaca si sposerà con Eleno (un figlio di Priamo che era scampato al massacro di Troia) e andrà a vivere col figlio in Molossia. A Peleo viene annunciato che, quando finirà i suoi giorni, raggiungerà Teti in fondo al mare per essere assunto a divinità.

IL TESTO[modifica]

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