Differenze tra le versioni di "Yeti"

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Alcuni studiosi hanno invece identificato lo Yeti con altri animali caratteristici della catena himalayana, come capre, lupi o leopardi delle nevi. C'è stato anche chi ha avanzato l'ipotesi che le tracce che continuamente si trovano altro non siano che le buche formate da pietre cadenti, meteoriti o piccoli blocchi di ghiaccio.
 
Alcuni studiosi hanno invece identificato lo Yeti con altri animali caratteristici della catena himalayana, come capre, lupi o leopardi delle nevi. C'è stato anche chi ha avanzato l'ipotesi che le tracce che continuamente si trovano altro non siano che le buche formate da pietre cadenti, meteoriti o piccoli blocchi di ghiaccio.
  
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[[Categoria:Habitat: Ghiacci]]
 
[[Categoria:Uomini Selvaggi]]
 
[[Categoria:Uomini Selvaggi]]
[[Categoria:Personaggi Misteriosi]]
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[[Categoria:Criptozoologia]]

Versione delle 10:38, 19 lug 2020

Lo Yeti, altrimenti conosciuto come l'Abominevole Uomo delle Nevi, è sicuramente la creatura misteriosa più popolare; è entrata a far parte ormai dell'immaginario collettivo di tutti noi, arricchendo le casse di un certo cinema orrorifico, quello per intenderci dei cosiddetti B-movies degli anni '60.
La figura dello Yeti è presente nella religione e nelle credenze degli Sherpa, ancor prima che in quella regione si diffondesse il Buddismo. Gli Sherpa credono infatti che le più alte vette dell'Himalaya siano abitate da spiriti e demoni, mentre le zone basse sono il dominio degli Yeti. Per generazioni e generazioni essi si sono trattenuti dallo scalare il monte Kumbhila, una montagna sacra nel Nepal orientale, per paura che il dio della montagna, per punirli, avrebbe mandato nei loro villaggi lo Yeti.
Anche nel buddismo ci sono credenze e leggende legate all' Abominevole Uomo delle Nevi. I lama, ad esempio, credono che lo Yeti porti sotto la sua ascella sinistra una pietra magica che ha straordinari poteri e che esso utilizza per stordire le sue prede, principalmente gli yak ed altri grandi animali. Inoltre, dovendo portare tali pietre sotto l'ascella, è presto spiegato il perché della loro andatura goffa e dondolante.

Testimonianze

Già nel 1407 il bavarese Johann Schildberger, secondo i resoconti di viaggio, avrebbe incontrato lo Yeti sulla catena degli Altai, presso i confini occidentali della Mongolia.
Il primo contatto, anche se indiretto, con questo gigante peloso di cui abbiamo testimonianza scritta, avvenne nel 1832 e ne fu protagonista l'europeo, B.H. Hodson, il primo ministro britannico del Parlamento del Nepal, il quale riportò che i suoi cacciatori, gente del luogo, erano tornati da una battuta di caccia sconvolti e spaventati dall'aver visto l'uomo selvaggio che "si muoveva in posizione eretta, era coperto da un pelame lungo e scuro e non aveva coda". Questa storia rimase un incidente isolato fino a cinque anni dopo, quando nel 1889 il maggiore dell'esercito inglese L.A. Waddel fece un' eccezionale scoperta. Questi trovò infatti, su un' alta montagna a nord-est di Sikkim, delle grandi impronte sulla neve.
Dieci anni dopo così il maggiore scrisse nelle sue memorie: "Queste furono ritenute le tracce di un uomo selvaggio e peloso che si ritiene viva nelle nevi eterne." Il racconto di Waddel, però, fu totalmente ignorato per decenni sia in Europa che in America, fin quando nel 1921 l'avventura di un altro militare britannico non diede inizio alla leggenda moderna dell'Abominevole Uomo. delle Nevi.
Il 22 settembre 1921, il tenente colonnello C. K. Howard-Bury, mentre stava tentando la scalata dell'Everest, percorrendo il sentiero che da Kharta porta a Lhapka-La, vide attraverso il binocolo, su un piano innevato sovrastante, una figura scura dalle sembianze vagamente umane. Quando giunse sul posto, a settemila metri, notò nella neve impronte di piedi nudi dalla forma umana. La notizia raggiunse il mondo civilizzato e diede vita al moderno mito dell'Abominevole Uomo delle Nevi.
Nel 1925, nella regione del ghiacciaio Zemu (ad un'altitudine di circa 4500 metri), N.A. Tombazi, fotografo greco della Royal Geographical Society di Londra, vide una creatura in movimento circa 300 metri più in basso[3]. Essa scomparve prima che Tombazi potesse preparare la macchina fotografica ma, scendendo, ne rinvenne le impronte.

Interpretazioni

Da sempre avventurieri e ricercatori hanno sfidato le vette dell'Himalaya per risolvere una volta per tutte l'enigma.
Molte sono state le teorie che studiosi o presunti tali hanno avanzato per dare una spiegazione all' enigma Yeti. Numerosi anche i ritrovamenti di strane impronte lasciate sulla neve; impronte che lasciano pensare ad un enorme ominide dall'altezza approssimativa di 2 metri. Partendo da questi pochi indizi, molti uomini di scienza, tra cui famosi zoologi, hanno avanzato l'ipotesi che lo Yeti possa essere in realtà un orso. È documentato infatti che molti di questi animali hanno la capacità di camminare, anche per lunghi tratti, in posizione eretta sulle due zampe posteriori. Visto da lontano, dunque, un orso in tale posizione potrebbe essere scambiato per un ominide. Inoltre è stato visto che alcuni orsi hanno delle impronte che in qualche modo assomigliano a quelle di un ominide. Alcuni studiosi hanno invece identificato lo Yeti con altri animali caratteristici della catena himalayana, come capre, lupi o leopardi delle nevi. C'è stato anche chi ha avanzato l'ipotesi che le tracce che continuamente si trovano altro non siano che le buche formate da pietre cadenti, meteoriti o piccoli blocchi di ghiaccio.

BIBLIOGRAFIA

Fonti moderne