Differenze tra le versioni di "Tarassippo"

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Genio, ritenuto figlio di [[Poseidone]], divenuto una specie di [[folletto]], che si dedicava prevalentemente ad infastidire e a fare imbizzarrire i cavalli. Per evitare i suoi scherzi, talora pericolosi, lo si onorava con dei sacrifici a [[Corinto]] e [[Olimpia]]. Viveva presso l'ippodromo di Olimpia, ed agiva prevalentemente contro i cavalli che partecipavano alle corse. Questa sua monomania, e la precisa localizzazione dell'infestazione, avevano fatto nascere varie leggende che identificavano il dispettoso folletto con l'anima inquieta di qualche corridore o eroe morto sul luogo (ne abbiamo almeno quattro identificazioni differenti).  
 
<br>Si diceva che era l'anima in pena dell'eroe [[Ischeno]], sacrificato per mettere fine a una carestia, al quale gli abitanti di [[Olimpia]] avevano dato, dopo la morte, il soprannome di Tarassippo, poiché vicino alla sua tomba i cavalli, durante le corse, s'impennavano. Si attribuiva ciò alla sua influenza occulta, oppure all'ombra di un alloro, che il caso aveva fatto crescere lì, e che, agitandosi, spaventava gli animali.  
 
<br>Si diceva che era l'anima in pena dell'eroe [[Ischeno]], sacrificato per mettere fine a una carestia, al quale gli abitanti di [[Olimpia]] avevano dato, dopo la morte, il soprannome di Tarassippo, poiché vicino alla sua tomba i cavalli, durante le corse, s'impennavano. Si attribuiva ciò alla sua influenza occulta, oppure all'ombra di un alloro, che il caso aveva fatto crescere lì, e che, agitandosi, spaventava gli animali.  
 
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<br>Un altro Tarassippo è l'ombra di [[Mirtilo]], l'auriga di [[Enomao]] re di [[Pisa]], che tradì il suo padrone al quale rimosse i chiodi di metallo dai mozzi delle ruote del cocchio sostituendoli con perni di cera. Così permise a [[Pelope]] di riportare la vittoria su [[Enomao]] che morì travolto dai suoi stessi cavalli. Secondo altri, [[Anfione]] diede a [[Pelope]] un talismano che egli seppellì presso il Tarassippo, di modo che la pariglia di Enomao s'impennò e sfasciò il cocchio. Ma tutti affermano concordi che Enomao, prima di morire, lanciò una maledizione contro [[Mirtilo]], pregando gli dèi che lo facessero perire per mano di [[Pelope]]. Infatti, Mirtilo venne ucciso da [[Pelope]], il quale lo fece precipitare in mare. L'anima di [[Mirtilo]] si aggira ancora nello stadio di [[Olimpia]] dove gli aurighi le offrono sacrifici con la speranza di evitare incidenti.  
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Versione delle 10:20, 11 apr 2020

SCHEDA
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IDENTITÀ
Nome orig.: -
Altri nomi: -
Etimologia: -
Sesso: Maschio
Genitori: [[{{{padre1}}}]] e [[{{{madre1}}}]]
oppure [[{{{padre2}}}]] e [[{{{madre2}}}]]
oppure [[{{{padre3}}}]] e [[{{{madre3}}}]]
oppure [[{{{padre4}}}]] e [[{{{madre4}}}]]
Fratelli/Sorelle:
Fratellastri e/o
Sorellastre:
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[[{{{consorte1}}}]]
[[{{{consorte2}}}]]
[[{{{consorte3}}}]]
[[{{{consorte4}}}]]
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LOCALIZZAZIONE
Sezione: Mitologia Classica
Continente: Europa
Area: Mediterraneo
Paese: Grecia
Regione: [[{{{regione}}}]]
Provincia: [[{{{provincia}}}]]
Città: [[{{{citta}}}]]
Origine: Greci
CLASSIFICAZIONE
Tipologia: Creature Fantastiche
Sottotipologia: Piccolo Popolo
Specificità: Folletti
Subspecifica: -
CARATTERI
Aspetto: Antropomorfo
Indole: Malevola
Elemento: Terra
Habitat: -
ATTRIBUTI
Fisici
Animali
Vegetali
Minerali
Alimenti
Colori
Numeri
Armi
Abbigliamento
Altri
Personaggi
TEMATICHE

Genio, ritenuto figlio di Poseidone, divenuto una specie di folletto, che si dedicava prevalentemente ad infastidire e a fare imbizzarrire i cavalli. Per evitare i suoi scherzi, talora pericolosi, lo si onorava con dei sacrifici a Corinto e Olimpia. Viveva presso l'ippodromo di Olimpia, ed agiva prevalentemente contro i cavalli che partecipavano alle corse. Questa sua monomania, e la precisa localizzazione dell'infestazione, avevano fatto nascere varie leggende che identificavano il dispettoso folletto con l'anima inquieta di qualche corridore o eroe morto sul luogo (ne abbiamo almeno quattro identificazioni differenti).
Si diceva che era l'anima in pena dell'eroe Ischeno, sacrificato per mettere fine a una carestia, al quale gli abitanti di Olimpia avevano dato, dopo la morte, il soprannome di Tarassippo, poiché vicino alla sua tomba i cavalli, durante le corse, s'impennavano. Si attribuiva ciò alla sua influenza occulta, oppure all'ombra di un alloro, che il caso aveva fatto crescere lì, e che, agitandosi, spaventava gli animali.
Un altro Tarassippo è l'ombra di Mirtilo, l'auriga di Enomao re di Pisa, che tradì il suo padrone al quale rimosse i chiodi di metallo dai mozzi delle ruote del cocchio sostituendoli con perni di cera. Così permise a Pelope di riportare la vittoria su Enomao che morì travolto dai suoi stessi cavalli. Secondo altri, Anfione diede a Pelope un talismano che egli seppellì presso il Tarassippo, di modo che la pariglia di Enomao s'impennò e sfasciò il cocchio. Ma tutti affermano concordi che Enomao, prima di morire, lanciò una maledizione contro Mirtilo, pregando gli dèi che lo facessero perire per mano di Pelope. Infatti, Mirtilo venne ucciso da Pelope, il quale lo fece precipitare in mare. L'anima di Mirtilo si aggira ancora nello stadio di Olimpia dove gli aurighi le offrono sacrifici con la speranza di evitare incidenti.
Altro Tarassippo è l'ombra di Glauco che si aggirava sull'istmo di Corinto, dove suo padre Sisifo gli insegnò l'arte di guidare il cocchio, e si divertiva a spaventare i cavalli durante i Giochi Istmici, provocando così parecchi morti. Il mito di Glauco è più complicato: non soltanto egli è travolto dal cocchio, ma viene anche divorato dalle cavalle.
La presenza di Tarassippo viene segnalata in varie località tra Tebe e Iolco e questo ci fa supporre che anche là si svolgessero gare mortali negli ippodromi.