Supplici (Eschilo)

SUPPLICI
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Titolo orig.: Ἱκέτιδες
Autore: Eschilo
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Sezione: Mitologia Greca
Anno: 463 a.C.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Tragedie
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Greco antico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

Le Supplici furono considerate fino al 1952 il più arcaico dei drammi di Eschilo, poichè la loro struttura rimanda a quella che doveva essere la forma originaria della tragedia, poco più che il dialogo tra il coro e un attore. La scoperta del Papiro di Ossirinco ha smentito quest'idea e ha modificato la cronologia tradizionale. E' probabile che si tratti dell'anno 463: alla luce di questa nuova datazione, le Supplici si collocano in un momento cruciale della vita politica ateniese, tra la condanna di Temistocle, profugo ad Argo dopo l'ostracismo, e la riforma di Efialte (varata nel 462/1). La figura di Danao, che è un àtimos e proviene da Argo, richiama chiaramente quella di Temistocle: vi sono molte analogie con il celebre ritratto che ne fece Tucidide. Danao, infatti, dichiara la propria promethìan ("capacità di valutare in anticipo"), virtù indicata come caratteristica di Temistocle , il cui errare dopo la condanna trova un parallelo nella descrizione di Danao che viene istruito da Pelasgo sul modo in cui accostarsi al popolo di Argo. Per questi ed altri elementi, l'identificazione Temistocle/Danao risultava probabilmente chiara al pubblico ateniese.
La vicenda è lineare. Il dramma si apre con un lungo intervento delle figlie di Danao, che costituiscono il coro. Esse sono fuggite con il padre per sottrarsi alle nozze coi cugini, gli Egizi, e si sono recate ad Argo a chiedere protezione presso il re Pelasgo. Quest'ultimo rimette la decisione all'assemblea popolare, che decreta all'unanimità di accoglierle: il coro delle fanciulle innalza un canto pieno di gratitudine nei confronti dell'ospite e della sua città.

TRAMA[modifica]

Antefatto: Danao ed Egitto erano due fratelli gemelli che condividevano la sovranità sul regno d'Egitto. Il primo aveva avuto cinquanta figlie, il secondo altrettanti figli. Egitto aveva tentato di imporre il matrimonio tra i propri figli e le figlie di Danao (chiamate collettivamente Danaidi), ma un oracolo aveva predetto a Danao che un suo nipote l'avrebbe ucciso; per questo il re aveva vietato alle figlie di sposarsi e, alla richiesta di matrimonio dei cugini, queste si erano rifiutate ed erano fuggite ad Argo, in Grecia.
La tragedia prende avvio quando le Danaidi, appena sbarcate in terra greca, vengono esortate da Danao a raggiungere il recinto sacro, dove i supplici hanno per antica consuetudine un diritto di asilo inviolabile. Esse raccontano la loro storia a Pelasgo, re di Argo, ma quest'ultimo è restio ad aiutarle, per il timore di una guerra contro l'Egitto. Le donne si affidano nelle loro invocazioni a Zeus protettore dei supplici, la cui ira è temuta da Pelasgo; d'altra parte esse, non volendosi sposare, sembrano violare una legge di natura. Infine il re promette di portare la questione di fronte all'assemblea cittadina; dal canto loro, le Danaidi affermano che, se non verranno accolte, si impiccheranno nel recinto sacro.
Pelasgo dunque si reca con Danao all'assemblea, e poco dopo torna con buone notizie: si è deciso di accogliere la supplica delle ragazze. Queste allora intonano un canto di gratitudine, ma ben presto arriva un'amara sorpresa: gli egizi sono appena sbarcati presso Argo, e vogliono rapire le Danaidi. Arriva l'araldo egizio con i suoi armigeri per portarle via, ma l'intervento di Pelasgo glielo impedisce. L'araldo se ne va urlando minacce: la guerra tra Argo e l'Egitto è ormai inevitabile. Le Danaidi vengono allora accompagnate da Danao e da alcune ancelle dentro le mura della città.

IL TESTO[modifica]

Per visualizzare il testo integrale vai a Biblioteca:Eschilo, Le Supplici