Sleipnir

Versione del 7 mag 2010 alle 10:08 di Ilcrepuscolo (discussione | contributi) (La funzione sciamanica di Sleipnir)

Destriero grigio ottipede di Odino. Il nome significa "lo sdrucciolevole", il suo mantello è grigio e sui suoi denti sono incise delle rune. Il colore grigio si riferisce ai rapporti col mondo infero; infatti, in più di una occasione Sleipnir conduce Odino o altri dei nell'aldilà.

Nascita

La sua nascita si deve ad uno degli exploits del dio Loki. Quando gli dei stavano costruendo il loro regno, l'Asgardh, un gigante si offrì di erigere una poderosa cinta di mura nel corso di un solo inverno, ma chiedeva in cambio la concessione dell'amore della dea Freya. Poiché l'impresa sembrava impossibile, nei termini proposti, gli dei accettarono la condizione. Ma il gigante aveva un aiutante poderoso, un cavallo magico di nome Svadilfari, che lavorava giorno e notte, e grazie al quale avrebbe potuto portare a termine il lavoro nei tempi stabiliti. Allora Loki, per scongiurare il pericolo, si tramutò in una giumenta, e "sedusse" lo stallone, portandolo via al gigante. Dall'unione nacque il prodigioso Sleipnir, con le sue otto zampe.

La funzione sciamanica di Sleipnir

La sua caratteristica più evidente, le otto zampe, non è solo un espediente per evidenziare la sua velocità, ma un preciso riferimento ai legami di Odino con lo sciamanesimo. Infatti Sleipnir può anche volare ed andare nell'acqua; ma soprattutto le cavalcature ad otto zampe, sono tipicamente sciamaniche; il numero otto è infatti riferibile alle otto direzioni eosmiche, che permettono di raggiungere tutti i mondi, inferi e superni. Secondo Eliade i cavalli polipedi appaiono nei miti e nei riti delle società di uomini sia germaniche che giapponesi, con funzione funeraria ed estatica ad un tempo.

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