Sirene (3)

Nell'accezione generalmente invalsa, questo termine designa un essere fantastico con la parte superiore del corpo di donna, formosa e di aspetto piacevole, e la parte inferiore foggiata a forma di coda di pesce; si tratta di un essere marino, o comunque acquatico, dal temperamento malevolo, che sfrutta le sue doti di seduzione sessuale, mostrando la parte superiore del corpo, per attrarre ignari giovani, ed ucciderli trascinandoli nel mare. A questo ritratto di base si aggiungono poi altri particolari, non sempre presenti, o non sempre tutti insieme: la Sirena canta in maniera irresistibile e a volte suona anche qualche strumento; ha lunghi capelli, spesso verdi come il mare, che pettina accuratamente; ha in mano uno specchio in cui si rimira compiaciuta. Inteso in senso così ampio, corrispondente a quello che ha il termine inglese mermaid, il mito della Sirena si ripete in tutto il mondo, nessun luogo escluso, e dimostra delle caratteristiche più costanti ed omogenee perfino di quelle del mito del Drago. Tuttavia è bene chiarire che nell'area occidentale, ed europea in particolare, questo mito ha una sua storia speciale, che ne fa un caso unico tra tutti gli esseri immaginar! esaminati in questo dizionario. Infatti, nessun altro mostro è stato soggetto nel corso del tempo e nel medesimo ambito culturale, ad una trasformazione cosi complessa come quello della Sirena, passata da immagine dell'anima umana, a demone mortale a forma di uccello, a seducente ninfa dalla coda di pesce. È necessario dunque rivolgersi decisamente all'Occidente, per evidenziare almeno i lati fondamentali di questa figura enigmatica.



L'accostamento del nome Sirena alla descrizione di una donna pesce è attestato esplicitamente ed in maniera inequivocabile solo verso l'VIII-IX secolo, nel Liber Monstrorum. Ci si è molto affannati per spiegare questo fatto, in sé insignificante: non è il primo caso in cui un autore ha travisato testi anteriori, attribuendo forme o comportamenti di un animale ad un altro, o storpiando nomi, che diventano irriconoscibili. Quello che è strano non è che l'autore del Liber Monstrorum abbia attribuito una forma errata (da un punto di vista della tradizione precedente) al nome Sirena; il fatto inspiegabile è che un simile errore (o invenzione voluta, creazione) abbia avuto ragione di una tradizione millenaria, e si sia imposto all'immaginario comune dell'uomo. Un simile cambiamento non può essere ascritto alla fantasia di un singolo autore, ma è necessario che corrisponda ad una motivazione più profonda e collettiva, le cui radici siano già ben consolidate. Quali possono essere state le radici profonde che hanno dato a questa variazione iconografica e semantica la possibilità di sovrapporsi ad un simbolo già pienamente strutturato, sopraffacendolo? Nella mitologia greca l'unico appiglio sembra dato dall'appartenenza


all'elemento acqua. Non si tratta però di un argomento sufficientemente solido, perché altri animali non marini hanno valenze acquatiche altrettanto forti del pesce: si pensi che quasi tutte le divinità fluviali greche e romane hanno aspetto di toro a testa umana, ed ai rapporti strettissimi tra il cavallo e l'acqua. Peraltro, nella mitologia greca esistevano altri esseri di aspetto misto di uomo-pesce, come TRITON, e divinità multiformi, che a volte assumevano anche l'aspetto ittiomorfo (NEREUS; PRO-TEUS); tuttavia la sola comunanza di forme, in sé non è significativa: a parte il fatto che questi ultimi casi sono quasi sempre esseri di sesso maschile, nessuno di essi ha mai presentato aspetti di seduzione o relazioni con la musica o la morte, se non sporadicamente.

È opportuno cercare altrove; abbiamo già esaminato il mito di OANNES, mostro dall'aspetto misto di uomo e pesce, che nell'iconografia è raffigurato come le Sirene moderne, il quale nel primo anno dopo il diluvio, uscendo dal mare ogni mattina, e rientrandovi la sera, insegnò agli uomini tutte le scienze e le tecniche necessario alla vita. Oannes ha un evidente stretto nesso con l'acqua, nonché con il sole (e questo fatto potrebbe confermare l'etimologia di Sirena da Seirios, Sirio o sole); ma ha anche degli inequivocabili rapporti con la sapienza. Troviamo quindi in lui il primo nesso fra il pesce e la conoscenza (oltre a quello, evidente ma insufficiente, tra pesce ed acqua) necessario a spiegare strutturalmente la nuova forma delle Sirene. Una conferma della relazione tra la conoscenza e gli aspetti ittiomorfi la troviamo anche nella storia di Giona che, inghiottito e poi rigurgitato dal mostro marino, acquisisce capacità profetiche; non va neanche dimenticato che la figura di Giona nei bassorilievi medievali appare spesso per metà rigurgitata dal pesce, ed il suo corpo sembra continuarsi con quello del mostro, diventando stranamente simile a quello di un Tritone. Per di più, sempre in epoca medievale, si è anche confuso Oannes con loanas, e cioè Giona.

Le affinità strutturali e formali che questi miti presentano con quello della Sirena, sono quelle che hanno permesso un parziale passaggio di contenuti. La Sirena, cioè, lo abbiamo già visto, perde la sua caratterizzazione formale ornitomorfa nel passare da essere prevalentemente legato alla morte ad essere portatore di conoscenza (pur sempre mortale); parallelamente viene a formarsi un filone legato alla sapienza, derivante da Oannes, il cui carattere pesciforme è ben evidente. I due filoni procedono di concerto e costituiscono la base su cui si innesterà. senza traumi, una variante iconografica che è più rispondente simbolicamente ai contenuti che si sono venuti coagulando attorno alla Sirena; la quale, a sua volta, è sempre meno ostacolata dall'aspetto predominante or-nitomorfo, che è andato svanendo nel tempo.

A completare la concezione moderna della Sirena, manca solo di indagare sulF emergere di una componente, quella sessuale, del tutto assente nell'antichità, e sul disperdersi dell'aspetto sapienziale, di cui resta solo la pallida eco del canto fascinoso. Questa ultima trasformazione si opera prevalentemente in ambiente cristiano. Nella traduzione della Bibbia operata dai Settanta, in sei luoghi troviamo menzionate le Sirene come traduzione (inspiegabile) dei vocaboli tannim, sciacallo, e benot ya 'anah, struzzo femmina. Per quanto poco motivata, questa traduzione da comunque luogo ad una serie di fitti commentari. Clemente Alessandrino è il primo a fare delle Sirene il simbolo delle lusinghe del mondo e della voluttà carnale; e questa nuova visione ben si accorda con i pericoli legati all'eresia gnostica e al crollo del mondo occidentale. Ma esistevano precedenti favorevoli a questa interpretazione anche in epoca anteriore all'avvento del cristianesimo, nella letteratura apocrifa dell'Antico Testamento. In particolare è interessante l'affermazione fatta nel Libro di Enoch (1,19,2), che le donne che sedussero i figli di Dio (Genesi, 6,1-4) diventeranno Sirene. In questo testo cioè la seduzione di tipo erotico viene per la prima volta espressamente riferita alle Sirene; e la cosa interessante è che lo stesso testo ci fornisce anche un collegamento con gli aspetti sapienziali. Infatti questi Figli di Dio, ci dice Enoch, insegnarono agli uomini, esattamente come Oannes, le scienze e le tecniche; rispetto al mito mesopotamico la situazione è speculerò, poiché mentre Oannes viene subito dopo il diluvio a dare le sue conoscenze agli uomini redivivi, i Figli di Dio, invece, con i loro insegnamenti provocheranno proprio quella degenerazione dell'umanità che indurrà Dio a provocare il Diluvio, per cancellarla dalla terra. Abbiamo quindi qui il primo vero punto di confluenza tra le varie tematiche: la sapienza, la seduzione e l'erotismo.

Riepiloghiamo. Il mito della Sirena nasce, sia in ambiente greco che ebraico, come simbolo dell'impossibilità e delle pericolosità di giungere ad una conoscenza totale, cioè ad una pienezza di vita, se non si è ad essa preparati, iniziati. Successivamente avviene una traslazione di contenuto, contemporanea a quella di forma. E cioè mentre la forma iniziale, derivata dall'Egitto e fortemente connessa al tema della morte, che diventa collaterale, si adegua ad una nuova prevalenza di contenuto (pesce == conoscenza), il contenuto stesso, in ambito cristiano, si evolve verso uno sfondo erotico, cui peraltro la nuova forma può adeguarsi senza forzature (conoscenza = pesce = sesso). La Sirena, di concerto con i nuovi risvolti simbolici, che non cancellano tuttavia quelli primitivi, si illeggiadrisce, e finisce per rappresentare, nell'epoca attuale una sorta di complimento per una donna affascinante. Il ciclo sembra cosi tornare indietro. Dietro questo complimento, apparentemente innocuo, si cela la paura fonn amentale dell'uomo per le valenze tipiche della femminilità, vissuta come fattore primario di perdizione, da cui ci si può difendere solo con la forza (incatenandosi all'albero maestro) o con l'ignoranza (turandosi le orecchie).