Differenze tra le versioni di "Serrano"

(La morte)
(Interpretazione e realtà storica)
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== Interpretazione e realtà storica ==
 
== Interpretazione e realtà storica ==
L'anima di Serrano, subito dopo la decapitazione, s'invola dal busto gemendo, come già quelle di Remo, Lamiro, Lamo; ma il tempo non cancella i loro nomi. In particolare ''Serranus'' diviene l' ''agnomen'' di una delle più note famiglie romane, quella degli Attilii. Il terreno intriso di sangue è infatti lo stesso su cui sorgerà secoli dopo la Città Eterna. Interessante notare come nella descrizione dell'assassinio di Lamiro, Lamo e Serrano il poeta segua un procedimento narrativo diverso da quello riguardante l'analoga sorte di Remo: l'audace uso della doppia negazione ''nec non'', con valore affermativo, cui Virgilio sottintende l'ultima azione della scena di sangue precedente, ovvero l'allontanarsi di Niso dal troncone del condottiero, fa sì che stavolta siano messi inizialmente agli occhi del lettore i busti delle nuove vittime: dopo di ciò viene inquadrata una sola delle tre teste recise, quella appunto di Serrano, personaggio più insigne rispetto ai commilitoni Lamiro e Lamo, essendo presente in lui la ''kalokagathìa''. Desideroso di dimostrare il proprio valore in battaglia, durante il proprio turno di guardia il giovinetto resta tragicamente vittima di due eccessi, il gioco e il vino, che finiscono per domarlo. E Serrano si addormenta ubriaco, senza però abbrutirsi: il volto rimane bellissimo nell' ultimo sopore e persino quando la sua testa è ormai recisa, anche se quest'immagine contrasta fortemente con i singhiozzi che provengono dal suo busto.
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L'anima di Serrano, subito dopo la decapitazione, s'invola dal busto gemendo, come già quelle di Remo, Lamiro, Lamo; ma il tempo non cancella i loro nomi. In particolare ''Serranus'' diviene l' ''agnomen'' di una delle più note famiglie romane, quella degli Attilii. Il terreno intriso di sangue è infatti lo stesso su cui sorgerà secoli dopo la Città Eterna. Interessante notare come nella descrizione dell'assassinio di Lamiro, Lamo e Serrano il poeta segua un procedimento narrativo diverso da quello riguardante l'analoga sorte di Remo: l'audace uso della doppia negazione ''nec non'', con valore affermativo, cui Virgilio sottintende l'ultima azione della scena di sangue precedente, ovvero l'allontanarsi di Niso dal troncone sussultante del condottiero, fa sì che stavolta siano messi inizialmente agli occhi del lettore i busti delle nuove vittime: dopo di ciò viene inquadrata una sola delle tre teste recise, quella appunto di Serrano, personaggio più insigne rispetto ai commilitoni Lamiro e Lamo, essendo presente in lui la ''kalokagathìa''. Desideroso di dimostrare il proprio valore in battaglia, durante il proprio turno di guardia il giovinetto resta tragicamente vittima di due eccessi, il gioco e il vino, che finiscono per domarlo. E Serrano si addormenta ubriaco, senza però abbrutirsi: il volto rimane bellissimo nell' ultimo sopore e persino quando la sua testa è ormai recisa, anche se quest'immagine contrasta fortemente con i singhiozzi che provengono dal suo busto.
  
 
== Bibliografia ==
 
== Bibliografia ==

Versione delle 14:01, 25 gen 2013

Bellissimo giovinetto rutulo, era per il suo carattere gioioso uno dei più amati e benvoluti tra tutti i sudditi di Turno che si armarono contro i troiani di Enea sbarcati nel Lazio.

La morte

Essendo nel contingente di Remo, uno dei 14 giovani condottieri scelti da Turno per l'assedio notturno alla cittadella nemica, Serrano decise di trascorrere gran parte del suo turno di guardia a giocare a dadi, dovendo anche vegliare su Remo dopo che questi si fu coricato; ma poco prima dell'alba cedette, come tutte le altre sentinelle ancora sveglie, alla tentazione di improvvisare un allegro banchetto caratterizzato da abbondanti libagioni che infusero nelle sue membra un sonno invincibile, risultandogli fatale. Infatti Niso, che si era allontanato dalla base troiana per andare incontro a Enea recatosi in Etruria alla ricerca di alleati, ebbe gioco facile nell'attraversare il campo rutulo rimasto senza protezione, e dopo aver decapitato con la spada Remo nel suo letto, tagliò la testa anche a Serrano che giaceva riverso sul terreno, di fronte al suo signore. Le anime dei guerrieri decapitati lasciarono i busti tra i singulti.

 Poi tronca la testa al loro signore, e lascia che il corpo
rantoli in grosso fiotto; caldo di sangue nerastro
si imbibisce a terra il giaciglio. E ancora Lamiro e Lamo
e il giovinetto Serrano, che in quell'ultima notte a lungo
aveva giocato, bello d'aspetto; le membra domate dal dio
gravemente, stava disteso

Interpretazione e realtà storica

L'anima di Serrano, subito dopo la decapitazione, s'invola dal busto gemendo, come già quelle di Remo, Lamiro, Lamo; ma il tempo non cancella i loro nomi. In particolare Serranus diviene l' agnomen di una delle più note famiglie romane, quella degli Attilii. Il terreno intriso di sangue è infatti lo stesso su cui sorgerà secoli dopo la Città Eterna. Interessante notare come nella descrizione dell'assassinio di Lamiro, Lamo e Serrano il poeta segua un procedimento narrativo diverso da quello riguardante l'analoga sorte di Remo: l'audace uso della doppia negazione nec non, con valore affermativo, cui Virgilio sottintende l'ultima azione della scena di sangue precedente, ovvero l'allontanarsi di Niso dal troncone sussultante del condottiero, fa sì che stavolta siano messi inizialmente agli occhi del lettore i busti delle nuove vittime: dopo di ciò viene inquadrata una sola delle tre teste recise, quella appunto di Serrano, personaggio più insigne rispetto ai commilitoni Lamiro e Lamo, essendo presente in lui la kalokagathìa. Desideroso di dimostrare il proprio valore in battaglia, durante il proprio turno di guardia il giovinetto resta tragicamente vittima di due eccessi, il gioco e il vino, che finiscono per domarlo. E Serrano si addormenta ubriaco, senza però abbrutirsi: il volto rimane bellissimo nell' ultimo sopore e persino quando la sua testa è ormai recisa, anche se quest'immagine contrasta fortemente con i singhiozzi che provengono dal suo busto.

Bibliografia

Fonti Antiche