Differenze tra le versioni di "Rinaldo"

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<br>La tempesta lo spinge verso la Scozia, sbarca e s'inoltra nella foresta famosa per i cavalieri erranti della [[Tavola Rotonda]]. Si ferma in un'abbazia, punto di ritrovo dei cavalieri, e apprende dai monaci che [[Ginevra (2)|Ginevra]], la figlia del re, accusata di impudicizia sarebbe stata bruciata viva se un cavaliere non ne avesse dimostrata l'innocenza; il re avrebbe concesso in sposa la sua figliola, con una ricca dote, al nobile cavaliere che si fosse assunto l'impegno di dimostrarla innocente delle orribili accuse.
 
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Versione delle 17:27, 30 nov 2019

SCHEDA
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IDENTITÀ
Nome orig.: -
Altri nomi: -
Etimologia: -
Sesso: Maschio
Genitori: [[{{{padre1}}}]] e [[{{{madre1}}}]]
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LOCALIZZAZIONE
Sezione: Mitologia Medievale
Continente: Europa
Area: Europa Centrale
Paese: Italia
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Provincia: [[{{{provincia}}}]]
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Origine: Ciclo Carolingio
CLASSIFICAZIONE
Tipologia: Umani
Sottotipologia: Guerrieri
Specificità: Cavalieri
Subspecifica: [[:Elenchi:{{{sub}}}|{{{sub}}}]]
CARATTERI
Aspetto: Antropomorfo
Indole: Benevola
Elemento:
Habitat:
ATTRIBUTI
Fisici
Animali
Vegetali
Minerali
Alimenti
Colori
Numeri
Armi
Abbigliamento
Altri
Personaggi
TEMATICHE

Rinaldo è figlio di Beatrice ed Amone e fratello quindi di Bradamante; considerato per la sua virtù guerriera il secondo dei paladini cristiani, è antagonista del cugino Orlando, perché quanto lui ha l'animo caldo di "amoroso desìo" per la bella figlia del re del Cataio. Quando Carlo è messo alle strette dai Mori e si trova assediato a Parigi, non esita a varcare il mare per chiedere soccorsi in Inghilterra, nonostante il mare sia avverso.
La tempesta lo spinge verso la Scozia, sbarca e s'inoltra nella foresta famosa per i cavalieri erranti della Tavola Rotonda. Si ferma in un'abbazia, punto di ritrovo dei cavalieri, e apprende dai monaci che Ginevra, la figlia del re, accusata di impudicizia sarebbe stata bruciata viva se un cavaliere non ne avesse dimostrata l'innocenza; il re avrebbe concesso in sposa la sua figliola, con una ricca dote, al nobile cavaliere che si fosse assunto l'impegno di dimostrarla innocente delle orribili accuse.
Rinaldo non si tira indietro: in realtà a lui non importa molto che la donzella sia pura o no, gli preme piuttosto far cadere una legge, che egli considera iniqua, per la quale è passibile di morte la donna che è caduta in una colpa d'amore. Attraverso Dalinda, una damigella di Ginevra che sta per essere anche lei eliminata, Rinaldo viene a conoscere l'intera vicenda: di intrigo in intrigo si è resa possibile la credenza della colpevolezza di Ginevra, perché Dalinda ne ha preso l'aspetto in una delicata circostanza, assumendone le vesti e gli atteggiamenti. Ginevra è tutta sola nella sua disperazione: anche il suo caro fratello Zerbino è lontano. Rinaldo, lasciata in un albergo Dalinda, si affretta alla volta di Sant'Andrea, sede della corte; tutto è pronto per il combattimento in campo chiuso: ma Rinaldo tra la sorpresa dei presenti dichiara che il duello è inutile, perché può dimostrare l'innocenza di Ginevra, che potrà così sposare il suo innamorato Ariodante.
Intanto a Parigi la situazione diventa sempre più difficile: è bastato che Rodomonte penetrasse in città e si esibisse per poco, che tutti fuggono: per la via di san Michele, affollata di popolo sbigottito, roteando la spada fa orrende stragi, mutila servi, signori, sacerdoti, bambini; è un vero castigo di Dio: non è valore il suo, è efferata crudeltà. Le case, quasi tutte di legno, vengono da Rodomonte date alle fiamme.
Per buona sorte dei cristiani, guidate dall'arcangelo Michele, e accompagnate dal Silenzio, giungono le milizie inviate in soccorso dall'Inghilterra e dalla Scozia: dopo aver distaccato duemila cavalieri in soccorso di Parigi, Rinaldo provvede a gettare ponti sulla Senna, vi fa passare il nerbo dell'esercito, lo divide in tre parti, non prima però di aver arringato con nobili parole i baroni del suo seguito, perché combattano con tutta la loro fede e il loro coraggio al servizio della Cristianità in pericolo: egli poi si avvìa lungo il fiume alla testa degli Scozzesi, cui tocca l'onore del primo scontro. Basta la notizia del suo arrivo per sbigottire i Mori: soltanto il re Puliano, ma unicamente perché non lo riconosce, osa farglisi incontro, ed è per lui la fine; subito dopo cade re Lorano.
Nonostante l'asta spezzata, Rinaldo piomba con la fida Fusberta nel folto dei nemici.
Gli infedeli sono in rotta anche per il sopraggiungere del figlio del re di Scozia, Zerbino, ma traggono un insperato vantaggio, che riequilibra le sorti della battaglia, dall'arrivo di Sobrino, Dardinello e Isoliero.
Più tardi sopraggiungono Ferraù e Agramante; ora tocca a Rinaldo rianimare i cristiani che stanno per cedere: si slancia contro Agramante. Fusberta non fallisce il colpo e Agramante è sbalzato di sella. Viene anche il momento di dare l'assalto al campo di Agramante stesso: Rinaldo alla testa dei suoi si batte con accanimento, si scontra con Gradasso, che intende impadronirsi di Baiardo, e con Ruggiero; ferito quest'ultimo, Rinaldo accetta di scontrarsi ancora con lui: la proposta di Sobrino, di far decidere il conflitto da due campioni dei più prestigiosi dell'uno e dell'altro esercito, non ottiene però l'auspicato risultato perché Agramante, che in seguito agli scontri precedenti ha dovuto riparare in Arles a ricostituire le sue schiere, su ispirazione di Melissa che gli si è presentata per l'occasione nei panni di Rodomonte, ne turba lo svolgimento.
Successivamente Rinaldo sente più intenso il desiderio di rintracciare Angelica e, chiesta licenza a Carlo parte per l'Oriente rifiutando la compagnia di Guidone e Dudone. Mentre attraversa l'Ardenna s'imbatte nella "fonte del disamore": vi si disseta, sente sopita per sempre la sua passione e limita quindi le sue ricerche al solo Baiardo, che dovrebbe trovarsi a Sericana; giunto a Basilea, viene informato dell'imminente combattimento di Lipadusa (Lampedusa). Si affretta a questa volta, si procura nuovo cavallo e nuove guide, passa le Alpi, raggiunge Mantova e il Po, tocca Ferrara, e Ravenna e Rimini, passa per Roma da Ostia raggiunge per mare Trapani: la folle corsa per l'Italia non è servita, perché i venti sono avversi all'intento di Rinaldo e quando raggiunge Lipadusa il combattimento è già concluso: sono morti, con tanti altri, Agramante, Gradasso, Brandimarte.
Infine Rinaldo apprende che l'eremita che ha curato Oliviero, ha convertito e battezzato Ruggiero: già vincoli di gratitudine legavano Rinaldo al pagano che gli aveva salvato in precedenza fratello e cugini e anche sentimenti di ammirazione per il suo valore: con gli auspici dell'eremita, convinto che dal matrimonio sarebbe discesa una valorosissima stirpe, Rinaldo promette in sposa la sorella Bradamante a Ruggiero, con la piena approvazione di Orlando e Oliviero.