Regolo

Il regolo è un animale fantastico della tradizione Toscana, umbra, abruzzese e sabina. Si tratterebbe di un grosso serpente, dalla testa grande come quella di un bambino, che vive per le macchie, i campi e gli orridi dei monti. Molto vendicativo, perseguita tutti coloro che hanno la sfortuna di incontrarlo e ne pronunciano il nome. Il serpente Regolo viene chiamato nella bassa Umbria e nella Sabina in dialetto, "lu regulu" o "u regulu", "lu regu" o "u regu". La sua storia ha ispirato la canzone "La tarantella del serpente" de I ratti della Sabina. La tradizione del serpente regolo si riscontra anche in Toscana, dove la tradizione lo vuole come un grosso rettile con squame luminose come di metallo e con due piccole ali. Il nome regolo rimanda a "piccolo re" ed è un collegamento con la tradizione mediterranea del basilisco (anche questo nome significa "piccolo re"). Ad Otricoli, nella bassa Umbria, si tramandano racconti su questo animale mitologico a partire dal dopoguerra. Esiste, addirittura, una grotta che si dice abitata dal rettile: la "grotta degli scudi", nella zona archeologica di Ocriculum (il vecchio abitato romano sulle rive del fiume Tevere), dove il serpente proteggerebbe un aureo tesoro. Si dice che il regolo, "u regulu" in dialetto locale, usi ipnotizzare (in dialetto viene utilizzata la parola "abbafare") i malcapitati visitatori della zona archeologica senza poi però torcerne nemmeno un capello.