Paride

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Antonio Canova, Paride (1807), Gesso, cm. 201 x 105, Venezia, Museo Correr, Loggia napoleonica

Secondo figlio di Priamo e di Ecuba (pure detto Alessandro), strumento degli dèi per la distruzione di Troia.

La nascita e l'abbandono

La notte in cui venne al mondo, e più precisamente poco prima del parto, sua madre sognò di partorire una torcia la quale avrebbe bruciato l'Asia. Il figlio di primo letto di Priamo, Esaco, che aveva la facoltà di fornire oracoli, rivelò che sarebbe nato in quel giorno il bimbo che avrebbe causato la distruzione di Troia e che perciò bisognava ucciderlo assieme alla madre. Ma quel giorno partorirono altre due donne nel palazzo di Priamo, la sorella del re, Cilla (che partorì Munippo) e Teano, sorella di Ecuba (che divenne madre di Mimante); Priamo decise di fare uccidere Cilla e Munippo, ma temendo fortemente che fosse proprio Paride il bimbo della profezia ordinò che venisse esposto sul monte Ida. Il pastore Agelao fu incaricato di questo compito, e così egli fece; ma dopo qualche giorno ritornando sul posto vide che un'orsa allattava il bimbo, e allora Agelao decise di allevarlo come figlio suo. Paride cresceva forte, bello ed intelligente, ma ignaro della sua vera identità pascolava le mandrie sul monte Ida. Amò la ninfa Enone che gli diede un figlio, Corito. Per tutto il tempo che visse tra i pastori, Paride fu chiamato Alessandro. Intanto Eris per vendicarsi del fatto di non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Teti, gettò fra le dee il pomo aureo con la scritta alla più bella il pomo fu violentemente conteso da Era, Atena e Afrodite. E siccome il destino aveva così deciso al fine che si compisse la distruzione di Troia. Per ordine di Zeus, Ermes portò le tre dee di fronte a Paride perché facesse da arbitro. Paride in questa situazione trovò molte difficoltà perché ognuna delle dee meritava il premio ed ognuna offriva doni immensi ma alla fine decretò la vincita di Afrodite che gli diede il proprio amore e le promise la bella Elena. A causa di questo difficoltoso verdetto Era ed Atena che non accettarono la sconfitta parteggiarono per i greci quando scoppiò la guerra di Troia.

Il ritorno a corte e il ratto di Elena

Un giorno Priamo mandò a chiedere un toro dalla mandria di Agelao e Paride per il desiderio di vedere Troia si prestò a portarlo in città e partecipando ad una festa alla corte di Priamo superò i suoi fratelli in tutte le gare e visto che tutti lo consideravano uno schiavo stava per nascere una lite generale quando Agelao rivelò la vera identità del giovane, allora Priamo felice di avere ritrovato il figlio e ritenendo che la profezia ormai non si sarebbe più avverata lo accolse a corte. Presto gli affidò la missione di riportare a Troia Esione. Paride che non aveva dimenticato la promessa di Afrodite fece rotta, con le navi che gli aveva costruito l'amico Fereclo, su Sparta, dove vi abitava la bella Elena, e dopo averla fatta innamorare fuggì con lei. Menelao, offeso da questa azione, col fratello Agamennone e tutti i greci mosse contro Troia.

La guerra di Troia e la morte

Fallite le trattative (anche a causa dei maneggi di Antimaco, il consigliere di Priamo) scoppiò la guerra, alla quale Paride partecipò non tanto per attaccamento alla città in pericolo quanto piuttosto per continuare a godersi Elena; egli dette spesso prove di infigardaggine e solo il rimprovero di Ettore lo costrinse a battersi a duello con Menelao: questi stava per ucciderlo ma Afrodite lo salvò. Per puro caso toccò proprio a lui uccidere Achille, ma non potè vantarsene a lungo, perché poco dopo fu ferito a morte da una freccia di Filottete - il quale con un'altra lo accecò - e solo allora si ricordò di Enone che con le sue erbe avrebbe potuto guarirlo e ridargli la vista: ma la ninfa a causa del tradimento con Elena si rifiutò. Da Elena ebbe tre figli maschi Bunomo, Agano, Ideo (i quali morirono tutti e tre bambini per il crollo di una casa) e una figlia che si chiamò come la madre.

Interpretazione

Unico caso di guerriero bello dall'animo malvagio e poco eroico, Paride viene disprezzato da tutti i mitografi greci: in particolare non gli vengono perdonate le posizioni da lui assunte durante le assemblee convocate da Priamo dopo il ratto di Elena e l'uccisione di Corito, il figlio che ebbe da Enone (sembra che il ragazzo fosse stato da lui sorpreso in atteggiamento intimo con Elena). Gli autori della latinità tendono invece a darne un ritratto meno negativo, ignorando i suoi crimini.

Amici di Paride

Luogotenenti di Paride nella guerra di Troia

Riferimenti letterari

La figura di Paride nella letteratura postclassica

  • Dante, Commedia. Paride viene collocato insieme ad Achille ed Elena nel cerchio infernale dei lussuriosi: il poeta lo chiama Parìs.

" Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano "

  • William Shakespeare, Troilo e Cressida, tragedia.

Bibliografia

Fonti antiche

Galleria