Differenze tra le versioni di "Orfeo"

(La morte)
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<br>Quando [[Euridice]], fuggendo da [[Aristeo]] che la inseguiva, fu morsa da un serpente e morì. Orfeo decise allora di andare a cercarla nell'[[Ade]], e scese infatti laggiù, nelle tenebrose case dei morti. Lì i desolati accenti della sua lira, il suo lamentoso canto funebre, le sue affannate implorazioni avevano fatto accorrere le anime dei trapassati da ogni più remoto angolo, e tutte ascoltavano, silenziose come gli uccelli della notte. [[Cerbero]] non latrava più, [[Caronte]] non traghettava più le ombre, la ruota d'[[Issione]] si era fermata, [[Tantalo]] non sentiva più sete e fame, tutti i tormenti erano stati sospesi per virtù dei quel canto.  Commossa , [[Persefone]]  gli concesse di riprendersi [[Euridice (1)]] a patto che durante il viaggio non si volgesse mai indietro per guardarla. Senonchè, quando i due sposi furono giunti alla fine della via sotterranea e già si vedeva, in fondo al cunicolo, disegnarsi in un alone la porta che conduceva alla luce, Orfeo non riuscì più a contenere la propria impazienza e si volse indietro dove doveva essere la sua Euridice. Euridice c'era infatti; ma, appena si posò su di lei lo sguardo di Orfeo, impallidì, divenne come trasparente ombra, si dissolse in un gruppo di nebbia. La porta dell'Inferno si richiuse subito dopo il passaggio di Orfeo; e invano il desolato poeta restò lì fuori per ben sette mesi aspettando che si riaprisse.
 
<br>Quando [[Euridice]], fuggendo da [[Aristeo]] che la inseguiva, fu morsa da un serpente e morì. Orfeo decise allora di andare a cercarla nell'[[Ade]], e scese infatti laggiù, nelle tenebrose case dei morti. Lì i desolati accenti della sua lira, il suo lamentoso canto funebre, le sue affannate implorazioni avevano fatto accorrere le anime dei trapassati da ogni più remoto angolo, e tutte ascoltavano, silenziose come gli uccelli della notte. [[Cerbero]] non latrava più, [[Caronte]] non traghettava più le ombre, la ruota d'[[Issione]] si era fermata, [[Tantalo]] non sentiva più sete e fame, tutti i tormenti erano stati sospesi per virtù dei quel canto.  Commossa , [[Persefone]]  gli concesse di riprendersi [[Euridice (1)]] a patto che durante il viaggio non si volgesse mai indietro per guardarla. Senonchè, quando i due sposi furono giunti alla fine della via sotterranea e già si vedeva, in fondo al cunicolo, disegnarsi in un alone la porta che conduceva alla luce, Orfeo non riuscì più a contenere la propria impazienza e si volse indietro dove doveva essere la sua Euridice. Euridice c'era infatti; ma, appena si posò su di lei lo sguardo di Orfeo, impallidì, divenne come trasparente ombra, si dissolse in un gruppo di nebbia. La porta dell'Inferno si richiuse subito dopo il passaggio di Orfeo; e invano il desolato poeta restò lì fuori per ben sette mesi aspettando che si riaprisse.
 
==La morte==
 
==La morte==
Persuaso alla lunga della vanità della sua attesa, Orfeo tornò tra gli uomoni, ma cambiato. Non suonò più la lira, non cantò più. Odiava ormai tutte le donne e le trattava con disdegno. Non poteva sopportare più i tripudi rumorosi dei riti bacchici. Le [[Menadi]], offese da questo suo disprezzo, un giorno nel delirio di una baccanale, gli si gettarono addosso come cagne e lo fecero a pezzi. La sua testa e la sua lira furono gettare in mare: la corrente marina le trasportò sulle rive dell'isola di [[Lesbo]], l'isola dei poeti.
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Persuaso alla lunga della vanità della sua attesa, Orfeo tornò tra gli uomoni, ma cambiato. Non suonò più la lira, non cantò più. Odiava ormai tutte le donne e le trattava con disdegno. Non poteva sopportare più i tripudi rumorosi dei riti bacchici. Le [[Menadi]], offese da questo suo disprezzo, un giorno nel delirio di una baccanale, gli si gettarono addosso come cagne, lo lapidarono e fecero a pezzi il cadavere. La sua testa e la sua lira furono gettare in mare: la corrente marina le trasportò sulle rive dell'isola di [[Lesbo]], l'isola dei poeti.
  
 
==I misteri Orfici==
 
==I misteri Orfici==

Versione delle 21:48, 1 apr 2011

File:Orfeolira.jpg
Orfeo suona la lira, Mosaico pavimentale romano, II secolo d.C., Museo archeologico, Palermo, Sicilia (Italia)

Poeta mitico di origine tracia, figlio di Eagro e della musa Calliope, marito della ninfa Euridice. La bellezza della sua voce era tale da muovere le pietre e da ammansire gli animali feroci.

La spedizione degli Argonauti

Accompagnò gli Argonauti nell'impresa del vello d'oro: quando la nave si avvicinò allo scoglio delle Sirene, Orfeo intonò un canto con tutta la potenza della sua voce in modo da coprire i richiami suadenti delle perfide incantatrici.

Orfeo ed Euridice

Tornato dalla Colchide, si era stabilito nella Pieria, sulle coste merdionali della Tracia, e lì sposò la bella ninfa Euridice. In quello stesso tempo, dalla lontana Libia, in cui era nato da Apollo e da Cirene, si traferì in Tracia Aristeo, benemerito per aver insegnato agli uomini molti utili precetti agrocoli e per averli tra l'altro iniziato all'apicoltura. Costui si innamorò pazzamente di Euridice e di continuo l'impotunava con le sue pretese d'amore.
Quando Euridice, fuggendo da Aristeo che la inseguiva, fu morsa da un serpente e morì. Orfeo decise allora di andare a cercarla nell'Ade, e scese infatti laggiù, nelle tenebrose case dei morti. Lì i desolati accenti della sua lira, il suo lamentoso canto funebre, le sue affannate implorazioni avevano fatto accorrere le anime dei trapassati da ogni più remoto angolo, e tutte ascoltavano, silenziose come gli uccelli della notte. Cerbero non latrava più, Caronte non traghettava più le ombre, la ruota d'Issione si era fermata, Tantalo non sentiva più sete e fame, tutti i tormenti erano stati sospesi per virtù dei quel canto. Commossa , Persefone gli concesse di riprendersi Euridice (1) a patto che durante il viaggio non si volgesse mai indietro per guardarla. Senonchè, quando i due sposi furono giunti alla fine della via sotterranea e già si vedeva, in fondo al cunicolo, disegnarsi in un alone la porta che conduceva alla luce, Orfeo non riuscì più a contenere la propria impazienza e si volse indietro dove doveva essere la sua Euridice. Euridice c'era infatti; ma, appena si posò su di lei lo sguardo di Orfeo, impallidì, divenne come trasparente ombra, si dissolse in un gruppo di nebbia. La porta dell'Inferno si richiuse subito dopo il passaggio di Orfeo; e invano il desolato poeta restò lì fuori per ben sette mesi aspettando che si riaprisse.

La morte

Persuaso alla lunga della vanità della sua attesa, Orfeo tornò tra gli uomoni, ma cambiato. Non suonò più la lira, non cantò più. Odiava ormai tutte le donne e le trattava con disdegno. Non poteva sopportare più i tripudi rumorosi dei riti bacchici. Le Menadi, offese da questo suo disprezzo, un giorno nel delirio di una baccanale, gli si gettarono addosso come cagne, lo lapidarono e fecero a pezzi il cadavere. La sua testa e la sua lira furono gettare in mare: la corrente marina le trasportò sulle rive dell'isola di Lesbo, l'isola dei poeti.

I misteri Orfici

Fu reputato il fondatore della religione orfica (Teogonia, Cosmogonia, Morale), che ebbe larga diffusione, praticata nei misteri orfici. Secondo tale religione l'anima per un peccato, nemica degli dèi, è relegata nella vita terrena in un corpo come in un carcere. Attraverso l'iniziazione, la pietà, l'estasi, i digiuni, l'osservanza dei riti, deve purificarsi così da trovare grazia nell'Ade e ritornare divina.

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