Differenze tra le versioni di "Oreste (1)"

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Figlio di [[Agamennone]], re di [[Micene]], e di [[Clitennestra]]. Era ancora un ragazzo quando la madre e il suo amante, [[Egisto]], assassinarono [[Agamennone]]. [[Elettra]], sorella maggiore di Oreste, temendo per la vita del fratello, lo affidò allo zio [[Strofio]], re della [[Focide]], che lo allevò assieme al proprio figlio, [[Pilade]], di cui rimase grande amico per tutta la vita. Divenuto adulto, Oreste vendicò la morte del padre, ma l'idea del matricidio lo faceva inorridire, dopo aver consultato l'oracolo di [[Delfi]], ritornò a Micene e compì la vendetta. Perseguitato dalle [[Erinni]], le dee vendicatrici, Oreste vagò a lungo, finché, su consiglio del dio [[Apollo]], si recò ad Atene a difendere la propria causa presso la dea [[Atena]] e i nobili dell'[[Areopago]]. Oreste si dichiarò colpevole di matricidio, ma sostenne di essersi purificato dalla sua colpa mediante la sofferenza e venne assolto. Secondo le tragedie di [[Euripide]], alcune delle [[Erinni]] non accettarono il verdetto e continuarono a tormentare Oreste, che, disperato, consultò nuovamente l'oracolo di [[Delfi]]: gli fu prescritto di recarsi in [[Tauride]] (l'odierna Crimea) e di impossessarsi della statua di [[Artemide]], custodita nel tempio sacro alla dea. Quando vi giunse con [[Pilade]], scoprì che la sacerdotessa era sua sorella [[Ifigenia]], che credeva morta. Con il suo aiuto, rubò la statua e la portò a [[Micene]]; in seguito sposò [[Ermione]], figlia di [[Menelao]].  
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Figlio di [[Agamennone]], re di [[Micene]], e di [[Clitennestra]]. Era ancora un ragazzo quando la madre e il suo amante, [[Egisto]], assassinarono [[Agamennone]]. [[Elettra]], sorella maggiore di Oreste, temendo per la vita del fratello, lo affidò allo zio [[Strofio]], re della [[Focide]], che lo allevò assieme al proprio figlio, [[Pilade]], di cui rimase grande amico per tutta la vita. Divenuto adulto, Oreste vendicò la morte del padre, ma l'idea del matricidio lo faceva inorridire, dopo aver consultato l'oracolo di [[Delfi]], ritornò a Micene e compì la vendetta. Perseguitato dalle [[Erinni]], le dee vendicatrici, Oreste vagò a lungo, finché, su consiglio del dio [[Apollo]], si recò ad Atene a difendere la propria causa presso la dea [[Atena]] e i nobili dell'[[Areopago]]. Oreste si dichiarò colpevole di matricidio, ma sostenne di essersi purificato dalla sua colpa mediante la sofferenza e venne assolto. Secondo le tragedie di [[Euripide]], alcune delle [[Erinni]] non accettarono il verdetto e continuarono a tormentare Oreste, che, disperato, consultò nuovamente l'oracolo di [[Delfi]]: gli fu prescritto di recarsi in [[Tauride]] (l'odierna Crimea) e di impossessarsi della statua di [[Artemide]], custodita nel tempio sacro alla dea. Quando vi giunse con [[Pilade]], scoprì che la sacerdotessa era sua sorella [[Ifigenia]], che credeva morta. Con il suo aiuto, rubò la statua e la portò a [[Micene]]; in seguito sposò [[Ermione]], figlia di [[Menelao]]. Secondo una versione, Oreste ebbe un figlio, [[Pentilo]], unendosi [[Erigone]], figlia di [[Egisto]] e [[Clitennestra]].
  
 
==Fonti==
 
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Versione delle 23:36, 21 feb 2012

Figlio di Agamennone, re di Micene, e di Clitennestra. Era ancora un ragazzo quando la madre e il suo amante, Egisto, assassinarono Agamennone. Elettra, sorella maggiore di Oreste, temendo per la vita del fratello, lo affidò allo zio Strofio, re della Focide, che lo allevò assieme al proprio figlio, Pilade, di cui rimase grande amico per tutta la vita. Divenuto adulto, Oreste vendicò la morte del padre, ma l'idea del matricidio lo faceva inorridire, dopo aver consultato l'oracolo di Delfi, ritornò a Micene e compì la vendetta. Perseguitato dalle Erinni, le dee vendicatrici, Oreste vagò a lungo, finché, su consiglio del dio Apollo, si recò ad Atene a difendere la propria causa presso la dea Atena e i nobili dell'Areopago. Oreste si dichiarò colpevole di matricidio, ma sostenne di essersi purificato dalla sua colpa mediante la sofferenza e venne assolto. Secondo le tragedie di Euripide, alcune delle Erinni non accettarono il verdetto e continuarono a tormentare Oreste, che, disperato, consultò nuovamente l'oracolo di Delfi: gli fu prescritto di recarsi in Tauride (l'odierna Crimea) e di impossessarsi della statua di Artemide, custodita nel tempio sacro alla dea. Quando vi giunse con Pilade, scoprì che la sacerdotessa era sua sorella Ifigenia, che credeva morta. Con il suo aiuto, rubò la statua e la portò a Micene; in seguito sposò Ermione, figlia di Menelao. Secondo una versione, Oreste ebbe un figlio, Pentilo, unendosi Erigone, figlia di Egisto e Clitennestra.

Fonti