Differenze tra le versioni di "Orco (1)"

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Personaggio tra i più famosi nelle leggende di ogni paese, che, anche se descritto localmente con caratteristiche o aspetto parzialmente differente, presenta però dei caratteri strutturali fondamentali che si ritrovano dovunque. Si tratta sempre di un gigante antropofago che ha la capacità di percepire con l'olfatto la presenza di uomini vivi, anche se ben nascosti. Come l'uomo morto è maleodorante per i vivi, cosi lo è il vivo per i morti; l'Orco appartiene quindi al regno della morte, ed è una immagine della Morte lui stesso. Ciò coincide sia con i legami. evidentissimi anche nelle favole, tra l'Orco e i riti iniziatici, sia con la corrispondenza del nome a quello della divinità latina dei morti, equivalente ad Hades. Nella religione romana antica Orcus è una figura di origine popolare, a volte confusa con Caronte, che, a poco a poco, perde le sue caratteristiche personali per divenire l'equivalente della Morte e dell'Inferno stesso. Nel tempo assume la dignità di un dio; a Roma esisteva un tempio al dio Orcus; di esso e della sua figura abbiamo solo fugaci sprazzi nella letteratura: Petronio lo definisce "forte", Virgilio "pallido", Ovidio "formidabile"; Grazio Falisco ce lo presenta mentre vola per il mondo con le sue ali nere, e Nepotianus lo dice alto e dotato di una lunga barba. La sua identificazione con gli stessi inferi si tramanda nell'iconografia medievale, dove l'ingresso dell'Inferno è spesso rappresentato come una gigantesca mostruosa bocca. La bocca rappresenta in effetti la traduzione simbolica dell'aspetto divorante e distruttivo, che è la caratteristica primaria dell'Orco, e quindi la presenza dominante delle fauci o di una dentatura possente è una costante nella descrizione del personaggio.
 
Personaggio tra i più famosi nelle leggende di ogni paese, che, anche se descritto localmente con caratteristiche o aspetto parzialmente differente, presenta però dei caratteri strutturali fondamentali che si ritrovano dovunque. Si tratta sempre di un gigante antropofago che ha la capacità di percepire con l'olfatto la presenza di uomini vivi, anche se ben nascosti. Come l'uomo morto è maleodorante per i vivi, cosi lo è il vivo per i morti; l'Orco appartiene quindi al regno della morte, ed è una immagine della Morte lui stesso. Ciò coincide sia con i legami. evidentissimi anche nelle favole, tra l'Orco e i riti iniziatici, sia con la corrispondenza del nome a quello della divinità latina dei morti, equivalente ad Hades. Nella religione romana antica Orcus è una figura di origine popolare, a volte confusa con Caronte, che, a poco a poco, perde le sue caratteristiche personali per divenire l'equivalente della Morte e dell'Inferno stesso. Nel tempo assume la dignità di un dio; a Roma esisteva un tempio al dio Orcus; di esso e della sua figura abbiamo solo fugaci sprazzi nella letteratura: Petronio lo definisce "forte", Virgilio "pallido", Ovidio "formidabile"; Grazio Falisco ce lo presenta mentre vola per il mondo con le sue ali nere, e Nepotianus lo dice alto e dotato di una lunga barba. La sua identificazione con gli stessi inferi si tramanda nell'iconografia medievale, dove l'ingresso dell'Inferno è spesso rappresentato come una gigantesca mostruosa bocca. La bocca rappresenta in effetti la traduzione simbolica dell'aspetto divorante e distruttivo, che è la caratteristica primaria dell'Orco, e quindi la presenza dominante delle fauci o di una dentatura possente è una costante nella descrizione del personaggio.
<br>Altre caratteristiche si vanno comunque, a seconda dei paesi, ad affiancare a quesra connotazione principale. Spesso un motivo panicolarmente insistito riguarda gli occhi o lo sguardo, cne con la bocca hanno stretti legami simbolici (si pensi all'occhio dei Ciclopi identificato con la bocca dei vulcani, o ai detti popolari del tipo "man¬giare con gli occhi"). Spesso l'orco ha un solo occhio in mezzo alla fronte: così per esempio il [[Lorg]] tirolese, il [[Tartaro (2)|Tartaro]] basco, il Vouivre francese (da non confondere con la Vouivre) sono orchi monocoli; del resto anche il POLIFEMO greco rientra a buon diritto in questa categoria. e può essere considerato anzi il capostipite degli orchi monocoli. Ma esistono anche altre varianti sempre sul tema degli occhi: per esempio lo Spillautsche della Slesia ha due occhi terribili, oltre a zanne da cinghiale; la Fànsmutter della stessa regione ha occhi fiammeggian¬ti, ed il Liderc ungherese irradia luce come una lampada. A volte l'Orco, per accentuare il suo carattere divoratore, assume nel volto dei tratti canini (v. [[Cinocefali]]): abbiamo cosi i [[Trynetirk]] svedesi, i [[Baednag-Njadne]] lapponi, i [[Koiran-Kuolanen]] finlandesi, ed il Tartaro ungherese (da non confondere col Tartaro basco), tutti con la testa di cane o di lupo. Altre volte i caratteri distintivi possono essere diversi; l'orchessa Uzembini degli Zulù è riconoscibile dal suo gigantesco alluce; lo [[Jaelbaegen]] siberiano ha sette teste, e tracce di policefalia sembra avere anche l'orco [[Ezuzum]], dei Fang del Gabon.
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<br>Altre caratteristiche si vanno comunque, a seconda dei paesi, ad affiancare a quesra connotazione principale. Spesso un motivo panicolarmente insistito riguarda gli occhi o lo sguardo, cne con la bocca hanno stretti legami simbolici (si pensi all'occhio dei Ciclopi identificato con la bocca dei vulcani, o ai detti popolari del tipo "man¬giare con gli occhi"). Spesso l'orco ha un solo occhio in mezzo alla fronte: così per esempio il [[Lorg]] tirolese, il [[Tartaro (2)|Tartaro]] basco, il Vouivre francese (da non confondere con la Vouivre) sono orchi monocoli; del resto anche il [[Polifemo]] greco rientra a buon diritto in questa categoria. e può essere considerato anzi il capostipite degli orchi monocoli. Ma esistono anche altre varianti sempre sul tema degli occhi: per esempio lo Spillautsche della Slesia ha due occhi terribili, oltre a zanne da cinghiale; la Fànsmutter della stessa regione ha occhi fiammeggian¬ti, ed il Liderc ungherese irradia luce come una lampada. A volte l'Orco, per accentuare il suo carattere divoratore, assume nel volto dei tratti canini (v. [[Cinocefali]]): abbiamo cosi i [[Trynetirk]] svedesi, i [[Baednag-Njadne]] lapponi, i [[Koiran-Kuolanen]] finlandesi, ed il Tartaro ungherese (da non confondere col Tartaro basco), tutti con la testa di cane o di lupo. Altre volte i caratteri distintivi possono essere diversi; l'orchessa Uzembini degli Zulù è riconoscibile dal suo gigantesco alluce; lo [[Jaelbaegen]] siberiano ha sette teste, e tracce di policefalia sembra avere anche l'orco [[Ezuzum]], dei Fang del Gabon.
 
<br>Mentre sull'origine della figura dell'Orco, generata da una personificazione della Morte e poi trasformata in un personaggio liturgico che svolge il ruolo del demone distruttore nei riti di iniziazione, si è ormai d'accordo, sull'origine del nome, al di là della derivazione certa dal latino orcus, si sono fatte ipotesi anche assurde. Si è pensato che il francese ogre derivasse da hongrois, ungherese, con riferimento agli invasori orientali; ipotesi certamente bislacca, anche se è reale il fatto che molto spesso gli invasori sono stati inseriti nella categoria degli Orchi: per esempio in Bretagna l'Orco è chiamato [[Sarrasin]], mi ricordo, evidentemente, delle invasioni saracene. Secondo Gaston Paris, l'Orco sarebbe invece una derivazione dall'indiano [[Rakshasa]]; il fatto viene dimostrato con delle finezze etimologiche alquanto forzate: e d'altronde, a parte l'antropofagia, non esistono molti altri tratti in comune tra queste due categorie.
 
<br>Mentre sull'origine della figura dell'Orco, generata da una personificazione della Morte e poi trasformata in un personaggio liturgico che svolge il ruolo del demone distruttore nei riti di iniziazione, si è ormai d'accordo, sull'origine del nome, al di là della derivazione certa dal latino orcus, si sono fatte ipotesi anche assurde. Si è pensato che il francese ogre derivasse da hongrois, ungherese, con riferimento agli invasori orientali; ipotesi certamente bislacca, anche se è reale il fatto che molto spesso gli invasori sono stati inseriti nella categoria degli Orchi: per esempio in Bretagna l'Orco è chiamato [[Sarrasin]], mi ricordo, evidentemente, delle invasioni saracene. Secondo Gaston Paris, l'Orco sarebbe invece una derivazione dall'indiano [[Rakshasa]]; il fatto viene dimostrato con delle finezze etimologiche alquanto forzate: e d'altronde, a parte l'antropofagia, non esistono molti altri tratti in comune tra queste due categorie.
  
 
[[Categoria:Creature Fantastiche]]
 
[[Categoria:Creature Fantastiche]]
 
[[Categoria:Orchi]]
 
[[Categoria:Orchi]]

Versione delle 13:18, 19 giu 2011

Personaggio tra i più famosi nelle leggende di ogni paese, che, anche se descritto localmente con caratteristiche o aspetto parzialmente differente, presenta però dei caratteri strutturali fondamentali che si ritrovano dovunque. Si tratta sempre di un gigante antropofago che ha la capacità di percepire con l'olfatto la presenza di uomini vivi, anche se ben nascosti. Come l'uomo morto è maleodorante per i vivi, cosi lo è il vivo per i morti; l'Orco appartiene quindi al regno della morte, ed è una immagine della Morte lui stesso. Ciò coincide sia con i legami. evidentissimi anche nelle favole, tra l'Orco e i riti iniziatici, sia con la corrispondenza del nome a quello della divinità latina dei morti, equivalente ad Hades. Nella religione romana antica Orcus è una figura di origine popolare, a volte confusa con Caronte, che, a poco a poco, perde le sue caratteristiche personali per divenire l'equivalente della Morte e dell'Inferno stesso. Nel tempo assume la dignità di un dio; a Roma esisteva un tempio al dio Orcus; di esso e della sua figura abbiamo solo fugaci sprazzi nella letteratura: Petronio lo definisce "forte", Virgilio "pallido", Ovidio "formidabile"; Grazio Falisco ce lo presenta mentre vola per il mondo con le sue ali nere, e Nepotianus lo dice alto e dotato di una lunga barba. La sua identificazione con gli stessi inferi si tramanda nell'iconografia medievale, dove l'ingresso dell'Inferno è spesso rappresentato come una gigantesca mostruosa bocca. La bocca rappresenta in effetti la traduzione simbolica dell'aspetto divorante e distruttivo, che è la caratteristica primaria dell'Orco, e quindi la presenza dominante delle fauci o di una dentatura possente è una costante nella descrizione del personaggio.
Altre caratteristiche si vanno comunque, a seconda dei paesi, ad affiancare a quesra connotazione principale. Spesso un motivo panicolarmente insistito riguarda gli occhi o lo sguardo, cne con la bocca hanno stretti legami simbolici (si pensi all'occhio dei Ciclopi identificato con la bocca dei vulcani, o ai detti popolari del tipo "man¬giare con gli occhi"). Spesso l'orco ha un solo occhio in mezzo alla fronte: così per esempio il Lorg tirolese, il Tartaro basco, il Vouivre francese (da non confondere con la Vouivre) sono orchi monocoli; del resto anche il Polifemo greco rientra a buon diritto in questa categoria. e può essere considerato anzi il capostipite degli orchi monocoli. Ma esistono anche altre varianti sempre sul tema degli occhi: per esempio lo Spillautsche della Slesia ha due occhi terribili, oltre a zanne da cinghiale; la Fànsmutter della stessa regione ha occhi fiammeggian¬ti, ed il Liderc ungherese irradia luce come una lampada. A volte l'Orco, per accentuare il suo carattere divoratore, assume nel volto dei tratti canini (v. Cinocefali): abbiamo cosi i Trynetirk svedesi, i Baednag-Njadne lapponi, i Koiran-Kuolanen finlandesi, ed il Tartaro ungherese (da non confondere col Tartaro basco), tutti con la testa di cane o di lupo. Altre volte i caratteri distintivi possono essere diversi; l'orchessa Uzembini degli Zulù è riconoscibile dal suo gigantesco alluce; lo Jaelbaegen siberiano ha sette teste, e tracce di policefalia sembra avere anche l'orco Ezuzum, dei Fang del Gabon.
Mentre sull'origine della figura dell'Orco, generata da una personificazione della Morte e poi trasformata in un personaggio liturgico che svolge il ruolo del demone distruttore nei riti di iniziazione, si è ormai d'accordo, sull'origine del nome, al di là della derivazione certa dal latino orcus, si sono fatte ipotesi anche assurde. Si è pensato che il francese ogre derivasse da hongrois, ungherese, con riferimento agli invasori orientali; ipotesi certamente bislacca, anche se è reale il fatto che molto spesso gli invasori sono stati inseriti nella categoria degli Orchi: per esempio in Bretagna l'Orco è chiamato Sarrasin, mi ricordo, evidentemente, delle invasioni saracene. Secondo Gaston Paris, l'Orco sarebbe invece una derivazione dall'indiano Rakshasa; il fatto viene dimostrato con delle finezze etimologiche alquanto forzate: e d'altronde, a parte l'antropofagia, non esistono molti altri tratti in comune tra queste due categorie.