Memnone

Figlio di Titone ed Eos e fratello di Emazione; allevato dalle Esperidi e da Cissia, la sposa mortale del padre, divenne, benché ancora fanciullo, re di Persia, e dopo poco tempo anche d'Etiopia, succedendo al fratello Emazione; finì per stabilirsi in questa terra. Partecipò alla guerra di Troia come alleato di Priamo (di cui era nipote) al decimo anno, dopo la morte di Ettore: stando ad Omero non ci fu nessuno più bello di lui tra tutti coloro che intervennero nel conflitto[1]. Egli arrivò a Troia alla testa di un immenso esercito, composto da guerrieri etiopi, persiani, assiri e indiani.

La morte

Memnone uccise Antiloco che si era frapposto tra lui e il padre Nestore: fu quindi affrontato in duello da Achille, amico della vittima. Lo scontro fu durissimo, ma alla fine s'impose Achille, che riuscì a decapitare Memnone. Achille rese omaggio al valore del nemico organizzando per lui la cerimonia funebre insieme a quella prevista per Antiloco: un unico rogo arse le due vittime. Eos, disperata, supplicò Zeus di far rivivere in qualche modo Memnone, e il re degli dèi fece nascere dalle ceneri dell'eroe due stormi di uccelli immortali. Sulla riva del Nilo c'era una statua di un re egizio, probabilmente Amenofi, che poi fu detta la statua di Memnone: questa statua al levarsi del sole mandava un certo suono, che fu interpretato come il saluto di Memnone a sua madre Eos. Le vicende di Memnone erano narrate nel perduto poema Etiopide. Una versione del tutto diversa è quella riferita da Filostrato[2], secondo cui Memnone regnò per cinque generazioni, senza mai recarsi a Troia.

Note

Riferimenti artistici

  • Medardo Rosso, Memnone, testa di gesso su cera.