Mari

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Mari, assieme al suo consorte Sugaar (chiamato anche Maju), sono considerate le divinità supreme nell'antica mitologia basca. Creature simili alle streghe, chiamate sorginak, sono i loro servitori.
A Mari vengono attribuite doti come profetessa e come oracolo; non a caso, gli adepti, seguendo il rito prestabilito, la chiamavano tre volte sostando davanti alle grotte per poi interrogarla. Lei compariva all'ingresso delle sue abitazioni, le cui pareti sono decorate di oro e oggetti preziosi, che se trafugati perdono il loro valore e si tramutano in carbone. Quindi la dea governa anche l'avidità degli umani e nello stesso tempo è in grado di trasmutare le sostanze.
Tra i suoi compiti fondamentali, vi è quello di presiedere la stesura delle leggi e di controllarne il rispetto. Inoltre governa tutti i fenomeni meteorologici, che scatena, talvolta, per punire i suoi sudditi. È associata alla luna.
I luoghi dove, abitualmente, si manifesta sono le vicinanze delle grotte, tra le principali, quelle di Amboto. La dea è considerata la regina degli inferi, che comunicano con il mondo tramite grotte e anche pozzi. Attraverso essi fuoriescono, talvolta, i morti e proprio per questo motivo, i fedeli ponevano daventi agli ingressi offerte e cibo.

ICONOGRAFIA

Mari è rappresentata in forme diverse: come donna oppure come animale (avvoltoio). Mari in genere assume la forma di un uccello nella sua dimora infera: vola fuori dalle grotte come avvoltoio o corvo. Nella grande caverna di Supelegor, sul monte Itizine, compare sotto forma di avvoltoio insieme al suo seguito.

EPITETI

Spesso il suo nome è combinato con Andre, "Signora". Conserva altresì dei nomi locali derivanti dai punti in cui è solita apparire, spesso nei pressi di grotte: Signora di Amboto, Andre mari Munoko, cioé Signora Mari di Muno, Txindokiko Mari, cioè La Mari di Chindoqui, e altre.