Licabas

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Giovane assiro, noto anche come Licaba, fu il compagno inseparabile di Ati, il bellissimo adolescente indiano. I due giovani, che condividevano la passione per il tiro dell'arco, si erano da poco uniti quando decisero di aggregarsi al contingente armato di asiatici che Fineo aveva formato per piombare nel palazzo del re etiope Cefeo, suo fratello, il giorno delle nozze della figlia di costui con Perseo: Fineo, ex promesso sposo della ragazza, non aveva accettato la rottura del fidanzamento, che era stata voluta da Cefeo.

La morte

Una volta entrati nella reggia, Fineo e i suoi non persero tempo a dichiarare le loro intenzioni. Lo scontro armato si fece subito cruento, e tra le primissime vittime vi fu Ati, ucciso proprio da Perseo, che lo percosse mortalmente con un ceppo che era stato usato per i sacrifici. Licabas scoppiò in lacrime; poi, furente, afferrò l'arco di Ati per scoccare una freccia contro Perseo, ma il dardo toccò appena le pieghe della veste dell'eroe greco, che mosse quindi contro il nemico ed estratta la spada gliela conficcò tutta nel petto. Morendo, Licabas si gettò sul corpo dell'amato, dopo avergli rivolto un ultimo, tenero sguardo. Il sangue sparso dei due giovani fece sì che altri due seguaci di Fineo, chiamati Forbas e Anfimedonte, vi scivolassero sopra, provocando la loro caduta: quando fecero per rialzarsi, trovarono ad attenderli la spada di Perseo, che non lasciò loro scampo.

Interpretazioni

Ati e il suo compagno ci sono noti soltanto da Ovidio; impossibile dunque dire se già presso i mitografi questi due personaggi comparissero come seguaci di Fineo. Tra i quali troviamo millantatori e assassini, o gente priva di scrupoli come Cromi, uccisore dell'inerme vegliardo Emazione; ma Ati e Licabas appaiono decisamente diversi da costoro. Licabas è essenzialmente un giovane uomo che per il sedicenne Ati prova un amore autentico e una sconfinata ammirazione; quest'ultimo sentimento si spiega col fatto che Ati è un semidio, figlio di una naiade del Gange, e come tale può dunque essere contrapposto a un altro seguace di Fineo, Nileo, il quale millanta di essere figlio del Nilo. Neppure si può dire che Ati e Licabas abbiano modi volgari: a differenza di molti uomini di Fineo, che lanciano provocazioni e insulti, Ati tende il suo arco senza dire una parola, Licabas affronta Perseo esternandogli soltanto il suo enorme dolore per la morte del compagno. Mettendo poi in evidenza il bellissimo volto di Ati, il poeta fa in qualche modo capire che lo è anche il suo animo, nonostante l'appoggio dato a Fineo. Molto interessanti sono poi le sequenze relative agli ultimi istanti dei due giovani: Ati, che prima di cadere al suolo volge qua e là i suoi occhi incredibilmente rimasti bellissimi in un viso ridotto per il resto a una maschera di sangue; Licabas, che dopo aver scoccato senza successo la sua freccia non pensa a fuggire, desiderando intimamente seguire l'amato nella morte, e che si ricongiunge con lui sorridendo con la certezza che gli resterà per sempre unito; e che Perseo stesso non resti del tutto insensibile al sentimento che lega i due giovani sembra provato dal fatto che egli non osa colpire l'indifeso Licabas per tutto il tempo che questi piange sul cadavere di Ati. C'è inoltre da rilevare come Ati e Licabas siano molto somiglianti alle due coppie di guerrieri omosessuali citati nell'Eneide (i troiani Eurialo e Niso e i latini Cidone e Clizio).