Differenze tra le versioni di "Leucaspi"

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*[[Virgilio]], [[Biblioteca:Eneide, Libro I| Eneide Libro, I]] e [[Biblioteca:Eneide, Libro VI|Libro VI]]
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[[Categoria:Mitologia Greca]]
 
[[Categoria:Mitologia Greca]]

Versione delle 14:59, 24 mar 2017

Giovane licio che seguì il re Sarpedonte nella guerra di Troia in difesa della città assediata: quando questi morì passò sotto il comando di Oronte.

La morte

Caduta Troia, tutti i Lici superstiti, ad eccezione di Scilaceo, si unirono ad Enea esule nel Mediterraneo. Durante la navigazione una tempesta si abbatté sulla flotta: la nave dei Lici affondò, e solo pochi di essi poterono essere tratti in salvo. Quando Enea discese vivo nel mondo sotterraneo sotto la guida della Sibilla, vide gli spiriti di Leucaspi e Oronte al di fuori dell'Ade, costretti a rimanerne esclusi a causa della mancata sepoltura.


Scorge lì mesti e privi dell'onore della morte
Leucaspi e il condottiero della flotta licia Oronte,
che, mentre navigavano da Troia nel mare ventoso,
l'Austro inabissò insieme, travolgendo in acqua la nave e gli uomini

(Virgilio, Eneide, VI)

Interpretazioni

Contrariamente a Oronte, nell' Eneide il nome di Leucaspi non viene fatto nel passo che descrive la sciagura: non si può però escludere che sia proprio lui il nocchiero della nave dei Lici, di cui Virgilio narra la raccapricciante morte.


 Il Noto afferra e travolge tre navi su scogli
nascosti - rocce tra i flutti, che gli Italici chiamano Are,
immane dorso a fior d'acqua -; tre l'Euro sospinge
dal largo nelle secche delle dune, miserevole vista,
e caccia nei bassifondi e cinge d'un argine di sabbia.
Una, che trasportava i Lici e il fido Oronte,
davanti ai suoi occhi un enorme maroso colpisce
piombando a poppa: il nocchiero è sbalzato e precipita
a capofitto

(Virgilio, Eneide, I)

Bibliografia

Fonti antiche