Leprechaun

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Questa creatura la si vede seduta sotto una siepe, mentre ripara una scarpa, e chi la cattura può farsi consegnare le sue pentole d'oro, perché è un avaro che ha accumulato grandi ricchezze; ma se distogliete gli occhi da lui svanisce come il fumo. Si dice sia figlio di uno spirito malvagio e di un folletto degradato e indossa, secondo M'Anally, un mantello rosso con sette bottoni per fila, e un cappello ricurvo, su cui alle volta ruota, come su di una punta. Nel Donegal va in giro addobbato con un lungo soprabito di panno. Si tratta di un tipico folletto solitario, come il Far Darrig o il Cluricaun, anche se spesso lo si cita come il rappresentante per antonomasia degli esseri fatati. Il nome sembra derivare dall'irlandese luacharman, pigmeo, o da leith bbrogan, il calzolaio di una scarpa. Si tratta in effetti di un esserino minuscolo, alto tra i 20 e i 70 centimetri, la cui principale occupazione è quella di lavorare ad aggiustare scarpe spaiate, che gli servono come scrigni per riporre le sue non indifferenti ricchezze. I suoi genitori sono poco raccomandabili, essendo il padre uno spirito malvagio, e la madre una fata degenere. Da questa poco virtuosa ascendenza il Leprachaun ha tuttavia ereditato, oltre alla sua scontrosa voglia di solitudine, solo lo smodato amore per gli alcolici ed il tabacco, che di notte va a rubacchiare nelle case. Il suo umore è molto mutevole; anche quando non beve, non fuma e non ripara scarpe, è facilmente riconoscibile dal suo cappello a tricorno rosso e dalle scarpe a tacco alto, con grosse fibbie d'argento.