Le Baccanti

Le Baccanti (in greco antico Βάκχαι / Bàkchai) è una tragedia di Euripide, scritta mentre l'autore era alla corte di Archelao, re di Macedonia, tra il 407 ed il 406 a.C. Euripide morì pochi mesi dopo averla completata. L'opera fu rappresentata ad Atene pochi anni dopo, probabilmente nel 403 a.C.,[2] sotto la direzione del figlio (o nipote) dell'autore, chiamato anch'egli Euripide. Venne messa in scena nell'ambito di una trilogia che comprendeva anche Alcmeone a Corinto (oggi perduta) e Ifigenia in Aulide. Tale trilogia di opere fruttò all'autore una vittoria postuma alle Grandi Dionisie di quell'anno.

Trama

Penteo è colpevole di opporsi all'introduzione del culto di Dioniso nella città di Tebe, al quale hanno invece già ceduto prima le donne tebane, tra le quali la stessa Agave, madre di Penteo, poi il vecchio Cadmo e il vate Tiresia. Penteo fa imprigionare il dio, che però riesce a liberarsi, suscitando nel re la curiosità di conoscere le sacre orgie. Penteo, perciò, travestito da baccante si avvia verso il Citerone per esplorarlo; ma viene scoperto dalle baccanti, tra le quali anche la madre, che scambiandolo per una fiera lo dilaniano. Dopo la macabra impresa, Agave, guidata da Cadmo, ritorna in sé e piange la sua sventura.

Il Testo