Laride

Versione del 3 lug 2016 alle 17:00 di 95.238.125.252 (discussione) (Interpretazione)

Giovane latino, figlio di Dauco, partecipò col gemello Timbro alla guerra contro i troiani sbarcati nel Lazio. I due fratelli erano assolutamente identici.

La morte

Armato di spada, Laride affrontò Pallante volendo vendicare la morte del fratello che era stato decapitato poco prima dall'arcade, ma questi riuscì a prevenirne la mossa, e con la propria spada lo distese agonizzante al suolo, dopo aver reciso l'arto superiore destro con cui Laride appunto impugnava l'arma.

 E voi, Laride e Timbro,
figli di Dauco, ambi d'un parto nati,
per le sue man cadeste. Eran costoro
sí l'un del tutto a l'altro somigliante,
che dal padre indistinti e da la madre
facean lor grato errore e dolce inganno.
Sol or Pallante (ahi! troppo duramente)
vi fe' diversi: ch'a te 'l capo netto,
Timbro, recise; a te, Laride, in terra
mandò la destra. E questa anche guizzando
te per suo riconobbe, e con le dita
strinse il tuo ferro, e 'l brancicò più volte.

(Virgilio, Eneide)

Interpretazione

Laride e Timbro sono probabilmente le vittime più celebri di Pallante, pur non appartenendo a una stirpe illustre. L'episodio con la loro uccisione si apre in modo inconsueto, col poeta che apostrofa i due defunti; viene quindi rievocata, in versi quasi elegiaci, la loro serenità tra le pareti domestiche prima della chiamata alle armi: un bozzetto familiare, in cui la straordinaria rassomiglianza dei due giovani fa da elemento di saldatura. Tutto questo sarà spazzato via da due fendenti, nella maniera più macabra possibile; un tocco di pathos è dato dall'agonia di Laride, che disteso impotente sul terreno vede la propria mano recisa palpeggiare convulsamente la spada con cui egli avrebbe voluto vendicare il diletto gemello.

Bibliografia

Fonti Antiche