Iride

È la dea, o meglio, la personificazione dell'arcobaleno. Figlia di Taumante e dell'oceanina Elettra, discende dalla stirpe dell'Oceano, tanto da essere qualche volta considerata sorella delle Arpie. Ha il compito di portare i messaggi degli dèi, e specialmente quelli di Zeus e di Era, agli uomini. È una fanciulla alata, vestita di un leggero velo che, illuminato dal sole, prende i colori dell'arcobaleno; con Zefiro dette alla luce Eros, secondo una delle molte leggende sull'origine di questo dio.
Appare molte volte nell'Iliade, non è invece mai nominata nell'Odissea. Nell'Eneide è mandata da Giunone a svolgere uno strano incarico: strappare un capello a Didone suicida per affrettarne la morte (IV 693-705). Nel V libro Iride è mandata nel campo troiano, dove, prese le sembianze della vecchia Beroe, spinge le donne, stanche di continui spostamenti, a incendiare le navi. Nel libro IX, Iride, sempre inviata da Giunone, incita Turno che sedeva nella valle sacra al suo avo Pilumno, a tornare a combattere, giacchè Enea è lontano dal campo.