Ione (Euripide)

IONE
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Titolo orig.: Ἴων
Autore: Euripide
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Sezione: Mitologia Greca
Anno: 413-410 a.C.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Tragedie
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Lingua orig.: Greco antico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

Tragedia di Euripide, rappresentata per la prima volta ad Atene, in un anno imprecisato tra il 413 ed il 410 a.C.. Si tratta di una tragedia dai toni lievi e caratterizzata dal lieto fine, un filone che pare essere stato inventato dallo stesso Euripide.

TRAMA[modifica]

Ione è il fondatore delle tribù ionie e sta al servizio dell’Oracolo di Delfi. Sua madre Creusa in gioventù era stata sedotta da Apollo e poi da questi data in sposa a Xuto, che ovviamente ignorava il tutto; alla nascita il bimbo venne sottratto loro.
Creusa e Xuto si recano presso il santuario di Delfi per interrogare l’Oracolo circa la loro difficoltà a generare. Il caso volle che Creusa e Ione si incontrino, si parlino, ma non si riconoscano. L’Oracolo rende noto a Xuto che non solo aveva già generato un figlio ma che la prima persona che incontrerà uscendo dal tempi sarà in realtà proprio suo figlio.
Ione è il predestinato, ma capovolgendosi le sorti del destino Xuto è convinto che sia frutto di un suo amore con un’altra donna. Lo convince a seguirlo. Creusa non accetta la cosa perché vorrebbe che un suo discendente occupasse il trono alla morte del marito e quindi inizia a progettarne la morte. La Pizia interviene e spiega alla donna la verità, quindi è la volta del deus ex machina rappresentato da Atena che le suggerisce di far credere al marito quello che vuole dato che dal figlio di lei Ione non deriverà solo una stirpe reale bensì l’intere stirpi.

INTERPRETAZIONE[modifica]

Nello "Ione", una tragedia probabilmente rappresentata nella penultima decade del V sec. a.C., Euripide porta sulla scena, e risolve positivamente, l'eterno dramma dell'uomo alla ricerca di quei vincoli di sangue che né il tempo né le distanze possono rimuovere o spezzare . "Ione" , come "Elena" , appartengono ai cosidetti "drammi del caso", in cui i destini umani sono affidati non a un provvidenziale intervento divino, ma a un ceco moto d'eventi che ostacolando, mutando e deviando i progetti e le azioni degli uomini fa scaturire dai loro cuori e dalle loro menti una complessa, contraddittoria e molteplice umanità. Quindi la vicenda: un bambino abbandonato in una grotta, una madre tormentata dai rimorsi, un riconoscimento con lieto fine dopo molte peripezie che comprendono un finto riconoscimento, una trama omicida e un tentativo di linciaggio. Lo Ione è il più antico esempio di dramma a intreccio del teatro europeo. Più che una tragedia è una tragicommedia, tutta giocata sugli equivoci dell'identità e percorsa da un'ironia sottile che fa dei suoi personaggi degli eroi minuscoli, incapsulati nel loro inconsapevole gioco delle parti, ma alla fine riscattati dai capricci del destino. Ma nonostante il lieto fine, ciò che emana da questa tragedia dell'estrema maturità di Euripide è un angoscioso senso di debolezza e di precarietà della condizione umana, sottratta sia a un disegno provvidenziale divino sia al dominio della ragione. Un finale propiziato dal caso, che coinvolge tutti i personaggi: Ione, il Coro delle serve di Creusa, Creusa, Xuto, il Vecchio, il Servo di Creusa, la Pizia e gli dei chiamati Ermes e Atena e l'evocato Apollo. Ogni fatto dimostra, tragicamente, come l'uomo sia "pupazzo" in balia di un destino a cui gli stessi dei possono solo assistere.

IL TESTO[modifica]

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