Racconti:Il velo fatato

Versione del 16 giu 2013 alle 18:04 di Ilcrepuscolo (discussione | contributi) (Nuova pagina: <poem>C'era una volta un pescatore che viveva felice in una misera capanna in riva al mare. Passava le sue giornate a pescare, poi andava a vendere il pesce in paese. La sua esistenza ...)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)

C'era una volta un pescatore che viveva felice in una misera capanna in riva al mare.
Passava le sue giornate a pescare, poi andava a vendere il pesce in paese. La sua
esistenza poteva sembrare monotona, perché non gli capitava mai nulla di straordinario;
ma per lui erano cose straordinarie le albe color della madreperla, i meriggi col mare che
sembrava uno specchio, i tramonti tutti rossi e d'oro, le notti tempestate di stelle, e perfino
le burrasche, quando i nuvolosi neri sembravano abbassarsi fino a toccare la cresta
schiumosa delle onde. Perciò egli trovava meravigliose tutte le sue ore e viveva felice e in
pace con sé e con gli altri. Un mattino in cui, come al solito, era andato a pescare, mentre
gettava l'amo nell'acqua, si guardò intorno e pensò: " Oggi è una giornata particolarmente
splendida. Il mare è azzurro di cobalto, il cielo è terso e infinito, l'aria è purissima, il verde
dei pini è smagliante". Mentre pensava così, sentì un profumo acuto e soave, che non
avrebbe saputo attribuire a nessun fiore conosciuto, ma che era così forte da stordire. "
Voglio vedere da dove proviene quel profumo così buono" pensò; e deposta la canna
sulla riva, segui la scia del buon odore. Arrivato ai margini del bosco vide un magnifico
velo appeso ai rami di un pino. Il profumo veniva proprio di là.
- Oh! - esclamò il pescatore. - Che meraviglia! Porterò a casa quel velo e lo conserverò
come un tesoro a ricordo di questa stupenda giornata.
Subito si arrampicò sull'albero, stacco delicatamente il velo dai rami, poi ridiscese a terra.
Distese con precauzione il velo sull'erba e rimase a guardarlo affascinato. Era davvero
una meraviglia, il più bel velo che occhio d'uomo avesse mai visto. Intessuto di raggi di
luna frammisti a raggi di sole, scintillava qua e là di lucentissime stelle; e nonostante fosse
così largo da poter avvolgere una persona, era anche tanto sottile e leggiero che si poteva
raccogliere tutto nel palmo di una mano. Dopo averlo ammirato a lungo, il pescatore lo
piegò con precauzione e si avviò verso casa per riporlo; ma in quel momento dall'ombra di
un pino sbucò una deliziosa fanciulla.
- Ehi, buon uomo, quel velo è mio! - gridò - E' il velo delle ninfe celesti. Ridammelo subito,
per cortesia.
Senza nemmeno voltarsi il pescatore rispose:
- Allora è veramente un velo prezioso. Sarei uno sciocco, se te lo restituissi.
Poi si volse per vedere chi aveva parlato. La fanciulla che gli stava davanti era bellissima,
una vera ninfa celeste. Aveva i capelli lunghi e neri sciolti sulle spalle; indossava un
chimono che sembrava d'argento; ma in quel momento il suo viso era rigato di pianto.
- Ti prego, dammi il velo, altrimenti non potrò tornare fra le mie sorelle - supplicò con voce
di pianto; e nel suo dolore sembrò anche più bella.
Il pescatore non si staccava di contemplare la bellissima fanciulla, e a poco a poco il suo
cuore si intenerì.
- Te lo restituirò se tu mi prometti di restare quaggiù con me a danzare le meravigliose
danze del cielo - disse.
- Oh, si, danzerò per te; ma tu ridammi il velo.
- Fossi sciocco! Se te lo restituisco, tu voli subito in cielo e io non potrò mai più vederti, ne
sono certo!
- No. Ho promesso che danzerò per te e lo farò. Nessun mortale ha mai veduto le danze
delle ninfe celesti, ma tu lo vedrai. E sappi che le ninfe non mentono mai.
Il pescatore si lasciò pregare un altro poco, e infine restituì il velo. La fanciulla se ne
avvolse e incominciò subito una danza meravigliosa. Il pescatore sedette sopra un tronco
e la guardò rapito. Il velo ondeggiava intorno alla ninfa come sostenuto da mani invisibili,
e intanto i suoi piedini si staccavano leggermente dalla terra; ella restò sospesa nell'aria,
mentre dal cielo cadeva una pioggia di fiori stupendi. Il pescatore ben presto si accorse
che i suoi timori erano fondati; vide con apprensione la fanciulla salire leggera nell'aria,
allontanarsi, su, su, verso le cime del sacro monte Fugi. Voleva chiamarla ma non
riusciva, voleva tendere le braccia, ma non poteva sollevarle. E pian piano la ninfa si
dissipò nella nebbia che avvolgeva le pendici del Fugi, e le vette candide di neve. Non ci
fu più, all'orizzonte, che il meraviglioso panorama di sempre. Ma il pescatore sentiva nel
cuore una gran pace e il ricordo di una viva felicità, come se si fosse appena svegliato da
un bellissimo sogno. " E' davvero una giornata meravigliosa" penso. " Finché avrò vita non
dimenticherò quella fanciulla soave". E ritornò a passi lenti alla riva del mare per
riprendere la canna da pesca abbandonata poco prima sulla sabbia.