Differenze tra le versioni di "Idilli"

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Versione delle 13:01, 6 dic 2013

Opera di Teocrito. La critica ne attribuisce solo 21 al poeta e distinguendoli per la raffinatezza e l'armonicità dell'ispirazione. La maggior parte di questi (9) sono propriamente bucolici, hanno cioè contenuto agreste; 4 sono poemetti epico-mitologici (epilli), 6 sono mimi e componimenti lirici (in metro e dialetto eolico), 2 sono carmi erotici, 2 encomi. Gli Idilli più famosi sono senz'altro Dafni, il Ciclope, Le Talisie (che la tradizione vuole composta nell'isola di Cos), Le siracusane, Ila, Epigrammi, Arsinoe, Tirsi, Serenata, Pecoraio, Eracle bambino, Syrinx, Le Incantatrici, I Mietitori,
L'amore di Cinisca, Le Càriti (encomio di Gerone II, che ha dei riferimenti alla guerra che stava per iniziare contro i cartaginesi e che è da situare nel 276 aC), il Tolomeo (encomio di Filadelfo, che ci suggerisce il suo viaggio in Egitto sia avvenuto verso il 271 circa), La fattura, La visita d'amore, Dioscuri, Berenice. Alcuni di questi idilli ispireranno Virgilio.
Il metro di Teocrito è l'esametro epico che illustra aspetti tradizionali dell'arte e della cultura siciliana, ma vuole essere comunque gradito alla sua epoca, aggiornandosi alle tendenze elleniche della letteratura, pur traendone nuovi effetti musicali e senza disdegnare il dialetto dorico della città natia. Oltre al genere bucolico e descrittivo d'ambienti Teocrito si dedicò naturalmente alla tematica mitologica. La sua nascita a Siracusa, oltre che dalla tradizione, ci è confermata dalla Suda.
La tradizione manoscritta ci ha conservato un corpus teocriteo che comprende 30 "eidullia" (idilli, o bozzetti, quadretti descrittivi, così chiamati nella tradizione grammaticale con termine generico; la connotazione in senso lirico-pastorale non appartiene all'antichità, bensì fu acquisita in età moderna proprio per il contenuto pastorale di molti componimenti teocritei) e 25 epigrammi, presenti anche nell' Antologia Palatina. A questo corpus si aggiungono i resti di un trentunesimo idillio trasmesso dal Papiro di Antinoe, il frammento di una Berenìke (Berenice), probabilmente un carme in onore della madre di Tolomeo II, tramandato da Ateneo (VII 284 a) e infine il "Flauto di Pan", uno di quei carmi figurati o "technopaegnia" nei quali si imitava la forma degli oggetti cantati, variando allo scopo la lunghezza dei versi.

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