Filottete (Sofocle)

FILOTTETE
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Titolo orig.: Φιλοκτήτης
Autore: Sofocle
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Sezione: Mitologia Greca
Anno: 409 a.C.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Tragedie
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Greco antico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

Il Filottete (in greco Φιλοκτήτης, Philoktètes) è una tragedia di Sofocle, composta nel 409 a.C.
La tragedia è un'altra trasposizione tragica di un mito epico, tipica della tragedia sofoclea; il mito era stato infatti trattato in testi precedenti, tra i quali in particolare il poema perduto Piccola Iliade.
Tra i temi trattati, probabilmente in questa tragedia Sofocle elabora il concetto sofistico di natura, che era vista dai sofisti come qualcosa di per niente piacevole e accogliente. Filottete viene rappresentato come il «vecchio maestro» (insegnante; archetipo), esponente di un modo tradizionale di impartire l'educazione.
A proposito del comportamento di Odisseo si può ipotizzare che Sofocle in un certo senso critica l'uso arbitrario del potere contro i deboli. Forse la tragedia, essendo stata rappresentata nel 409 a.C., ventila il possibile ritorno di Alcibiade in Atene, vista la drammatica situazione in cui versava la città, impegnata nella guerra del Peloponneso.

TRAMA[modifica]

Filottete è stato abbandonato, già da dieci anni, dai suoi compagni in viaggio per la guerra contro Troia, sull'isola di Lemno, a causa di una ferita infetta e puzzolente provocatagli da una vipera. Un oracolo, però, solo ora svela ai Greci che senza l'arco di Filottete Troia non cadrà mai. Questi incaricano allora Odisseo e Neottolemo (figlio di Achille) di andare sull'isola e recuperare ad ogni costo l'arco di Filottete. Odisseo, che in questa tragedia è presentato come un eroe meschino e crudele, ha un piano diabolico: Neottolemo dovrà fingere di avere litigato con i capi greci (in particolare con Odisseo, a cui sarebbero state affidate le armi del padre di Neottolemo contro la volontà di quest'ultimo) e cercare di accattivarsi la fiducia di Filottete, facendosi consegnare l'arco, che altrimenti sarebbe stato preso con la forza da lui. L'inganno riesce, grazie anche alla comparsa di un marinaio greco che si finge mercante e annuncia l'arrivo di Odisseo, e Filottete consegna il suo arco all'amico Neottolemo, che a sua volta lo consegna ad Odisseo. All'ultimo momento, però, Neottolemo si pente e riprende l'arco a Odisseo e lo riconsegna a Filottete. Odisseo si infuria e solo l'intervento di Eracle appiana i dissapori e convince Filottete ad imbarcarsi per Troia.

IL TESTO[modifica]

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