Differenze tra le versioni di "File:San Giorgio libera la principessa di Trebisonda.jpg"

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La parte superstite mostra un momento critico della storia di san Giorgio quando egli, segnalato da un'iscrizione in lettere capitali alla base dell'affresco, sta salendo sul suo cavallo bianco (raffigurato di terga) per imbarcarsi e andare a uccidere il drago che si accingeva a divorare la figlia del re della città. Il santo è infatti ritratto con un piede già sulla staffa, con lo sguardo già rivolto verso la sua destinazione, una barchetta che lo traghetterà dal mostruoso drago.
 
La parte superstite mostra un momento critico della storia di san Giorgio quando egli, segnalato da un'iscrizione in lettere capitali alla base dell'affresco, sta salendo sul suo cavallo bianco (raffigurato di terga) per imbarcarsi e andare a uccidere il drago che si accingeva a divorare la figlia del re della città. Il santo è infatti ritratto con un piede già sulla staffa, con lo sguardo già rivolto verso la sua destinazione, una barchetta che lo traghetterà dal mostruoso drago.

Versione delle 14:41, 26 set 2020

SCHEDA
Autore: Pisanello
Nazione: Italia
Titolo: San Giorgio libera la principessa di Trebisonda
Periodo: Arte Medievale
Stile: Gotico
Datazione: 1436-38
Tipologia: Pittura
Tecnica: Affresco
Ubicazione: Chiesa di Sant'Anastasia, Verona
Descrizione: L'affresco era composto da due parti, quella destra, con il commiato di san Giorgio dalla principessa di Trebisonda, che ci è pervenuta in condizioni buone, e quella sinistra, con il drago al di là del mare, che è quasi totalmente perduta.

La parte superstite mostra un momento critico della storia di san Giorgio quando egli, segnalato da un'iscrizione in lettere capitali alla base dell'affresco, sta salendo sul suo cavallo bianco (raffigurato di terga) per imbarcarsi e andare a uccidere il drago che si accingeva a divorare la figlia del re della città. Il santo è infatti ritratto con un piede già sulla staffa, con lo sguardo già rivolto verso la sua destinazione, una barchetta che lo traghetterà dal mostruoso drago. La principessa, dai tratti nobili e finissimi, assiste muta alla scena e dietro di lei si trovano tre cavalli con cavalieri, uno di fronte e due di profilo, e un ariete accovacciato. A sinistra si vedono un levriero e un cagnolino da compagnia. Straordinaria è la ricchezza delle armature e dei paramenti delle cavalcature, come anche la ricercatezza delle vesti e delle acconciature della principessa e del suo seguito. Essa è dipinta di profilo, come nelle effigi delle medaglie, ed ha un'acconciatura molto elaborata, con fasce che trattengono sospesa la grande massa di capelli e l'attaccatura della capigliatura altissima, secondo la moda dei primi decenni del secolo, ottenuta depilando i capelli sulla fronte e le tempie con una candela accesa. Il suo abito sontuoso è di stoffa e pelliccia. Gli animali dimostrano, ancora una volta, la predilezione dell'autore per le raffigurazioni acute e tratte dal vero della natura. La parte sinistra è occupata dal corteo di curiosi, di dimensione più piccola, radunatisi nei pressi dell'attracco dove è già pronta la barca, con la quale l'eroe deve salpare. I loro volti presentano una grande varietà di ritratti, studiati accuratamente come testimoniano i molti disegni fatti da Pisanello e dalla sua bottega (in larga parte nel Codice Vallardi, al Cabinet des Dessins del Museo del Louvre). Tra questi spiccano i due volti grotteschi a sinistra, forse due "turcimanni", ispirati dalle descrizioni degli Ottomani che stavano assediando l'Impero bizantino, o suggestionati da più antichi resoconti sull'invasione dell'Orda d'Oro. Anche il paesaggio sembra partecipare silenziosamente al clima di suspense allucinante e rarefatto della partenza. La parte superiore è occupata da un'alta rupe che incombe sul mare, molto goticheggiante, e dalla città ideale di Trebisonda, dalla ricchissima architettura, popolata da fitte torri, guglie di edifici religiosi e, all'estrema destra, un castello. Queste immaginifiche architetture contribuiscono alla creazione di un'atmosfera fiabesca, rotta però, come tipico nel gotico internazionale, da notazioni macabre e grottesche: fuori dalla porta cittadina si trovano infatti due impiccati alla forca, uno addirittura coi pantaloni abbassati. Alcuni hanno rilevato una certa "fiorentinità" dello sfondo, con la torre merlata che ricorda da vicino quella di Arnolfo, il campanile appuntito come quello della Badia Fiorentina e gli impiccati che l'autore avrebbe avuto modo di poter vedere quotidianamente nella piazza delle Forche, dove si trovava la chiesa di Santa Maria della Croce al Tempio in cui, secondo la testimonianza - peraltro unica - di Vasari, l'artista avrebbe dipinti alcuni affreschi perduti. Si tratta di osservazioni non condivise da tutta la critica, mirate a provare il soggiorno dell'artista a Firenze verso il 1423, secondo un filone critico che vorrebbe l'artista partecipe delle novità rinascimentali. Il cielo è ormai annerito e non permette di comprendere i giochi di luce che unificavano la rappresentazione. I volti hanno perso le velature a tempera, acquistando un pallore esasperato, come si vede bene nel volto del san Giorgio. L'argento delle armature, ottenuto anche con inserti metallici, è quasi completamente sparito, lasciando una superficie annerita. Nel lato perduto del dipinto si sono salvati pochi dettagli, come quello, vivissimo, di una salamandra che cammina tra i resti (ossa e altro) dei pasti del drago.

Sezione: Mitologia Cristiana
Tag: San Giorgio, Sabra
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attuale17:08, 9 apr 2017Miniatura della versione delle 17:08, 9 apr 20173 200 × 2 309 (3,02 MB)Ilcrepuscolo (discussione | contributi){{Museo |anagrafica=SCHEDA |autore=Pisanello |titolo=San Giorgio libera la principessa di Trebisonda |periodo=Arte Medievale |datazione=1436-38 |tipologia=Pittura |tecnica=Affresco |ubicazione=Chiesa di San'Anastasia, Verona |descrizione=L'affresco era co
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