Eros

Per i Greci Eros, per i Romani Cupido, era rappresentato come un giovanetto nudo di grandissima bellezza armato di un arco col quale scagliava le infallibili frecce dalla cui ferita nasceva il mal d'amore. Era la personificazione della forza irresistibile che spinge gli esseri umani uno verso l'altra. Era venerato non solo come dio dell'amore ma anche come protettore delle amicizie fra gli uomini. Figlio di Afrodite e di Ares, appena nacque Zeus al solo guardarlo conobbe quanti guai avrebbe combinato quel bimbo e cercò di convincere Afrodite a sopprimerlo. Allora Afrodite, per salvarlo da Zeus, lo fece allevare di nascosto nei boschi dalle bestie feroci. Appena il bimbo crebbe abbastanza da utilizzare un arco, se ne costruì uno di frassino e le frecce di cipresso, imparò da solo l'uso dell'arma addestrandosi con gli animali nell'arte di ferire gli uomini e gli dèi. Non risparmiò nemmeno la madre, scoccandole a tradimento una freccia infatti, la fece innamorare di Adone (unico amore della dea) che fu ucciso da Ares ingelosito. Afrodite, gelosa della bellezza di Psiche, pregò Eros affinchè la facesse innamorare del più povero dei mortali per togliersela davanti. Il dio, vedendo la ragazza, ne restò incantato e l'amò senza rivelarle chi egli fosse e senza farsi mai guardare, altrimenti lo avrebbe perso. Psiche, incitata dalle sorelle, non resistette alla tentazione ed una notte, accesa una lampada, lo guardò; ma il dio, svegliatosi di soprassalto per uno schizzo d'olio, sparì. Psiche cercò inultilmente il suo amore; anzi Afrodite la umiliava ed angustiava durante le sue ricerche. Infine i due si ritrovarono, ed Eros ottenne da Zeus che la sua amata fosse posta fra gli immortali. Dalla loro unione nacque la Voluttà.