Differenze tra le versioni di "Dioniso"

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Figlio di [[Zeus]] e di [[Semele]], dio del vino, della gioia, del benessere fisico. Sua madre morì a [[Tebe]] nel darlo alla luce, ed il bambino fu allevato da [[Ino]], sorella di [[Semele]] e sposa di [[Atamante]], ad [[Orcomeno]], e poi dalle ninfe della valle boscosa di [[Nisa]] che lo nascosero in una caverna. [[Licurgo]], re degli [[Edoni]] nella [[Tracia]], cacciò da [[Nisa]] le ninfe ed il loro allievo, ma fu punito dagli dèi. Anche [[Penteo]], re di [[Tebe]], si oppose al dio, e fu per castigo ucciso dalla sua stessa madre. Dioniso cambiò, poi, in delfini i pirati del Tirreno che volevano depredarlo, fatta eccezione per il timoniere [[Acete]] che l'aveva difeso (una volta trasformati, i giovani si ravvedettero completamente dedicando il resto della loro vita al salvataggio di naufraghi). Il dio con una schiera obbediente di [[Menadi]] (o [[Baccanti]]), [[sileni]] e [[satiri]], girò la Grecia e passò in Asia, arrivando sino all'India, introducendo da per tutto il suo culto. Dopo queste lunghe peregrinazioni sulla terra, scese nell'[[Ade]] e condusse la madre [[Semele]] sull'[[Olimpo]], tra gli dèi. Nel culto, Dioniso fu messa in stretta relazione con [[Demetra]], divinità della vegetazione, e con [[Apollo]], col quale aveva in comune la facoltà della divinazione e dell'ispirazione poetica. Per influenze asiatiche e soprattutto frigie, il suo culto assunse caratteristiche orgiastiche: in suo onore si tenevano feste chiassose e disordinate, per le libagioni di vino, a cui sui abbandonavano, da prima donne e giovani, e poi anche uomini. Tali cerimonie si celebravano ogni tre anni, per lo più di notte, sui monti. [[Tiaso]] si chiamava il suo corteggio; [[Tiadi]], [[Baccanti]], [[Menadi]], [[Bassaridi]] le partecipanti, che indossavano una lunga veste, agitavano fiaccole, suonavano tamburelli e crotali e flauti invocando il dio col grido "euios" (festose). Per questo si chiamava anche [[Bacco]] (schiamazzante) e [[Bromio]] (che fa strepito). Il culto genuino greco ebbe manifestazioni più composte nelle Dionisie, celebrate 4 volte all'anno: piccole [[Dionisie]], o rurali (a gennaio); [[Lenee]] (gennaio-febbraio); [[Antesterie]] (febbraio-marzo); grandi [[Dionisie]] o urbane (marzo aprile). I Romani lo adoravano con i nomi di [[Bacco]] e [[Libero]].
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Figlio di [[Zeus]] e di [[Semele]], dio del vino, della gioia, del benessere fisico. Sua madre morì a [[Tebe]] nel darlo alla luce, ed il bambino fu allevato da [[Ino]], sorella di [[Semele]] e sposa di [[Atamante]], ad [[Orcomeno]], e poi dalle ninfe della valle boscosa di [[Nisa]] che lo nascosero in una caverna. [[Licurgo]], re degli [[Edoni]] nella [[Tracia]], cacciò da [[Nisa]] le ninfe ed il loro allievo, ma [[Dioniso]] lo fece impazzire. Punì con la pazzia anche il fratellastro di [[Licurgo]], il pirata [[Bute (3)|Bute]], che invece aveva stuprato e rapito [[Coronide (3)|Coronide]], una delle [[Menadi]], le seguaci del dio. [[Penteo]], re di [[Tebe]], fu un altro che si oppose all'introduzione del culto di [[Dioniso]], e fu per castigo ucciso dalla sua stessa madre. Dioniso cambiò, poi, suscitò il terrore in una banda di giovani pirati del Tirreno (senza nessun rapporto con [[Bute (3)|Bute]]) che volevano depredarlo, ed essi si gettarono tra le onde; il dio ne ebbe pena e li salvò, trasformandoli in delfini (una volta trasformati, i giovani si ravvedettero completamente dedicando il resto della loro vita al salvataggio di naufraghi), mentre il timoniere [[Acete]] poté conservare la forma umana avendo a suo tempo difeso il dio. Il dio con una schiera obbediente di seguaci, formata da [[Menadi]] (o [[Baccanti]]), [[sileni]] e [[satiri]], dopo aver girato tutta la Grecia passò in Asia, arrivando sino all'India, introducendo dappertutto il suo culto. Dopo queste lunghe peregrinazioni sulla terra, si calò nell'[[Ade]] e condusse la madre [[Semele]] sull'[[Olimpo]], tra gli dèi. Nel culto, Dioniso fu messa in stretta relazione con [[Demetra]], divinità della vegetazione, e con [[Apollo]], col quale aveva in comune la facoltà della divinazione e dell'ispirazione poetica. Per influenze asiatiche e soprattutto frigie, il suo culto assunse caratteristiche orgiastiche: in suo onore si tenevano feste chiassose e disordinate, per le libagioni di vino, a cui sui abbandonavano, da prima donne e giovani, e poi anche uomini. Tali cerimonie si celebravano ogni tre anni, per lo più di notte, sui monti. [[Tiaso]] si chiamava il suo corteggio; [[Tiadi]], [[Baccanti]], [[Menadi]], [[Bassaridi]] le partecipanti, che indossavano una lunga veste, agitavano fiaccole, suonavano tamburelli e crotali e flauti invocando il dio col grido "euios" (festose). Per questo si chiamava anche [[Bacco]] (schiamazzante) e [[Bromio]] (che fa strepito). Il culto genuino greco ebbe manifestazioni più composte nelle Dionisie, celebrate 4 volte all'anno: piccole [[Dionisie]], o rurali (a gennaio); [[Lenee]] (gennaio-febbraio); [[Antesterie]] (febbraio-marzo); grandi [[Dionisie]] o urbane (marzo aprile). I Romani lo adoravano con i nomi di [[Bacco]] e [[Libero]].
  
 
==Epiteti==
 
==Epiteti==

Versione delle 16:40, 4 lug 2011

Figlio di Zeus e di Semele, dio del vino, della gioia, del benessere fisico. Sua madre morì a Tebe nel darlo alla luce, ed il bambino fu allevato da Ino, sorella di Semele e sposa di Atamante, ad Orcomeno, e poi dalle ninfe della valle boscosa di Nisa che lo nascosero in una caverna. Licurgo, re degli Edoni nella Tracia, cacciò da Nisa le ninfe ed il loro allievo, ma Dioniso lo fece impazzire. Punì con la pazzia anche il fratellastro di Licurgo, il pirata Bute, che invece aveva stuprato e rapito Coronide, una delle Menadi, le seguaci del dio. Penteo, re di Tebe, fu un altro che si oppose all'introduzione del culto di Dioniso, e fu per castigo ucciso dalla sua stessa madre. Dioniso cambiò, poi, suscitò il terrore in una banda di giovani pirati del Tirreno (senza nessun rapporto con Bute) che volevano depredarlo, ed essi si gettarono tra le onde; il dio ne ebbe pena e li salvò, trasformandoli in delfini (una volta trasformati, i giovani si ravvedettero completamente dedicando il resto della loro vita al salvataggio di naufraghi), mentre il timoniere Acete poté conservare la forma umana avendo a suo tempo difeso il dio. Il dio con una schiera obbediente di seguaci, formata da Menadi (o Baccanti), sileni e satiri, dopo aver girato tutta la Grecia passò in Asia, arrivando sino all'India, introducendo dappertutto il suo culto. Dopo queste lunghe peregrinazioni sulla terra, si calò nell'Ade e condusse la madre Semele sull'Olimpo, tra gli dèi. Nel culto, Dioniso fu messa in stretta relazione con Demetra, divinità della vegetazione, e con Apollo, col quale aveva in comune la facoltà della divinazione e dell'ispirazione poetica. Per influenze asiatiche e soprattutto frigie, il suo culto assunse caratteristiche orgiastiche: in suo onore si tenevano feste chiassose e disordinate, per le libagioni di vino, a cui sui abbandonavano, da prima donne e giovani, e poi anche uomini. Tali cerimonie si celebravano ogni tre anni, per lo più di notte, sui monti. Tiaso si chiamava il suo corteggio; Tiadi, Baccanti, Menadi, Bassaridi le partecipanti, che indossavano una lunga veste, agitavano fiaccole, suonavano tamburelli e crotali e flauti invocando il dio col grido "euios" (festose). Per questo si chiamava anche Bacco (schiamazzante) e Bromio (che fa strepito). Il culto genuino greco ebbe manifestazioni più composte nelle Dionisie, celebrate 4 volte all'anno: piccole Dionisie, o rurali (a gennaio); Lenee (gennaio-febbraio); Antesterie (febbraio-marzo); grandi Dionisie o urbane (marzo aprile). I Romani lo adoravano con i nomi di Bacco e Libero.

Epiteti