Diomede (2)

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Re di Argo, figlio di Tideo - uno dei Sette contro Tebe - di cui vendicò la morte nella seconda spedizione contro la città: da allora divenne grande amico di un altro degli Epigoni, Stenelo. I due furono poi tra coloro che aspirarono alla mano di Elena, e quando questa fu rapita da Paride parteciparono alla guerra di Troia, in cui Stenelo fece da scudiero e auriga all'amico.

Nella guerra di Troia

Nei dieci anni del conflitto, Diomede fu, dopo Achille, l'eroe acheo che inflisse più perdite umane ai troiani e ai loro alleati. Ebbe anche modo di ferire due delle divinità protettrici della città, Afrodite e Ares. In un paio di imprese clamorose ebbe come compagno Ulisse: l'assalto notturno nella tenda di Reso, il giovane signore di Tracia, che fu colpito nel sonno proprio da Diomede, e il ratto del Palladio. Fu anche uno dei guerrieri che si nascosero nel cavallo di legno.

Le peripezie successive e l'approdo in Italia

Dopo la caduta di Troia, Diomede incappò nell'ira di Afrodite, che non gli aveva perdonato il ferimento. La dea mandò sulla sua flotta una tempesta: gettato sulla costa di Licia, Diomede corse il rischio di venire sacrificato ad Ares dal re Lico che voleva vendicare la morte del suo predecessore Sarpedone caduto a Troia, ma la figlia del re gli venne in aiuto facendolo fuggire di nascosto. In seguito Diomede sbarcò per sbaglio ad Atene, in una notte senza luna: Demofonte pensò si trattasse di invasori e inviò un corpo di armati che uccisero diversi compagni di Diomede, il quale si allontanò con le sue navi in fretta e furia perdendo il Palladio. L'eroe fece infine ritorno in patria; ma qui ad attenderlo c'era la moglie infedele, che col suo amante congiurò per ucciderlo: salvatosi miracolosamente, Diomede lasciò Argo e si rifugiò in Italia, fondandovi diverse colonie. Secondo una tradizione avrebbe qui sposato una figlia di Dauno.

Vittime di Diomede nella guerra di Troia