Differenze tra le versioni di "Demetra"

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Versione delle 12:28, 10 gen 2009

Nota presso i Romani col nome di Cerere, apparteneva alla prima generazione divina degli dei Olimpi, come i fratelli Zeus, Ade e Poseidone e le sorelle Era ed Estia. Era quindi figlia di Crono, che la inghiottì, e di Rea. Alter-ego della madre ed anche di Gea, era, come loro, venerata come Madre Terra; ma mentre Gea rappresentava l'elemento primordiale e Rea la potenza generatrice, Demetra era la divinità della terra coltivata, la dea del grano. Con il dono dell'agricoltura, fondamento di civiltà, Demetra dette agli uomini anche le regole del vivere civile e, di conseguenza, le leggi. Nel doppio aspetto di Rea/Demetra, le storie orfiche accennano al suo congiungimento con Zeus dal quale sarebbe nata Core o Persefone, l'unica figlia di Demetra secondo la tradizione classica.

La ricerca di Persefone: ovvero il susseguirsi delle stagioni

Nella leggenda, come nel culto, Demetra era strettamente legata alla figlia Persefone che fu rapita da Ade. Nella disperata ricerca della figlia, la dea abbandonò l'Olimpo e rinunciò alle sue funzioni divine, tanto che la terra deperì e smise di dare frutti finché la figlia non le venne resa, almeno per un periodo dell'anno. Gli antichi videro adombrati in questo mito riferimenti impliciti ai cicli della natura, delle stagioni, dei raccolti, in particolare ai frutti della terra che trascorrono parte dell'anno nascosti sotto la superficie per poi sbocciare e fruttificare. Non mancano richiami (messi in evidenza in più di un testo filosofico e, molto probabilmente, anche nei misteri) al destino dell'uomo, il cui corpo, sepolto sotto terra come Persefone, non impedisce all'anima di raggiungere l'immortalità in una continua dialettica di morte e rinascita. Al nucleo centrale della leggenda di Demetra, il cui significato era rivelato solo agli iniziati dei Misteri di Eleusi, si aggiunsero in varie epoche miti secondari, come quello della violenza che subì da Poseidone. Un'altra leggenda vuole che Demetra si sia innamorata di Iasione dal quale ebbe Pluto, la ricchezza. Tutti i miti, anche se contraddittori, sono comunque concordi nel non attribuire un marito a Demetra, che generò i suoi figli al di fuori di ogni vincolo coniugale. Durante la peregrinazione di Demetra in cerca della figlia Persefone, Poseidone aveva inseguito la dea, bramoso d'amore, finché Demetra decise di nascondersi fra i cavalli del dio Onco, a Telfusa d'Arcadia. Ma Poseidone si trasformò in cavallo e la violentò. Dalla loro unione nacque una figlia di cui non era lecito pronunciare il nome; e un cavallo, Arione appunto (cfr. Omero, Iliade XXIII, 346 ss.; Pausania 8, 25, 7 ss. e 8, 42, 1 ss.); Quando Demetra sentì, con un acuto dolore al cuore, il grido della figlia Persefone strappata al mondo dei vivi dalla fiamma amorosa di Ade, volò come un uccello sopra le terre e le acque alla sua ricerca, vagando per nove giorni e nove notti con due fiaccole accese nelle mani; non volle toccare né nettare né ambrosia, che sono il cibo degli dei, e non sostò neppure per bagnarsi il corpo. Adirata con l'Olimpo intero, il cruccio di Demetra si tramutò in furore quando, al decimo giorno delle sue peregrinazioni, Poseidone osò violentarla. Decise allora di non risalire più in Cielo e di abdicare alla sua funzione divina provocando così l'inaridimento generale della terra che non dava più frutti. Zeus fu costretto a inviare Ermes nel mondo dei morti con l'incarico di riportare Persefone alla madre ma, per avere ingerito del cibo mentre era nell'Ade (un seme di melagrano datole ad arte dal marito), Persefone fu obbligata a passare un terzo dell'anno negli Inferi, rimanendo invece sulla terra con la madre il resto dell'anno.