Collectanea Rerum Memorabilium

L'opera di Solino, scritta in un latino molto "manieristico", è meramente compilativa. Solino attinge infatti a piene mani dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, dalla De Chorographia di Pomponio Mela, dall'opera di Svetonio e, con ogni probabilità, anche da quella di Marco Terenzio Varrone. Il Mommsen teorizza la possibilità che autori o opere non pervenutici altrimenti (per esempio Cornelio Bocco e il poemetto Roma di Svetonio) siano tra le altre possibili fonti.
Leggendo tali autori Solino avrebbe annotato le cose più strane e meravigliose inerenti a popoli, usanze, animali e piante illustrandole all'interno di una cornice geografica. Il testo è dedicato ad un certo Aventus, forse uno dei consoli per l'anno 258. Segue una trattazione sulla storia di Roma dalle origini al principato di Augusto. Sono poi di seguito esaminate l'Italia, la Grecia, le regioni intorno al Mar Nero, la Germania, la Gallia, la Britannia, la Spagna. Seguono poi le province dell'Africa. La descrizione continua con l'Arabia, l'Asia minore, l'India e l'impero dei Parti.
Il testo fu oggetto di notevole rielaborazione, forse dallo stesso Solino, che in effetti, nella seconda epistola dedicatoria, definisce il proprio lavoro polyhistor. Nel medioevo il termine divenne anche sinonimo dell'autore stesso.
Il tema meraviglioso del libro, la sua estensione molto ridotta rispetto alle opere di Plinio il Vecchio, ne decretarono il successo nel medioevo. Ne furono eseguiti anche alcuni rimaneggiamenti in particolare si ricordano quelli in esametri tradizionalmente attribuiti a Teodorico e a Pietro Diacono. Frutto dell'ammirazione per la sua opera nel Medioevo è anche il ruolo, parallelo a quello di Virgilio nella Divina Commedia, di accompagnatore del poeta Fazio degli Uberti nel suo mediocre Dittamondo.
Tra i commenti più importanti sono da ricordare le Plinianae exercitationes (1689) di Claude Saumaise mentre l'edizione più celebre è considerata la seconda curata da Theodor Mommsen nel 1895 con un'importante introduzione sui manoscritti utilizzati, le fonti di Solino e i suoi successivi compilatori. Tra le pochissime traduzioni si può ricordare quella italiana di Giovan Vincenzo Belprato (Venezia, 1559).