Ciclope (Euripide)

CICLOPE
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Titolo orig.: Κύκλωψ
Autore: Euripide
Nazione: {{{nazione}}}
Sezione: Mitologia Greca
Anno: 415 a.C.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Tragedie
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Greco antico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

Il ciclope (in greco antico Κύκλωψ / Kýklops) è un dramma satiresco del drammaturgo greco Euripide. È una parodia dell'episodio del ciclope Polifemo, narrato nell'Odissea (libro IX). Non se ne conosce l’anno di prima rappresentazione.

TRAMA[modifica]

Quando Odisseo arriva al paese dei Ciclopi, la Sicilia, incontra Sileno (capo di un gruppo di satiri che sono stati catturati e resi schiavi dal ciclope), e gli offre di scambiare il proprio vino con del cibo. Essendo un servo di Dioniso, Sileno non sa resistere alla tentazione di farsi dare il vino, ma lo scambia con cibo non suo, bensì del ciclope. Quest'ultimo poco dopo arriva, e Sileno per giustificare la mancanza del cibo accusa Odisseo di averlo sottratto di nascosto ed inoltre di averlo preso con la forza: ne nasce una discussione, ma il ciclope, poco interessato alla diatriba, porta Odisseo e alcuni uomini del suo equipaggio nella sua grotta, e divora alcuni di loro. Per liberarsi, Odisseo idea un piano: offrirà il vino al ciclope per farlo ubriacare, e poi lo accecherà con un palo di legno.
Il ciclope e Sileno si ubriacano insieme, tanto che il primo comincia a chiamare il secondo Ganimede (il coppiere degli dei) e lo invita nella sua grotta, probabilmente con qualche intenzione sessuale. A quel punto Odisseo decide di mettere in atto il suo piano. I satiri all'inizio si offrono di dare il proprio aiuto, ma quando arriva il momento si defilano con una serie di scuse assurde. Odisseo allora chiede ai satiri un incitamento per l'impresa che a quel punto compie con i suoi compagni e acceca il ciclope.
Odisseo in precedenza aveva detto al ciclope di chiamarsi Nessuno, così quando il ciclope accecato urla di dolore, e il coro di satiri gli chiede (non per aiutarlo, ma per prenderlo in giro) chi sia stato a ferirlo, la risposta è la famosa "Nessuno mi ha accecato", che scatena la derisione da parte dei satiri. Nel frattempo Odisseo e il suo equipaggio scappano sulla nave.

IL TESTO[modifica]

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