Callicantzaroi

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Con questo nome si definiscono degli esseri di temperamento malevolo, ma dai confini incerti, la cui figura spazia tra quella del licantropo e quella del vampiro, e sfiora perfino quella dei mostri a carattere cosmico. Il nome deriva dal turco karakondjilos, lupo mannaro; denominazione che è giustificata dalla leggenda, giunta anche ai giorni nostri, che certi uomini, durante i dodici giorni tra Natale e l'Epifania, si trasformino nottetempo in mostri con le unghie lunghe, le facce rosse, gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca. Sotto questa forma vagano di casa in casa terrorizzando la gente. Secondo un'altra leggenda si tratta invece di vampiri, destinati a questa lugubre sorte dopo la morte fin dalla loro nascita. Sono dei bambini nati il giorno di Natale, che scontano il peccato di orgoglio commesso dalle loro madri nell'aver voluto mettere al mondo un figlio nello stesso giorno della Madonna. Per evitare questa condanna, una volta defunti vengono loro bruciate le piante dei piedi, così che anche gli artigli vampireschi vengano bruciati e resi inoffensivi. Una ulteriore variante fa dei Callicantzaroi una specie di Uomini selvaggi, dall'aspetto satiresco, con le zampe caprine o asinine, peli su tutto il corpo, ed una notevole smania erotica. Di giorno si tengono nascosti in grotte o tra i cespugli, cibandosi di rettili, e di notte escono all'aperto ed attendono il passaggio di qualche fanciulla per sedurla. Infine, secondo un mito arrivato fino all'epoca contemporanea, i Callicantzaroi avrebbero una curiosa abitudine: essi corrodono a morsi le colonne, o la colonna, che sono il fondamento della Terra. Il lavoro dura tutto l'anno e, verso il Natale, quando non resta che una sottilissima striscia, risalgono a terra per non rimanere schiacciati. Ma le colonne vengono miracolosamente ripristinate e quando essi ridiscendono negli abissi, nel giorno dell'Epifania, devono riprendere daccapo il faticoso lavoro, che di anno in anno si ripete incessantemente.