Briareo

Ecantochiro, figlio di Urano e di Gea, fratello di Cotto e di Gia: a volte è chiamato Egeone. Aveva, come i fratelli, cento braccia e cinquanta teste. Era probabilmente il dio del mare prima di Poseidone, come dimostra un passo dell'Iliade (I, 396), in cui si dice che gli uomini lo chiamavano Egeo (nome del mare che costeggia la Grecia). Secondo una leggenda, inoltre, Era, Poseidone ed Atena avevano incatenato Zeus in fondo al mare, fu Briareo, chiamato da Teti, a salvare il padre degli dèi. Briarèo fu costretto a reggere sulle spalle il peso enorme dell'Etna. Secondo una leggenda più antica il titano non avrebbe lottato contro Zeus perché rinchiuso assieme ai fratelli Cotto e Gia, nel Tartaro, dove vi era stato messo da Crono. Liberato da Zeus fece causa comune con lui aiutandolo a sicura vittoria. Per premio Zeus nominò i tre, custodi dei Titani vinti nel Tartaro. Briarèo sarebbe intervenuto anche quando Era aveva ordito una congiura ai danni di Zeus e sorpresala mentre dava il segnale di rivolta, avvisandolo riuscì a sventare la congiura in tempo. Zeus per punire la moglie, per lungo tempo la tenne appesa fra il cielo e la terra, con una catena d'oro, mettendogli ai piedi delle pesanti incudini. Quando Efesto cercò di liberare la madre, il padre lo scaraventò giù nel baratro e così il buon Efesto divenne zoppo.

Virgilio dà su Briareo una versione totalmente diversa: il mostro, creatura mortale, tentò l'assalto dell'Olimpo impugnando cinquanta spade e altrettanti scudi; ingaggiò battaglia contro Giove (Zeus), dal quale fu ucciso. Enea, disceso vivo nell'Ade insieme alla sibilla Deifobe, lo vide insieme ad altri mostri, tra cui Gerione e le Gorgoni, venendo da lei rassicurato che non gli avrebbero fatto alcun male in quanto ormai nient'altro che spiriti.