Biblioteca:Pindaro, Istmiche, VI

Versione del 30 apr 2017 alle 11:07 di Ilcrepuscolo (discussione | contributi) (Sostituzione testo - 'Troia' con 'Troia')

<poem> A FILACCIA D’EGINA. VINCITORE NEL PANCRAZIO SULL’ISTMO

I Strofe Or, come in simposio d’amici giocondo , pel valido atleta figliuol di Lampone libiamo la coppa seconda. Vuotammo la prima a te, Zeus pel fiore dei serti spiccato a Nemea; è questa pel Sire dell’Istmo, e per le cinquanta Nereidi: che vinse Filacide, il figlio più giovine: al Nume benigno che regge l’Olimpo offrire la terza concesso ne sia. Egina aspergendo di canti soavi.

Antistrofe Se un uomo che allegrasi di lauto dispendio travaglia, ed esercita divine virtù, e a lui germogliare fa un Demone gradevole fama, egli l’àncora all’ultime plaghe gittò di Fortuna. Tai sensi albergare nel seno dimanda il figliuol di Cleonico insino alla bianca vecchiaia e al passo de l’Ade: ond’io Cloto dal trono sublime imploro e le Parche sorelle, che il voto de l’uomo a me caro non rendano vano.

Epodo Or, d’Eaco figli dall’aureo carro, è legge chiarissima per me, se a quest’isola io giungo, nei canti onorarvi. Ché innumeri tramiti di vostre magnanime gesta si schiudon di séguito, e larghi son ben cento piedi. per mezzo a le genti Iperbòree ed oltre le foci del Nilo. Non trovi sf barbara lingua, si strana città, che non sappia la gloria di Peleo, l’eroe felice cognato dei Numi,

II Strofe che Aiace non sappia, non sappia Telamone suo padre, che a guerra correva alleato, su navi, con schiere tirinzie, a Troia, travaglio d’eroi, le frodi a punire di Laomedonte. Lo addusse il figliuolo d’AIcmena; e prese la rocca di Priamo, con lui, sterminò la progenie dei Meropi. E Alcide, trovato nel piano di Flegra Alcionio bifolco, gigante come alpe, la man non astenne dal nervo mugliante.

Antistrofe Or, quando a chiamare Telamone ei giunse, per gir su le navi, lo colse a banchetto. Avvolto nel vello leonino s’ergeva il figliuol d’Anfitrione possente; e Telamone gii porse una coppa di vino, di guizzi tutti aurei corrusca; e gli chiese che desse principio ai nettarei libami. Cosi favellò: «Padre Zeus, se mai con alma benevola udisti i miei voti.

Epodo con fervida prece ti supplico adesso, che nasca a quest’uomo da Eribia un figliuolo audace; e sia questo per lui mio dono ospitale. E indomita sia la sua tempra, com’è questo vello di fiera che i fianchi mi cinge In Neme lo vinsi; e fu questa la prima di tutte mie gesta ; e pari sia l’anima». Disse. E l’aquila, il re degli aligeri il Nume del cielo spedi. Soave piacere lo punse;

III Strofe e disse, parlando si come profeta:

Il figlio che brami, Telamone, avrai:

e prendi il suo nome dall’aquila compàrsati: chiamalo Aiace: sarà re possente, tremendo nel cozzo di guerra». Ciò disse, e sedette. Ma tutte narrar ie tue gesta per me troppo lungo sarebbe, che io per Pitea, per Filacida, o Musa, qui giunsi ministro di cantici. E tutto con poche parole, fome usano gli Argivi, dirò.

Antistrofe Tre volte il pancrazio già vinser su l’Istmo e in Neme, fra gli alberi fronzuti, gli splendidi figliuoli, e il german de la madre: e quanti inni trassero a luce! E aspergon la patria dei figli di Psalico col rorido umor de le Cariti: e onor di Temistio alla casa recando, dimorano in questa città cara ai Superi. E pregia Lampone quel detto d’Esiodo: che all’opere attender bisogna con cura; e ai suoi figli io insegna; e li esorta,

Epodo Egina adornando d’un pubblico fregio. E, amato dagli ospiti pei suoi benefizi. misura con l’animo cerca, misura mantiene; né il labbro favella diverso da quello ch ei pensa. Diresti ch’egli è fra gli atleti ciò ch’è fra le pietre la cote di Nasso, che tempera il bronzo. Lo disseterò con le linfe di Dirce, che attinser le figlie dell’aureo precinta Mnemosine, vicino ai bei valli di Cadmo.