Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, III, 4

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Quando Telefassa morì, Cadmo la seppellì, e poi, dopo aver ricevuto ospitalità presso i Traci, si recò a Delfi, per interrogare il Dio sulla sparizione di sua sorella Europa. E il Dio gli rispose di non darsi più pensiero di Europa, ma di seguire invece la guida di una vacca, e di fondare una città dove la vacca per stanchezza si fosse stesa a terra. Ricevuto questo responso, Cadmo si mise in viaggio attraverso la Focide, e incontrò una vacca nei pascoli di Pelagone: allora la seguì. Dopo aver attraversato la Beozia, l'animale si stese a terra nel luogo dove adesso sorge la città di Tebe. Cadmo decise di sacrificare la vacca ad Atena, e mandò alcuni dei suoi compagni ad attingere acqua alla fonte di Ares. Ma alla fonte faceva la guardia un drago - alcuni dicono figlio di Ares stesso - e uccise quasi tutti gli uomini mandati da Cadmo. Egli allora, infuriato, uccise il drago, e su consiglio di Atena seminò i suoi denti. Dai denti seminati balzarono fuori dalla terra molti uomini in armi, che vennero chiamati Sparti. Subito cominciarono a uccidersi fra loro, molti azzuffandosi involontariamente, altri senza nemmeno saperlo. Ferecide sostiene invece che quando Cadmo vide spuntare dalla terra quegli uomini armati, gettò contro di loro una pietra, e quelli, sospettandosi a vicenda di averla lanciata, cominciarono a far lotta.
Solo cinque si salvarono, Echione, Udeo, Ctonio, Iperenore e Peloro.

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Cadmo, come punizione per quelli che aveva ucciso, dovette servire Ares per un Grande Anno, che consiste in un periodo di otto anni.
Trascorso il periodo di servitù, Atena gli diede il regno del paese, e Zeus gli diede in sposa Armonia, figlia di Ares e Afrodite. Tutti gli Dèi lasciarono il cielo e scesero a far festa nella Cadmea, celebrando le nozze di Cadmo e Armonia con gli inni. Cadmo le regalò un peplo e una collana lavorata da Efesto: alcuni dicono che Efesto stesso l'aveva data a Cadmo, Ferecide invece sostiene che gliel'avesse data Europa, la quale l'aveva ricevuta da Zeus.
Cadmo ebbe quattro figlie, Autonoe, Ino, Semele e Agave, e un figlio, Polidoro. Ino andò sposa ad Atamante, Autonoe ad Aristeo, e Agave a Echione.

3

Zeus si innamorò di Semele, e si unì in amore con lei, di nascosto da Era. Zeus offrì alla fanciulla di chiedergli tutto ciò che voleva; e Semele, seguendo un consiglio ingannatore di Era, gli chiese di andare da lei proprio nello stesso aspetto di quando si avvicinava in amore a Era. Zeus non poteva rifiutare: si accostò al letto di Semele sul suo carro, tra folgori e saette, e scagliò il suo fulmine. Semele morì per il terrore, e Zeus tirò fuori dal fuoco il bambino di sette mesi che la fanciulla portava in seno, ancora immaturo, e se lo cucì in una coscia. Morta Semele, le altre figlie di Cadmo misero in giro la voce che la sorella si era unita a un uomo qualsiasi, e che Zeus, tirato falsamente in causa, l'aveva fulminata per la sua menzogna. Trascorso il tempo debito, Zeus si scucì la coscia, partorì Dioniso e lo affidò a Ermes. E questi lo portò a Ino e Atamante, e li convinse ad allevarlo come se fosse stata una bambina. Ma la dea Era, sdegnata, li colpì con la follia. Atamante diede la caccia al suo figlio maggiore, Learco, scambiandolo per un cervo, e lo uccise; Ino gettò Melicerte in un pentolone d'acqua bollente e poi, stringendo il cadavere del figlio, si gettò nel profondo del mare. Da allora venne chiamata Leucotea, e il bambino Palemone: questi nomi glieli hanno dati i naviganti, che essi soccorrono nelle tempeste. In onore di Melicerte, Sisifo istituì anche i Giochi Istmici. Zeus, per nascondere Dioniso alla rabbia di Era, lo trasformò in capretto, ed Ermes lo portò alle Ninfe che abitavano a Nisa, in Asia: più tardi Zeus le trasformò in stelle, e le chiamò Iadi.

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Autonoe e Aristeo ebbero il figlio Atteone, che fu allevato da Chirone e divenne cacciatore: tempo dopo, sul Citerone, fu sbranato dai suoi stessi cani. Causa di questa morte fu, secondo Acusilao, l'ira di Zeus nei suoi confronti, perché faceva la corte a Semele; ma in genere si racconta che morì per aver visto Artemide mentre faceva il bagno. La dea lo tramutò immediatamente in cervo, fece diventare rabbiosi i cinquanta cani che lo seguivano, e quelli, che non lo riconobbero, lo divorarono. Morto ormai Atteone, i suoi cani cercavano il padrone, e guaivano, finche arrivarono alla grotta di Chirone: questi fece un ritratto di Atteone, grazie al quale i cani guarirono dalla rabbia. "Ecco dei cani d'Atteone i nomi, da ...... Così accerchiarono il bel corpo -ormai di bestia - e lo sbranarono, i forti cani. Prima s'avventa Arcena, ...... poi i vigorosi suoi figli, Linceo e Balio - zampe imbattibili - e Amarinto. E tutti li enumerò con il loro nome ......: ...... così trovò la morte Atteone, per volontà di Zeus. Per primi bevvero del padrone il nero sangue Sparto e Omargo e Borea rapido nella corsa: per primi mangiarono la carne di Atteone e il suo sangue leccarono, e poi tutti gli altri, rabbiosi, si avventano ...... essere un rimedio per gli uomini, ai gravi affanni."