Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, II, 6

1[modifica]

Compiute le sue fatiche, Eracle giunse a Tebe, e diede in sposa Megara a Iolao, perché voleva risposarsi. E venne a sapere che Eurito, signore di Ecalia, aveva messo in palio la mano di sua figlia Iole come premio per chi avesse sconfitto lui stesso e i suoi figli in una gara di tiro con l'arco. Eracle si recò dunque a Ecalia, vinse la gara, ma Eurito rifiutò di dargli la fanciulla. Ifito, il suo figlio maggiore, era il solo a sostenere che Iole doveva andare sposa a Eracle; Eurito e gli altri figli, invece, dicevano di no, motivando il rifiuto con il timore che Eracle, se avesse avuto dei figli da Iole, avrebbe potuto uccidere anche questi, com'era già avvenuto.

2[modifica]

Non molto tempo dopo, Autolico rubò del bestiame dai pascoli dell'Eubea, ed Eurito diede la colpa a Eracle: ma Ifito non ci credette, andò da Eracle, e lo incontrò che era appena ritornato da Fere, dove aveva salvato Alcesti dalla morte, restituendola ad Admeto. Allora gli chiese di cercare il bestiame insieme a lui. Eracle promise, e offrì ospitalità al giovane: ma poi, preso da un nuovo attacco di follia, lo buttò giù dalle mura di Tirinto. Per purificarsi da tale assassinio, Eracle andò da Neleo, signore di Pilo. Ma Neleo gli rifiutò la purificazione, perché Eurito era suo amico; allora Eracle andò ad Amicle, dove venne purificato da Deifobo, figlio di Ippolito. Ma ancora, a causa dell'assassinio di Ifito, Eracle era tormentato da una grave malattia; decise così di recarsi a Delfi, per chiedere come potersi liberare da questo male. Ma la Pizia rifiutò di rispondergli: Eracle allora si mise a saccheggiare il tempio, e portò via anche il tripode, con l'intenzione di istituire un proprio oracolo. Apollo lottò contro di lui, finché Zeus scagliò un fulmine in mezzo a loro, e li separò. Eracle ricevette il suo responso: sarebbe guarito dalla malattia solo se si fosse sottomesso a tre anni di schiavitù, dando il suo prezzo di vendita a Eurito come risarcimento dell'assassinio del figlio.

3[modifica]

In ossequio al responso, Ermes mise in vendita Eracle, e lo comprò Onfale, figlia di Iardano, regina di Lidia, che aveva ricevuto il trono alla morte del suo sposo Tmolo. Eurito non accettò il risarcimento che gli venne portato. Ma Eracle rimase comunque schiavo di Onfale, e durante la sua servitù catturò i Cercopi di Efeso e uccise Sileo di Aulide: questo Sileo costringeva tutti gli stranieri di passaggio a zappare nella sua vigna, ma Eracle gli bruciò tutte le viti fin dalla radice, e poi lo uccise, insieme alla figlia Senodoce. Sbarcato poi nell'isola Doliche, vide il corpo di Icaro - che le onde avevano depositato sulla spiaggia - e lo seppellì, e chiamò Icaria l'isola che prima si chiamava Doliche. In cambio del suo gesto, Dedalo lo ritrasse in una statua, a Pisa: quando Eracle vide questa statua era notte, s'ingannò, la prese per un uomo vivo, e la colpì con una pietra. È nel periodo della sua servitù presso Onfale che viene collocato, in genere, il suo viaggio in Colchide, e anche la caccia al Cinghiale Calidonio; è lo stesso periodo in cui Teseo, di ritorno da Trezene, ripulì l'Istmo.

4[modifica]

Terminati gli anni di servitù, e guarito ormai dal suo male, Eracle raccolse un esercito di nobili volontari e partì per far guerra a Troia, con diciotto navi a cinquanta ordini di remi. Sbarcato a Troia, lasciò Oicleo a guardia delle navi, e insieme agli altri valorosi guerrieri partì per attaccare la città. Laomedonte, frattanto, corse alle navi insieme alla sua gente e uccise Oicleo, ma poi fu respinto dalle truppe di Eracle e stretto d'assedio dentro la città. Telamone fece una breccia nelle mura e penetrò per primo nella città, ed Eracle dopo di lui. Come vide che Telamone era entrato per primo, Eracle brandì la spada e lo inseguì per ucciderlo, perché non sopportava che qualcuno fosse considerato migliore di lui. Ma Telamone lo prevenne, si chinò a raccogliere delle pietre, e a Eracle che gli domandava cosa stesse facendo rispose: «Voglio costruire un altare a Eracle Vincitore!»
Eracle ne fu molto contento, e quando ebbe preso la città e ucciso Laomedonte e i suoi figli maschi, tranne Podarce, a Telamone diede in premio Esione, la figlia di Laomedonte; e a Esione permise di portare con se uno dei prigionieri, a sua scelta. Esione scelse il fratello Podarce, ma Eracle disse che prima doveva diventare uno schiavo, e la sorella poi avrebbe potuto pagare il suo riscatto. Così, Esione pagò il riscatto con il velo che le copriva il capo, e da quel momento Podarce fu chiamato Priamo.