Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, II, 1

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Finora abbiamo parlato della discendenza di Deucalione. Ecco adesso quella di Inaco.
Da Oceano e Teti nacque Inaco, che diede poi il suo nome al fiume che scorre presso Argo. Inaco sposò Melia, figlia di Oceano, ed ebbe due figli maschi, Foroneo ed Egialeo. Egialeo morì senza figli, e da lui deriva il nome dell'intera regione chiamata Egialia; Foroneo, invece, regnò sul territorio che in seguito venne chiamato Peloponneso, ed ebbe dalla Ninfa Teledice i figli Api e Niobe. Api trasformò in tirannide il suo potere, e diede alla regione del Peloponneso il nome di Apia; ma il suo governo era duro e violento, e presto Telsione e Telchino cospirarono contro di lui e lo uccisero, prima che potesse lasciare eredi. In seguito fu venerato come Dio, sotto il nome di Serapide. Da Zeus e Niobe (prima donna mortale con cui il padre degli Dèi si unì) nacque il figlio Argo e, come sostiene Acusilao, anche Pelasgo: dal suo nome, gli abitanti del Peloponneso vennero chiamati Pelasgi. Esiodo invece afferma che Pelasgo nacque dalla terra stessa del Peloponneso: ma di lui si parlerà più avanti.

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Argo prese il potere e chiamò con il suo nome l'intero Peloponneso; sposò Evadne, figlia di Strimone e Neera, ed ebbe quattro maschi - Ecbaso, Pirante, Epidauro, e poi Criaso, che gli succedette sul trono. Ecbaso ebbe il figlio Agenore, e questi il figlio Argo, chiamato «onniveggente», perché aveva occhi su tutto il corpo. Aveva una forza straordinaria: fu lui a uccidere il toro che devastava l'Arcadia, e poi si vestì con la sua pelle. E anche il Satiro che recava gravi danni agli abitanti dell'Arcadia, rubando tutto il bestiame, fu Argo ad affrontarlo e a ucciderlo. Si dice che anche Echidna, la figlia di Tartaro e Gea - quella che rapiva i passanti -, fu uccisa nel sonno da Argo. E vendicò anche l'assassinio di Api, uccidendo i colpevoli.

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Da Argo e Ismene, figlia di Asopo, nacque Iaso, e da Iaso, si dice, nacque Io. Ma Castore, l'autore delle "Cronache", e anche numerosi tragici raccontano che il padre di Io era Inaco; mentre Esiodo e Acusilao la dicono figlia di Pireno. Pur essendo Io sacerdotessa di Era, Zeus la sedusse; ma Era lo scoprì, e allora il Dio toccò la fanciulla e la trasformò in una candida vacca, giurando alla sposa Era di non essere mai stato il suo amante: per questo, dice Esiodo, gli spergiuri d'amore non provocano l'ira divina. Ma Era chiese a Zeus di poter tenere per sé quella vacca, e le mise come guardiano Argo, l'onniveggente: figlio di Arestore, secondo Ferecide, o forse di Inaco, come sostiene Asclepiade, o forse ancora, come sostiene Cercope, figlio di Argo e Ismene, a sua volta figlia di Asopo. Acusilao, invece, afferma che Argo nacque da Gea. Egli legò la vacca a un ulivo nel bosco del territorio di Micene; ma Zeus ordinò a Ermes di rapirla. Ierace fece la spia, ed Ermes, non potendo ormai impadronirsi della vacca di nascosto, dovette uccidere Argo con una pietra: per questo il Dio venne chiamato Argifonte, cioè «uccisore di Argo». Allora la Dea Era mandò un tafano a tormentare la giovenca, e quella corse via, prima verso quel golfo che dopo il suo passaggio venne chiamato Ionio, poi, attraversata l'Illiria e superato il monte Emo, oltrepassò lo stretto che a quel tempo si chiamava Tracico, e dopo il suo passaggio Bosforo. Poi se ne andò verso la Scizia e la regione dei Cimmeri, e vagò per tante terre e tanti mari d'Europa e d'Asia; e finalmente raggiunse l'Egitto, dove ritrovò il suo aspetto di prima e partorì il figlio Epafo, sulle rive del fiume Nilo. Allora la Dea Era ordinò ai Cureti di farlo sparire: e quelli eseguirono il comando. Ma Zeus se ne accorse e li uccise; e Io si mise alla ricerca del figlio. Di nuovo vagò, per tutta la Siria, perché le avevano detto che suo figlio era là, allevato dalla sposa del re di Biblo; così ritrovò Epafo e ritornò in Egitto, dove sposò Telegono, il re degli Egizi. E innalzò una statua a Demetra, che gli Egizi chiamano Iside, e Io stessa venne chiamata Iside.

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Epafo ricevette il regno dell'Egitto e sposò Menfi, figlia del Nilo - e in suo onore fondò la città di Menfi. Da lei ebbe la figlia Libia, che diede il nome alla terra chiamata appunto Libia. La fanciulla si unì a Poseidone e partorì due gemelli, Agenore e Belo. Agenore si trasferì in Fenicia e ne divenne il re: da lui nacque una grande stirpe - e ne parleremo in seguito.
Belo invece restò in Egitto e ne assunse il governo; sposò Anchinoe, figlia del Nilo, ed ebbe da lei due gemelli, Egitto e Danao (secondo Euripide, nacquero da Belo anche altri due figli, Cefeo e Fineo). Belo insediò Danao in Libia, ed Egitto in Arabia; Egitto poi assoggettò il territorio dei Melanpodi, e lo chiamò Egitto dal proprio nome. Ebbe molte spose, e gli nacquero cinquanta figli maschi; Danao invece ebbe cinquanta figlie femmine. Tempo dopo, i due fratelli vennero a conflitto per il potere; Danao aveva timore dei figli di Egitto, e così, su consiglio di Atena, si costruì una nave (e fu il primo a farlo), imbarcò le sue figlie e fuggì. Passò da Rodi, e vi innalzò una statua ad Atena Lindia. Poi giunse ad Argo, dove il re Gelanore gli lasciò il trono. Ma quella terra era in preda alla siccità, perché Poseidone aveva fatto seccare tutte le sorgenti, irato contro Inaco, il quale aveva testimoniato che l'intera regione era possesso di Era. Danao mandò le sue figlie a cercare acqua. Una di esse, Amimone, durante la sua ricerca diede la caccia a un cervo e lo colpì; ma in questo modo svegliò dal sonno un Satiro, e subito quello si alzò e cercò di farle violenza: ma apparve Poseidone, il Satiro fuggì, Amimone si unì a Poseidone stesso, e il Dio le rivelò dove trovare le sorgenti presso Lerna.

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I figli di Egitto arrivarono anch'essi ad Argo, e chiesero a Danao di deporre l'antica ostilità, e di dar loro in matrimonio le sue figlie. Ma Danao diffidava delle loro offerte, e dentro il suo animo portava ancora il rancore per l'esilio subito; comunque accettò di dare le sue figlie, e ne assegnò una per ognuno di essi. Ipermnestra, la maggiore, andò a Linceo, e Gorgofone a Proteo: i due giovani, infatti, erano nati dall'unione di Egitto con una donna di stirpe regale, Argifia; Busiride, Encelado, Lico e Daifrone ebbero le figlie che Danao aveva avuto da Europe, Automate, Amimone, Agave e Scea: la loro madre, quindi, era di stirpe regale, mentre Gorgofone e Ipermnestra erano nate da Elefantide. Istro ebbe Ippodamia; Calcodonte ebbe Rodia; Agenore ebbe Cleopatra; Cheto ebbe Asteria; Diocoriste ebbe Filodamia; Alce ebbe Glauce; Alcmenore ebbe Ippomedusa; Ippotoo ebbe Gorge; Euchenore ebbe Ifimedusa; Ippolito ebbe Rode. Questi dieci giovani erano figli di una donna araba; le dieci fanciulle invece erano nate dalle Ninfe Amadriadi, alcune da Adantia, altre da Febe. Agattolemo ebbe Pirene; Cercete ebbe Doriona; Euridamante ebbe Fartide; Egio ebbe Mnestra; Argio ebbe Evippe; Archelao ebbe Anassibia; Menemaco ebbe Nelo. Questi sette giovani erano figli di una donna fenicia, mentre le sette fanciulle erano nate da una Etiope. Ai giovani nati da Egitto e Tiria furono assegnate le figlie di Danao e Menfi, senza una scelta precisa ma soltanto in base alla somiglianza dei loro nomi. Così, Clito ebbe Clite; Stenelo ebbe Stenele; Crisippo ebbe Crisippe. Ai dodici figli di Egitto e della Ninfa Naiade Caliadne furono assegnate le figlie di Danao e della Ninfa Naiade Polisso: i giovani si chiamavano Euriloco, Fante, Peristene, Ermo, Driante, Potamone, Cisseo, Lisso, Imbro, Bromio, Polittore, Ctonio - e le ragazze erano Autonoe, Teano, Elettra, Cleopatra, Euridice, Glaucippe, Antelia, Cleodore, Evippe, Erato, Stigne e Brice. Ai figli di Egitto e Gorgo spettarono le figlie di Danao e Pieria: così, Perifante ebbe Actea, Eneo ebbe Podarce, Egitto ebbe Diossippe, Menalce ebbe Adite, Lampo ebbe Ocipete, Idmone ebbe Pilarge. I più giovani, poi, si sposarono fra loro: Idas ebbe Ippodice, Daifrone ebbe Adiante (entrambe le fanciulle erano nate da Erse), Pandione ebbe Callidice, Arbelo ebbe Eme, Iperbio ebbe Celano, Ippocoriste ebbe Iperippe (la madre di questi giovani era Efestine, quella delle ragazze era Crino).
Dopo che le coppie furono così decise, durante il banchetto di nozze Danao diede a ciascuna delle sue figlie un pugnale. E quando esse andarono a dormire insieme agli sposi, li uccisero tutti. Solo Ipermnestra risparmiò Linceo, perché aveva lasciato intatta la sua verginità: ma per questo Danao la fece incatenare e rinchiudere. Le altre figlie seppellirono la testa mozzata degli sposi a Lerna, e i corpi ricevettero gli onori funebri davanti alla città; Atena ed Ermes, poi, per ordine di Zeus, purificarono le fanciulle. Tempo dopo, Danao lasciò che Linceo e Ipermnestra vivessero insieme; e le altre figlie vennero date in sposa ai vincitori di una gara adetica. Amimone ebbe da Poseidone il figlio Nauplio, che visse a lungo e fu un grande navigatore: ma aveva l'abitudine di ingannare con false segnalazioni di luce i naviganti che lo incrociavano, portandoli a morte - la stessa triste morte, però, che poi toccò anche a lui. Sua sposa fu Climene, figlia di Catreo, secondo i tragici; l'autore de "I Ritorni", invece, sostiene che era Filira, e Cercope che era Esione. Comunque sia, i suoi figli furono Palamede, Eace e Nausimedonte.