Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, I, 8


1[modifica]

Eneo, divenuto re di Calidone, fu il primo a ricevere da Dioniso una pianta di vite. Si sposò con Altea, figlia di Testio, e generò Tosseo, che poi uccise con le proprie mani, perché il ragazzo aveva osato saltare il fossato che cingeva la città. Gli nacquero poi i figli Tireo e Climeno, la figlia Gorge, che andò sposa a Andremone, e Deianira, che però alcuni sostengono figlia di Altea e Dioniso. Questa fanciulla amava guidare lei stessa il carro, e si esercitava nelle attività guerresche: per averla in sposa, Eracle lottò con il fiume Acheloo.

2[modifica]

Da Eneo, Altea ebbe poi anche Meleagro, che però alcuni dicono figlio di Ares. Quando il bambino compì sette anni, apparvero le Moire e dissero che Meleagro sarebbe morto quando il tizzone che era nel focolare si fosse completamente consumato. A queste parole Altea corse a togliere il tizzone dal fuoco, e lo custodì in una cassa. Così Meleagro diventò grande, invulnerabile di corpo e nobile di spirito. Ma anch'egli poi morì: ed ecco come. Era venuto il tempo di sacrificare agli Dèi le primizie annuali del raccolto: Eneo compì i riti in onore di tutte le divinità, ma si dimenticò della sola Artemide. Infuriata, la Dea mandò un cinghiale enorme e fortissimo, che devastava la campagna e uccideva tutte le bestie e le persone che incontrava sulla sua strada. Eneo chiamò allora da tutta l'Ellade gli uomini più valorosi, promettendo in premio la pelle del cinghiale a chi fosse riuscito a ucciderlo. Ecco la lista di tutti quelli che parteciparono alla caccia: Meleagro, figlio di Eneo, e Driante, figlio di Ares, venuti da Calidone stessa; Idas e Linceo, figli di Afareo, venuti da Messene; Castore e Polluce, figli di Zeus e Leda, venuti da Lacedemone; Teseo, figlio di Egeo, da Atene; Admeto, figlio di Fere, da Fere; Anceo e Cefeo, figli di Licurgo, dall'Arcadia; Giasone, figlio di Esone, da Jolco; Ificle, figlio di Anfitrione, da Tebe; Piritoo, figlio di Issione, da Larissa; Peleo, figlio di Eaco, da Ftia; Telamone, figlio di Eaco, da Salamina; Euritione, figlio di Attore, da Ftia; Atalanta, figlia di Scheneo, dall'Arcadia; Anfiarao, figlio di Oicleo, da Argo. Insieme a loro vennero anche i figli di Testio. Eneo ospitò tutti i convenuti per nove giorni; quando poi giunse il decimo giorno, Cefeo, Anceo e altri ancora si rifiutarono di partecipare alla caccia insieme a una donna: ma Meleagro, per quanto già sposato a Cleopatra, figlia di Idas e Marpessa, desiderava avere dei figli con Atalanta, e così obbligò tutti a partecipare alla caccia, nonostante la presenza della fanciulla. Il cinghiale era ormai circondato: ma ecco che la bestia riesce a uccidere Eneo e Anceo, e Peleo, senza volerlo, colpisce Euritione con la sua lancia. Per prima Atalanta trafisse con una freccia la schiena del cinghiale, e poi Anfiarao lo prese in mezzo agli occhi; infine Meleagro gli piantò la lancia nel ventre e lo uccise: la pelle quindi spettò a lui, e il giovane la donò ad Atalanta.
Ma i figli di Testio, indignati che una donna ottenesse il premio al posto di tanti uomini, le portarono via la pelle, sostenendo che spettava comunque alla loro famiglia, se Meleagro non voleva tenerla per sé.

3[modifica]

Meleagro si infuriò, uccise i figli di Testio e restituì la pelle ad Atalanta. Fu così che Altea, afflitta dalla morte dei suoi fratelli, fece bruciare tutto il tizzone, e Meleagro morì all'istante.
Ma c'è chi afferma che non fu questa la fine di Meleagro. Quando i figli di Testio reclamarono la preda sostenendo che il primo colpo era stato quello di Ificle, fra Cureti e Calidoni scoppiò una guerra. Meleagro riuscì a venir fuori dalla città assediata, e uccise alcuni dei figli di Testio: Altea allora gli lanciò una maledizione, e Meleagro, per la rabbia, si chiuse in casa. I nemici erano ormai sotto le mura della città, e la gente implorava l'aiuto di Meleagro: sua moglie Cleopatra riuscì infine a convincerlo, Meleagro uccise anche gli altri figli di Testio, ma poi cadde anch'egli in battaglia. Dopo la sua morte, Altea e Cleopatra si impiccarono, e tutte le donne che piangevano il cadavere di Meleagro vennero trasformate in uccelli.

4[modifica]

Dopo la morte di Altea, Eneo sposò Peribea, figlia di Ipponoo. L'autore della "Tebaide" sostiene che Eneo la ricevette come dono di guerra quando Oleno fu saccheggiata; ma Esiodo racconta invece che Peribea era stata sedotta da Ippostrato, figlio di Amarinceo, e che suo padre Ipponoo l'aveva mandata via da Oleno di Acaia e consegnata a Eneo, che abitava lontano, perché questi la uccidesse. Altri ancora dicono che Ipponoo scoprì che sua figlia era stata sedotta da Eneo stesso, e che gliela mandò quando ormai era incinta. Da lei Eneo ebbe il figlio Tideo. Pisandro invece sostiene che la madre di Tideo era Gorge: fu Zeus a volere che Eneo si innamorasse proprio di sua figlia.

5[modifica]

Diventato grande e nobile, Tideo fu mandato in esilio per aver ucciso Alcatoo, fratello di Eneo; secondo l'autore dell'Alcmeonide, invece, Tideo aveva ucciso i figli di Mela, che tramavano contro Eneo - ossia Feneo, Eurialo, Iperlao, Antioco, Eumede, Sternope, Santippo e Stenelao. Ferecide invece sostiene che Tideo avesse ucciso suo fratello Olenia.
Per sentenza di Agrio, Tideo andò in esilio e giunse ad Argo, alla corte di Adrasto, di cui sposò la figlia Deipile: dal loro matrimonio nacque il figlio Diomede.

6[modifica]

Tideo morì nella spedizione di Adrasto contro Tebe, colpito da Melanippo. I figli di Agrio - Tersite, Onchesto, Protoo, Celeutore, Licopeo e Melanippo - strapparono il regno a Eneo, e lo diedero a loro padre: Eneo lo lasciarono in vita, ma sempre incatenato fra tormenti. In seguito Diomede tornò in segreto da Argo insieme ad Alcmeone e uccise tutti i figli di Agrio, tranne Onchesto e Tersite che riuscirono a fuggire nel Peloponneso. Poiché Eneo era ormai troppo vecchio, Diomede affidò il regno ad Andremone, che aveva sposato la figlia di Eneo: e questi andò con lui nel Peloponneso. I figli di Agrio che erano riusciti a fuggire tesero un'imboscata nei pressi del focolare di Telefo, in Arcadia, e uccisero il vecchio. Diomede portò il suo corpo ad Argo e lo seppellì in quella parte della città che adesso dal suo nome viene chiamata Enoe. Poi sposò Egialia, figlia di Adrasto o forse di Egialeo, come alcuni sostengono, e partecipò alle spedizioni contro Tebe e contro Troia.