Avaiki

SCHEDA
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IDENTITÀ
Nome orig.: -
Altri nomi: -
Etimologia: -
Sesso: Neutro
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Sorellastre:
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LOCALIZZAZIONE
Sezione: Mitologia Oceanica
Continente: Oceania
Area: Oceania Lontana
Paese:
Regione: [[{{{regione}}}]]
Provincia: [[{{{provincia}}}]]
Città: [[{{{citta}}}]]
Origine: Polinesiani
CLASSIFICAZIONE
Tipologia: Luoghi
Sottotipologia: Luoghi Soprannaturali
Specificità: Oltretomba
Subspecifica: Inferi
CARATTERI
Aspetto:
Indole: -
Elemento:
Habitat:
ATTRIBUTI
Fisici
Animali
Vegetali
Minerali
Alimenti
Colori
Numeri
Armi
Abbigliamento
Altri
Personaggi
TEMATICHE

Il mondo infero polinesiano, dove vivono gli spiriti, che possono salire fino a questo mondo attraverso un buco nella terra. Secondo questa visione, Avaiki è la "radice del mondo" da cui fu creato il resto della Terra, la dimora di Rongo e della sua famiglia. Da lì egli costruì l'isola di Mangaia nelle Isole Cook.
Avaiki fu costruita dagli dèi in una serie di strati, con spazi separati da soffitti simili a caverne, e gallerie che danno accesso alle sue sale. Nella più bassa di queste sale vive Varima-te-Takere, la Dea dell'Inizio.
Secondo alcune descrizioni, Avaiki è un gigantesco forno o camino per arrostire tutti i morti che poi saranno divorati da Miru, la dea dell'oltretomba. Stando ad alcuni miti polinesiani, è questa la terra delle origini.

La leggenda


Molto molto tempo fa il grande mare non era così profondo e la terraferma era costituita principalmente da due isole molto grandi, simili a due gigantesche tartarughe che galleggiano nell’acqua. Una di queste isole si trovava in alto sulle spalle della Terra, nell’acqua fredda. Nessuno si prendeva la briga di costruire una casa su quel guscio. Ci vivevano solo animali selvatici e forse qualche Menehune.
L’altra isola si scaldava sotto il calore del sole alla cintola della Terra. Nella sua antica lingua, la gente che viveva su questo guscio lo chiamava aina-momomaakane, pingue-terra-di-dio. Per costoro ogni cosa era buona e ogni persona era felice. Bisognava lavorare poco e la maggior parte della gente faceva solo quello che le piaceva, e niente e nessuno la infastidiva.
Ma un giorno tutto cambiò. Qualcuno dice che il vecchio modo di vivere ebbe fine perché un uomo e una donna profanarono il giardino fiorito di un dio, cosicché tutti furono esiliati su una piccola terra galleggiante, dove i loro discendenti furono condannati a grattare il loro cibo dalle rocce. Ma c’è anche un’altra storia che narra di un mattino insolitamente freddo in cui sulle piante comparve molta rugiada. La terrà sdrucciolò su un ibisco bagnato e cadde sul suo dorso. Il grande gigante bianco che dormiva nelle ombre sulla sommità del mondo si svegliò e si ritrovò esposto ai raggi del sole caldo.
Per tornare a nascondersi, si tramutò repentinamente in acqua. Gli altri dèi, gli dèi rossi antenati di Pele, ruggirono di rabbia nell’essere disturbati. Tutto questo diede luogo a una grande agitazione. Quando infine tutto tornò calmo, la gente si accorse che tra loro c’erano pochissimi superstiti e che non vivevano più sul grande dorso di una tartaruga, ma sui frammenti sparsi di esso, cioè su moltissime isolette. E le stelle nel cielo sopra di loro adesso erano quelle che prima si potevano vedere molto lontano a sud della cintola della Terra. (Queste isolette adesso si chiamano Fiji, Tonga, Samoa e Tahiti.)
Ma il mare non fu del tutto ostile: per aiutare la gente dopo la grande scossa, ogni cosa dentro le acque cominciò a crescere più in fretta e più grande. Per incontrarsi fra loro e per cercare di conoscere cosa era rimasto della loro precedente patria, le popolazioni costruirono con grandi alberi delle robuste canoe che in quel tempo navigarono in ogni direzione fra un’isola e l’altra. Ben presto scoprirono che il mare aveva fatto loro un altro dono: migliaia di piccole isolette coralline erano sorte ovunque, come lunghe strisce di perle, tracciando dei sentieri da un gruppo di isole all’altro. Seguendo uno di questi sentieri, essi riscoprirono molto a sud un grosso frammento della loro vecchia terra, denominato un tempo ka-paia-ha’a, poi Aotearoa (“Terra della grande nuvola bianca”) e infine Nuova Zelanda.
Continuando a spostarsi ovunque nello stesso modo in tutte le direzioni, per innumerevoli generazioni, essi riaccesero la fiamma della vita in molte delle rimanenti isole che avevano fatto parte della loro patria. Alla fine, molte delle isolette di corallo morirono e il mare si alzò ulteriormente. I sentieri-di-strisce-di-perle fra i gruppi di isole scomparvero. In seguito a ciò, per molto tempo, nessuno provò più interesse ad andare in cerca di pezzi della loro antica patria e le diverse tribù di isolani ritennero troppo faticoso mantenersi in contatto con parenti sconosciuti in luoghi lontanissimi.
E così tutti gli spostamenti ebbero fine. Ma non prima che, seguendo uno degli ultimi sentieri-di-strisce-di-perle verso nord, la gente si imbattesse in una parte di quella grande isola-tartaruga che si trovava a nord. Stando a quanto narravano le antiche storie, quell’isola era molto arida, in quanto si trovava al posto sbagliato, nell’acqua fredda. Inoltre era scomparsa il giorno in cui la terra era scivolata, ma un certo numero di suoi frammenti era stata soffiata via sul mare in una posizione molto più favorevole. E fu così che la gente si stabilì anche in quel luogo in quanto le ricordava molto la loro antica patria: quest’ultima perla fu da loro chiamata Hawaii.