Differenze tra le versioni di "Ati (1)"

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== Interpretazioni ==
 
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Ati e il suo compagno ci sono noti soltanto da [[Ovidio]]; impossibile dunque dire se già in opere perdute di mitografi greci questi due personaggi comparissero come seguaci di [[Fineo]], tra i quali troviamo millantatori e assassini, o gente priva di scrupoli come [[Cromi (2)|Cromi]], che durante il combattimento decapiterà l'inerme vegliardo [[Emazione]]. Ma Ati e Licabas appaiono decisamente diversi da costoro: Licabas è essenzialmente un giovane uomo che per il sedicenne Ati prova un amore autentico e una sconfinata ammirazione (prende l'arco dell'amato e non il proprio per tentare di vendicarne la morte); quest'ultimo sentimento si spiega col fatto che Ati è un semidio, figlio di una naiade del [[Gange]], e in quanto tale può dunque essere contrapposto a un altro seguace di [[Fineo]], [[Nileo]], il quale millanta di essere figlio del [[Nilo]]. Neppure si può dire che Ati e Licabas abbiano modi volgari: a differenza di molti uomini di Fineo, che lanciano provocazioni e insulti, Ati tende il suo arco senza dire una parola, Licabas affronta Perseo esternandogli soltanto il suo enorme dolore per la morte del compagno. Mettendo poi in evidenza il bellissimo volto di Ati, il poeta fa in qualche modo capire che lo è anche il suo animo, nonostante l'appoggio dato a Fineo: e poiché egli è anche valentissimo nelle armi, si può dunque parlare per lui di kalokagathia. Molto interessanti sono poi le sequenze relative agli ultimi istanti dei due giovani: Ati, che prima di cadere al suolo volge qua e là i suoi occhi incredibilmente rimasti bellissimi in un viso ridotto per il resto a una maschera di sangue; Licabas, che dopo aver scoccato senza successo la sua freccia non pensa a fuggire, desiderando intimamente seguire l'amato nella morte, e che si ricongiunge con lui sorridendo con la certezza che gli resterà per sempre unito. E che Perseo stesso non resti del tutto insensibile al sentimento che lega i suoi due nemici sembra provato dal fatto che egli non osa colpire l'indifeso Licabas per tutto il tempo che questi piange sul cadavere di Ati (laddove subito dopo non esiterà a uccidere [[Anfimedonte]] e [[Forbas]] finiti a terra dopo essere scivolati). C'è inoltre da rilevare come Ati e Licabas siano molto somiglianti alle due coppie di guerrieri omosessuali citati nell'Eneide (i troiani [[Eurialo]] e [[Niso]] e i latini [[Cidone]] e [[Clizio]]).
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Ati e il suo compagno ci sono noti soltanto da [[Ovidio]]; impossibile dunque dire se già in opere perdute di mitografi greci questi due personaggi comparissero come seguaci di [[Fineo]], tra i quali troviamo millantatori e assassini, o gente priva di scrupoli come [[Cromi (2)|Cromi]], che durante il combattimento decapiterà l'inerme vegliardo [[Emazione]]. Ma Ati e Licabas appaiono decisamente diversi da costoro: Licabas è essenzialmente un giovane uomo che per il sedicenne Ati prova un amore autentico e una sconfinata ammirazione (prende l'arco dell'amato e non il proprio per tentare di vendicarne la morte); quest'ultimo sentimento si spiega col fatto che Ati è un semidio, figlio di una naiade del [[Gange]], e in quanto tale può dunque essere contrapposto a un altro seguace di [[Fineo]], [[Nileo]], il quale millanta di essere figlio del [[Nilo]]. Neppure si può dire che Ati e Licabas abbiano modi volgari: a differenza di molti uomini di Fineo, che lanciano provocazioni e insulti, Ati tende il suo arco senza dire una parola, Licabas affronta Perseo esternandogli soltanto il suo enorme dolore per la morte del compagno. Mettendo poi in evidenza il bellissimo volto di Ati, il poeta fa in qualche modo capire che lo è anche il suo animo, nonostante l'appoggio dato a Fineo: e poiché il semidio indiano è anche valentissimo nelle armi, si può dunque parlare per lui di kalokagathia. Molto interessanti sono poi le sequenze relative agli ultimi istanti dei due giovani: Ati, che prima di cadere al suolo volge qua e là i suoi occhi incredibilmente rimasti bellissimi in un viso ridotto per il resto a una maschera di sangue; Licabas, che dopo aver scoccato senza successo la sua freccia non pensa a fuggire, desiderando intimamente seguire l'amato nella morte, e che si ricongiunge con lui sorridendo con la certezza che gli resterà per sempre unito. E che Perseo stesso non resti del tutto insensibile al sentimento che lega i suoi due nemici sembra provato dal fatto che egli non osa colpire l'indifeso Licabas per tutto il tempo che questi piange sul cadavere di Ati (laddove subito dopo non esiterà a uccidere [[Anfimedonte]] e [[Forbas]] finiti a terra dopo essere scivolati). C'è inoltre da rilevare come Ati e Licabas siano molto somiglianti alle due coppie di guerrieri omosessuali citati nell'Eneide (i troiani [[Eurialo]] e [[Niso]] e i latini [[Cidone]] e [[Clizio]]).
  
 
== Riferimenti musicali ==
 
== Riferimenti musicali ==

Versione delle 17:21, 8 mag 2013

Bellissimo giovinetto indiano, era un semidio, in quanto partorito da Limnee, una naiade figlia del Gange, mentre non è noto il nome del mortale che fu suo padre: sicuramente un nobile, poiché Ati, stando a ciò che dice Ovidio, si adornava con monili in oro. Ancora bambino fu portato a Tiro, dove crebbe dimostrando precocissime doti di arciere e lanciatore di aste, mentre il suo volto andava ogni giorno raggiungendo quella bellezza che l'avrebbe reso celebre. Al compimento dei sedici anni conobbe Licabas, un assiro poco più grande di lui, che gli dichiarò il suo amore; Ati lo ricambiò e i due divennero praticamente inseparabili.

La morte

Ati e Licabas si erano uniti da poco quando si sparse la voce che Fineo, fratello del re etiope Cefeo, stava cercando giovani guerrieri provenienti da tutta l'Asia per uccidere Perseo il giorno delle sue nozze con Andromeda, che a Fineo era stata precedentemente fidanzata. I due giovani decisero di aggregarsi. L'armata fece irruzione nella reggia di Cefeo, dove era in corso la festa nuziale, e subito dette inizio allo scontro. Ati fu la seconda vittima di Perseo, dopo Reto. Stava tendendo il suo arco contro alcuni compagni dell'eroe greco senza essersi accorto che questi silenziosamente si era spostato proprio verso di lui. Perseo, rapidissimo, gli si palesò davanti e lo colpì alla fronte con un ceppo che era servito per i sacrifici agli dèi, causandogli una vasta frattura cranica e lasciandolo deturpato in volto. Il giovinetto ebbe risparmiati i suoi bellissimi occhi, che tanto avevano fatto innamorare Licabas, e cercò di reagire, ma fatti pochi passi si rese conto della gravità della lesione; dopo aver barcollato qualche istante si accasciò sul pavimento, e qui esalò l'anima. Licabas si diresse verso il corpo di Ati e vi sparse abbondanti lacrime; poi, in preda alla vendetta affrontò Perseo, ma questi gli perforò il petto con la spada; morendo, Licabas si gettò sul cadavere dell'amato. Il sangue sparso dei due giovani fece sì che Anfimedonte e Forbas, altri due seguaci di Fineo, vi scivolassero sopra finendo quindi a terra: quando fecero per rialzarsi, trovarono ad attenderli la spada di Perseo, che non lasciò loro scampo.

Interpretazioni

Ati e il suo compagno ci sono noti soltanto da Ovidio; impossibile dunque dire se già in opere perdute di mitografi greci questi due personaggi comparissero come seguaci di Fineo, tra i quali troviamo millantatori e assassini, o gente priva di scrupoli come Cromi, che durante il combattimento decapiterà l'inerme vegliardo Emazione. Ma Ati e Licabas appaiono decisamente diversi da costoro: Licabas è essenzialmente un giovane uomo che per il sedicenne Ati prova un amore autentico e una sconfinata ammirazione (prende l'arco dell'amato e non il proprio per tentare di vendicarne la morte); quest'ultimo sentimento si spiega col fatto che Ati è un semidio, figlio di una naiade del Gange, e in quanto tale può dunque essere contrapposto a un altro seguace di Fineo, Nileo, il quale millanta di essere figlio del Nilo. Neppure si può dire che Ati e Licabas abbiano modi volgari: a differenza di molti uomini di Fineo, che lanciano provocazioni e insulti, Ati tende il suo arco senza dire una parola, Licabas affronta Perseo esternandogli soltanto il suo enorme dolore per la morte del compagno. Mettendo poi in evidenza il bellissimo volto di Ati, il poeta fa in qualche modo capire che lo è anche il suo animo, nonostante l'appoggio dato a Fineo: e poiché il semidio indiano è anche valentissimo nelle armi, si può dunque parlare per lui di kalokagathia. Molto interessanti sono poi le sequenze relative agli ultimi istanti dei due giovani: Ati, che prima di cadere al suolo volge qua e là i suoi occhi incredibilmente rimasti bellissimi in un viso ridotto per il resto a una maschera di sangue; Licabas, che dopo aver scoccato senza successo la sua freccia non pensa a fuggire, desiderando intimamente seguire l'amato nella morte, e che si ricongiunge con lui sorridendo con la certezza che gli resterà per sempre unito. E che Perseo stesso non resti del tutto insensibile al sentimento che lega i suoi due nemici sembra provato dal fatto che egli non osa colpire l'indifeso Licabas per tutto il tempo che questi piange sul cadavere di Ati (laddove subito dopo non esiterà a uccidere Anfimedonte e Forbas finiti a terra dopo essere scivolati). C'è inoltre da rilevare come Ati e Licabas siano molto somiglianti alle due coppie di guerrieri omosessuali citati nell'Eneide (i troiani Eurialo e Niso e i latini Cidone e Clizio).

Riferimenti musicali

  • Carl Ditters von Dittersdorf, Sinfonia n.6. I quattro tempi della composizione musicale descrivono il combattimento tra Perseo e gli uomini di Fineo: ad Ati è dedicato tutto il secondo tempo, un "Allegro assai".