Differenze tra le versioni di "Atalanta"

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Figlia di [[Scheneo]], re di [[Sciro]]. Allevata da un'orsa divenne esperta cacciatrice e velocissima nella corsa che nessuno era capace di raggiungerla. Quando il padre volle darle marito, Atalanta, ricordando quanto le era stato detto dall'oracolo, secondo il quale se si fosse sposata, pur restando in vita non sarebbe più stata una creatura umana, per liberarsi dalle molestie dei pretendenti, disse che avrebbe scelto colui che fosse stato capace a vincerla nella corsa, durante la quale armata di arco, avrebbe ucciso quelli che non fossero riusciti a superarla. Atalanta si fidava caparbiamente della propria agilità anche perché già altre volte era stata messa vittoriosamente a prova nei giochi funebri in onore di [[Pelia]] e un'altra volta inseguita da due centauri non solo li aveva sorpassati ma li aveva uccisi entrambi con le sue frecce. Seppure le condizioni dettate erano crudeli e la davano vincente, i pretendenti non mancarono, già più di uno aveva pagato con la morte l'amoroso cimento. Quando si presentò [[Ippomene]], il quale prima di esporre la vita, aveva chiesto aiuto alla dea [[Afrodite]], che gli aveva regalato delle mele d'oro, indicandogli pure come doveva farne uso. Cominciata la gara, [[Ippomene]] fingendo di lasciar cadere inavvertitamente i vistosi frutti, preseguiva imperterrito nella corsa, mentre Atalanta vinta dalla curiosità, si chinava a raccogliere ed ammirare le insidiose mele, intanto [[Ippomene]] toccava vittorioso la mèta ottenendo così l'ambito premio. La gioia fù tale che il giovane dimenticò di ringraziare la dea che lo aveva aiutato e così causò lo sdegno della dea che abbandonò al loro destino la coppia, la quale per aver profanato il tempio della dea [[Cibele]] furono da ella mutati uno in leone e l'altra in leonessa.  
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Eroina cacciatrice, del cui mito esistono due versioni principali, originate rispettivamente in Arcadia ed in Beozia. Le vicende che la coinvolgono appaiono del tutto simili, ma cambiano alcuni nomi dei personaggi e l'ambientazione geografica.
  
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==La versione arcade==
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Figlia di [[Iaso]], re di [[Arcadia]] e di [[Climene]]. Siccome il padre non voleva che figli maschi, espose la bimba, alla nascita, sul monte [[Partenione]]. Un'orsa (simbolo di [[Artemide]]) la nutrì fino al giorno in cui sopraggiunsero dei cacciatori che la raccolsero e la accudirono. Divenuta adulta Atalanta non volle sposarsi ma rimase vergine e si dedicò, come la sua padrona [[Artemide]], alla caccia nei boschi. I [[centauri]] [[Reco]] e [[Ileo]] tentarono di violentarla, ma lei riuscì ad ucciderli con le frecce. Partecipò anche alla caccia del [[cinghiale calidonio]] e vi svolse una parte importante, ferendo l'animale e ricevendone in dono le spoglie da [[Meleagro]]. Ai giochi funebri che furono celebrati in onore di [[Pelia]], riportò il premio nella corsa - o in quello della lotta - con [[Peleo]] per avversario.
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<br>Successivamente il padre la riconobbe e volle che si sposasse. Atalanta, però, non voleva sposarsi, sia per fedeltà nei confronti di [[Artemide]], sia perché un oracolo le aveva annunciato che, se si fosse sposata, sarebbe stata trasformata in un animale. Così, per allontanare i pretendenti, aveva imposto che avrebbe sposato soltanto l'uomo capace di vincerla alla corsa. Se fosse stata vittoriosa, avrebbe ucciso il pretendente. Si diceva che ella cominciasse col dare un leggero vantaggio al suo concorrente e lo inseguisse armata di una lancia, con cui lo trafiggeva una volta raggiunto. Molti giovani avevano in tal modo trovato la morte, fin quando sopraggiunse un nuovo pretendente [[Melanione]], figlio di [[Anfidamante]], cugino della stessa Atalanta. Costui portava con sé alcuni pomi d'oro, donatigli da [[Afrodite]], che provenivano dal santuario della dea a [[Cipro]] o dal giardino delle [[Esperidi]]. Durante la corsa, quando stava per essere raggiunto, il giovane lanciò davanti ad Atalanta, uno ad uno, i frutti d'oro. Atalanta, curiosa, si fermò giusto il tempo di raccoglierli, e così [[Melanione]] vinse la gara.
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<br>Più tardi i due sposi, durante una battuta di caccia, entrarono in un santuario dedicato a [[Zeus]] (o a [[Cibele]]) e qui fecero l'amore. [[Zeus]], indignato per l'oltraggio, li mutò entrambi in leoni (questo si spiega con la credenza antica che i leoni non si accoppiassero tra di loro ma con i leopardi e dunque i due amanti furono condannati alla castità).
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<br>Nella regione di [[Epidauro]] si trovava una fonte di Atalanta, scaturita da una roccia che la giovane, durante una battuta di caccia, aveva colpito con la sua lancia.
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Atalanta ebbe da [[Melanione]] (o da [[Ares]] o da [[Meleagro]]) un figlio, [[Partenopeo]], che partecipò alla prima spedizione contro [[Tebe]].   
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==La versione beota==
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In questa versione padre di Atalanta era Scheneo, mentre l'eroe che gareggiò per la sua mano era Ippomene, figlio di [[Megareo]]. Inoltre il tempio profanato dai due amanti non era quello di Zeus, ma quello di [[Cibele]].
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*[[Ovidio]], [[Metamorfosi, Libro X]], 560 ss.
 
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*[[Igino]], [[Favole]] 185.  
 
*[[Igino]], [[Favole]] 185.  
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*Callimaco, [[Inno ad Artemide]], 221
  
 
[[Categoria:Mitologia Greca]]
 
[[Categoria:Mitologia Greca]]

Versione delle 14:38, 5 set 2012

Eroina cacciatrice, del cui mito esistono due versioni principali, originate rispettivamente in Arcadia ed in Beozia. Le vicende che la coinvolgono appaiono del tutto simili, ma cambiano alcuni nomi dei personaggi e l'ambientazione geografica.

La versione arcade

Figlia di Iaso, re di Arcadia e di Climene. Siccome il padre non voleva che figli maschi, espose la bimba, alla nascita, sul monte Partenione. Un'orsa (simbolo di Artemide) la nutrì fino al giorno in cui sopraggiunsero dei cacciatori che la raccolsero e la accudirono. Divenuta adulta Atalanta non volle sposarsi ma rimase vergine e si dedicò, come la sua padrona Artemide, alla caccia nei boschi. I centauri Reco e Ileo tentarono di violentarla, ma lei riuscì ad ucciderli con le frecce. Partecipò anche alla caccia del cinghiale calidonio e vi svolse una parte importante, ferendo l'animale e ricevendone in dono le spoglie da Meleagro. Ai giochi funebri che furono celebrati in onore di Pelia, riportò il premio nella corsa - o in quello della lotta - con Peleo per avversario.
Successivamente il padre la riconobbe e volle che si sposasse. Atalanta, però, non voleva sposarsi, sia per fedeltà nei confronti di Artemide, sia perché un oracolo le aveva annunciato che, se si fosse sposata, sarebbe stata trasformata in un animale. Così, per allontanare i pretendenti, aveva imposto che avrebbe sposato soltanto l'uomo capace di vincerla alla corsa. Se fosse stata vittoriosa, avrebbe ucciso il pretendente. Si diceva che ella cominciasse col dare un leggero vantaggio al suo concorrente e lo inseguisse armata di una lancia, con cui lo trafiggeva una volta raggiunto. Molti giovani avevano in tal modo trovato la morte, fin quando sopraggiunse un nuovo pretendente Melanione, figlio di Anfidamante, cugino della stessa Atalanta. Costui portava con sé alcuni pomi d'oro, donatigli da Afrodite, che provenivano dal santuario della dea a Cipro o dal giardino delle Esperidi. Durante la corsa, quando stava per essere raggiunto, il giovane lanciò davanti ad Atalanta, uno ad uno, i frutti d'oro. Atalanta, curiosa, si fermò giusto il tempo di raccoglierli, e così Melanione vinse la gara.
Più tardi i due sposi, durante una battuta di caccia, entrarono in un santuario dedicato a Zeus (o a Cibele) e qui fecero l'amore. Zeus, indignato per l'oltraggio, li mutò entrambi in leoni (questo si spiega con la credenza antica che i leoni non si accoppiassero tra di loro ma con i leopardi e dunque i due amanti furono condannati alla castità).
Nella regione di Epidauro si trovava una fonte di Atalanta, scaturita da una roccia che la giovane, durante una battuta di caccia, aveva colpito con la sua lancia. Atalanta ebbe da Melanione (o da Ares o da Meleagro) un figlio, Partenopeo, che partecipò alla prima spedizione contro Tebe.

La versione beota

In questa versione padre di Atalanta era Scheneo, mentre l'eroe che gareggiò per la sua mano era Ippomene, figlio di Megareo. Inoltre il tempio profanato dai due amanti non era quello di Zeus, ma quello di Cibele.

Galleria

Bibliografia

Fonti Antiche