Arcente

Siciliano, suddito di Aceste. Allevò in un bosco sacro a Marte il suo unico figlio, per farne un grande guerriero. Quando Enea giunse con gli altri troiani esuli nel regno di Aceste, il figlio di Arcente, che era ormai un giovane uomo, decise di seguire Enea allorché questi si rimise in viaggio per raggiungere il Lazio; Arcente ne fu felicissimo. Non è noto se venne mai a sapere della fine tragica del figlio, ad opera di Mezenzio, nella guerra tra troiani e italici (il tiranno etrusco aveva colpito con la fionda il giovane nemico, spaccandogli le tempie).

Curiosità

Virgilio omette nell'Eneide il nome del figlio di Arcente: con ogni probabilità è uno di quei passi che il poeta non riuscì a revisionare per la morte prematura. Una spiegazione diversa è stata data da Vincenzo Monti nella traduzione del poema, secondo cui Arcente avrebbe dato al figlio il proprio nome.