Ananke

Personificazione del destino, della necessità inalterabile e del fato nella religione greca orfica, era adorata e ubbidita ciecamente anche da Zeus.
Era adorata raramente al di fuori dei culti misterici.
Secondo Damascio (frammento orfico n. 54) ed Empedocle (frammento orfico epicureo) nacque dall'unione tra Gea e l'Acqua (hydôr, Hydros), avvolta come un serpente con Crono.
Incorporea, per natura identica ad Adrastea, con le braccia aperte a contenere ("ne raggiunge i limiti", peráton) tutto il mondo (kosmoi).
Secondo invece Apollonio Rodio (le Argonautiche, 12 ff), Ananke fu gererata assieme al Tempo (Chronos) direttamente dal Caos primordiale.
La si riteneva la madre di Adrastea e, secondo Platone, delle Moire. Inizialmente era identificata con Adrastea stessa.
Secondo Callimaco, era anche la madre di Ida ed Amaltea, generate da Melisseo.
Per Omero ed Esiodo appare come la forza che regola tutte le cose, dal moto degli astri ai fatti particolari dei singoli uomini.
Nella mitologia romana, venne chiamata Necessitas ("Inevitabilità"), ma rimase sempre un'allegoria poetica priva di un vero culto. Qualche volta è stata identificata con Diche, la Giustizia e come opposto aveva Tyche, la Fortuna. A Corinto condivideva un tempio con Bia, la Violenza.

Etimologia

Il termine "Ananke" deriva da (greco ἀνάγκη), (ionico αναγκαίη, anankaiê), col significato di forza, costrizione o necessità. Omero lo utilizza come sinonimo di necessità ( αναγκαίη πολεμίζειν, "è necessario combattere") o forza (ἐξ ἀνάγκης, "per forza").