Differenze tra le versioni di "Almone"

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Versione delle 18:19, 15 ott 2011

Figlio primogenito di Tirro, il pastore e stalliere di re Latino: divenne egli stesso cortigiano presso il sovrano una volta terminata l'adolescenza.

La morte

Giovane aitante e grintoso, Almone cadde per primo nella zuffa che si era accesa tra Latini e Troiani per l'uccisione, da parte di Ascanio, del cervo che egli aveva addomesticato insieme a sua sorella Silvia; a causare la morte del valletto latino fu una freccia vagante che gli si conficcò sotto la gola, privandolo del respiro. Il suo cadavere fu portato nella reggia di Latino, che venne pressato dai suoi sudditi perché si decidesse per un intervento armato, stimolati in tal senso da Turno, ex promesso sposo della principessa Lavinia: poiché il re si era ritirato nelle sue stanze intervenne Giunone, divinità da sempre avversa ai Troiani, che scardinò le porte del tempio di Giano, atto col quale veniva dichiarato uno stato di guerra.

 Allora davanti alla schiera, per stridente saetta,
cadde il giovane Almone, dei figli di Tirro il maggiore;
s'infisse sotto la gola la punta e dell'umida voce
chiuse col sangue la via, e la vita sottile.

(Virgilio, Eneide)

Interpretazione

Nell' Eneide Almone è come Turno uno di quei personaggi che pur essendo fondamentalmente buoni rimangono vittime del proprio furor, ovvero di un'incontenibile rabbia che li priva della capacità di ragionare, e che per questo suscitano la pietà del poeta.

Il fiume Almone

La figura di Almone è connessa con quella dell'omonimo corso d'acqua laziale: secondo alcuni autori in esso venne trasformato appunto il cadavere del giovane, divenuto quindi un dio fluviale; secondo altri invece Tirro dette il nome Almone al suo primogenito in onore del fiume (non sarebbe certo l'unico caso nella mitologia classica, basti pensare all'eroe troiano Simoesio o a Scamandrio, altro nome di Astianatte), ed è così probabilmente anche per Virgilio che nell' Eneide non fa seguire alcuna metamorfosi all'uccisione.

Fonti